Un anno in Casa famiglia.

Intervista a Stefano Passaggio

di Martina Cao, 1B

 

Fra le tante strutture che accolgono ragazzi con disabilità, vi è la Casa Famiglia di Via Gropallo, dove operano, come volontari, ragazzi a partire dai diciott’anni; è stata fondata nel 1988 e il suo scopo è quello di aiutare persone disabili che hanno bisogno di conforto. 

Oggi ho avuto la possibilità e il piacere di intervistare uno di loro, Stefano Passaggio, 21 enne studente universitario alla facoltà di Informatica, che da tre anni svolge attività di volontariato nella suddetta struttura.

 L’unione fa la forza

 

Ciao Stefano, ho saputo che svolgi un’attività di volontariato in Casa Famiglia e vorrei farti alcune domande inerenti a questa iniziativa. Quando hai iniziato questa attività? E perché hai voluto intraprendere questo percorso? Sei stato stimolato o è stata una tua scelta?

Sono entrato in Casa Famiglia perché era una scelta di servizio proposta dagli Scout: faccio parte del gruppo Scout Genova 26; usualmente i capi Scout fanno una proposta di servizio che può essere servizio interno (aiuto capo) oppure esterno (casa famiglia, associazioni centri ragazzi). Mi avevano proposto, appunto, di andare per un anno in Casa Famiglia e ho accettato. 

 

Che attività svolgi in Casa Famiglia?

È una casa per ragazzi con varie disabilità; alcuni, per esempio, sono in carrozzina e devono avere un supporto, come un deambulatore, per camminare; noi volontari facciamo ogni giorno tre turni, mattino, pomeriggio e notte, a seconda dei nostri impegni di studio/lavoro e familiari. Il nostro supporto si basa sull’aiuto nelle attività quotidiane, come lavarsi, vestirsi, preparare i pasti e, nel tempo che ci resta, stare in loro compagnia, rendere i ragazzi felici, giocare a carte, fare attività di svago, nel pomeriggio.

 

Quanti giorni alla settimana presti servizio lì? Hai un turno fisso?

Non vado tutte le mattine, anche perché ho lezione all’Università, per cui sarebbe impossibile; vado nel fine-settimana e svolgo principalmente il turno della mattina, con la colazione, o il turno del pranzo.

Il mio orario inizia alle 7.50 del sabato mattina e termina all’ora di pranzo.

 

All’inizio hai avuto qualche difficoltà ad approcciarti con i ragazzi?

All’inizio sì, soprattutto per la mia timidezza e perché, quando sono entrato lì, gli altri volontari erano più grandi di me: quindi ho avuto difficoltà un po’ per la differenza d’età, un po’ per le nuove attività che dovevo svolgere e per le quali non ero preparato. Si ha la sensazione di “invadere” la casa di altri e ci si può sentire a disagio; inoltre non sai dove mettere le mani.

Ho avuto la fortuna di avere dei colleghi volontari molto disponibili a spiegarmi e a darmi una pacca sulla spalla quando sbagliavo qualcosa. Inizialmente avevo difficoltà a rapportarmi ai ragazzi, perché non conoscevo le loro esigenze e perché non è facile entrare in sintonia con loro. 

 

Il rapporto di amicizia con i ragazzi che aiuti si è subito legato o hai avuto qualche fatica a comunicare?

Innanzitutto, i ragazzi sono cinque, di cui due donne, ma io mi occupo solo dei maschi ed è per questo che con loro ho un rapporto più stretto; rispetto a quando sono entrato in Casa Famiglia, uno di loro è arrivato dopo e ho iniziato a costruire con lui da poco un rapporto, ma, essendo una persona molto estroversa, è stato più facile conoscersi e stabilire un legame più stretto. L’altro coinquilino, invece, ha un carattere un po’ più difficile, quindi ho avuto un po’ più di difficoltà, ma dopo aver capito le sue criticità ed il suo carattere, siamo entrati in sintonia ed ora siamo grandi amici. 

 

Che influenza ha avuto il Covid sulla vostra attività? 

Questi ragazzi in sedia a rotelle  hanno una storia difficile alle loro spalle; in tutto questo si è aggiunto il Covid a complicare le cose; l’isolamento legato alla pandemia per loro è stato ancora più opprimente e pesante: se in qualche modo noi potevamo uscire a farci un giro, loro sono rimasti chiusi nella casa per un anno non potendo andare praticamente da nessuna parte. Hanno bisogno di comunicare, di sentirsi protetti e lo stare ogni giorno chiusi e limitati dalle solite attività quotidiane può risultare asfissiante.

Nel periodo delle quarantene, la Casa Famiglia, ovviamente, era aperta a tutti i volontari, perché sono un aiuto molto importante e i ragazzi sono molto limitati senza aiuto esterno, eravamo visti come un servizio indispensabile. 

 

Avendo un legame con i ragazzi, si confidano con te o sono più riservati, avendo le loro ragioni?

Sì, mi raccontano di come sia andata la loro settimana, se è stata impegnativa; ci sono stati momenti in cui si sono aperti molto con me e, visto che ero quello arrivato da poco, mi ha fatto molto piacere sapere che sono riuscito ad entrare in confidenza con loro. 

Bisogna sempre avere qualcuno con cui confrontarsi, a cui raccontare le proprie paure: questo aiuta a crescere e ad affrontare gli ostacoli quotidiani con più forza, sapendo di avere vicino persone che ti sostengono; poi ognuno ha un’empatia differente nei confronti di diversi volontari.  

Un legame speciale

In casa famiglia, nel pomeriggio ci sono varie attività; esempi?

Ognuno ha le sue passioni e hobby: c’è una ragazza che mi ha molto colpito, perché, nonostante la sua disabilità ha dimostrato una forza ed una costanza da portarla a laurearsi in Storia e Giornalismo e spesso mi fa leggere gli articoli che scrive; un’altra ragazza dipinge e a Natale crea bellissime e creative palline per l’albero, che vengono vendute al mercatino di San Nicola.

 

Natale è alle porte. Durante la festività, cosa si fa in Casa Famiglia? Come si trascorrono questi momenti di felicità e spensieratezza per tutti i ragazzi?

E’ come passare un Natale in famiglia, sono tanti i momenti di spensieratezza e allegria nel preparare la tavola imbandita e mangiare le pietanze preparate con amore dalle volontarie “cuoche eccezionali”, scambiare i doni e fare insieme la tombolata.

 

Quali sono le tue più grandi soddisfazioni?

Le mia più grande soddisfazione è quella di aver creato uno splendido rapporto con i ragazzi in poco tempo, un rapporto così solido che mi ha fatto capire che vale la pena continuare ad andarci.

Ho stretto rapporti anche con i volontari che sono tutte persone generose, altruiste e in gran parte estroverse. 

Inoltre ho dimostrato a me stesso di saper gestire non solo il mio tempo, ma anche di avere una capacità di adattamento, di organizzazione e di altruismo, qualità che prima non sapevo di avere. 

 

Se qualcuno vuole entrare nella Casa Famiglia di Via Gropallo 6/1, ne hanno sempre bisogno: potete contattare gli operatori che gestiscono l’organizzazione, con il numero 0108592577. 

Chi volesse saperne di più, può cliccare sui link qui allegati:

Casa Domani: c’è bisogno di nuovi volontari – Genova (mentelocale.it)

Mercatino di San Nicola 2021 a Genova: date e location. «Stiamo tornando. Vi aspettiamo» (mentelocale.it)