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Aretha Franklin, voce dell’emancipazione delle donne afroamericane

La storia delle donne afro-americane ha visto negarsi per troppo tempo un posto di rilevanza. Solo verso gli inizi del 1970 la società si rese conto della mancata attenzione nei riguardi di queste donne che sono, invece, parte della storia americana e soprattutto della storia delle donne in generale.
Essendo donne e di colore, sono sottoposte ad una doppia oppressione, quella sessuale e quella razziale, e sono costrette ad affrontare nel corso della loro vita tutte le problematiche legate alla loro identità.

Molte donne hanno subito nel silenzio la sofferenza di una lunga schiavitù; molte altre, al contrario, si sono esposte maggiormente e hanno lottato in prima fila per l’emancipazione femminile. Hanno resistito trovando continue risorse e forza nei propri valori, nella religione, nella forte devozione verso la famiglia, e ad ogni forma di arte e di cultura. Una lunga storia di sofferenza ma soprattutto di speranza.

Nel corso dei secoli molte donne di colore hanno combattuto per l’affermazione dei propri diritti e molti traguardi sono stati raggiunti. Tra le più famose attiviste spicca sicuramente la Regina del Soul, Aretha Franklin.

La voce del rispetto 

Se c’è una cosa per cui Aretha sarà sempre ricordata, è per come ha saputo cantare il “rispetto”. Respect è infatti uno dei brani più celebri della cantante afroamericana, composto a partire da un preesistente brano di Otis Redding sotto suggerimento del produttore Jerry Wexler.

In realtà, Aretha Franklin cambiò moltissimo la versione originale del 1965, che, ironicamente, è la reliquia di un’epoca misogina. Il significato dell’originale era completamente opposto. A questo proposito la cantante raccontò in modo quasi ironico durante un’intervista: “Wexler ha voluto che incidessi quel pezzo che aveva scritto due anni prima Otis Redding. Sì, proprio quello che parla di rispetto. Ma vi rendete conto? Un uomo grande e grosso come Otis che chiede rispetto alla propria donna? Un po’ esagerato, no?
Ok, anche lui è un afroamericano. Ma allora, cosa dovrebbero dire le donne nere del Sud degli Stati Uniti d’America, punite, sfruttate, umiliate e spesso persino picchiate? Loro sì che esigono rispetto.

Essendo in prima linea nel movimento per i diritti civili, Aretha Franklin, dopo aver sentito la versione di Redding, decise di ribaltare totalmente il messaggio della canzone originale. Respect divenne improvvisamente un inno di emancipazione. La sicurezza della sua voce divenne una forza musicale dietro il movimento delle donne. Era una potente affermazione che le donne – e in particolare quelle di colore – meritano rispetto. Divenne un vero e proprio grido di battaglia.

Non solo musica

Tuttavia, la forza dirompente di questa donna sempre in prima linea per la lotta dei diritti, non si espresse soltanto attraverso la musica. Aretha infatti partecipò anche a riprese cinematografiche attraverso le quali trasmettere il proprio messaggio di emancipazione.

Una femmina combattente per natura, che si è fatta strada tra il razzismo e le barriere di un mondo troppo maschilista per chiunque, ma non per lei, capace di far comprendere quanto il ruolo stereotipato della donna relegata alle faccende domestiche gli stesse stretto: quella grande, immensa, storica scena in Blues Brothers (celebre serie televisiva), in cui, interpretando uno dei suoi brani più famosi, Think, rivendica tutta la sua carica morale, è manifesto della potenza femminile al servizio di una società che ha ancora oggi, dopo decine di anni, il dovere di riconoscere alle donne il posto che gli spetta.

È bello pensare che un giorno qualcosa potrà cambiare, che l’esempio di una carriera fulgente come quella della Regina del Soul possa far riflettere e che si possa arrivare al riconoscimento di un rapporto paritario tra uomini e donne, nella musica come in tutti gli altri ambiti della nostra società.

di Giuseppe Colameo, Luca Raimondi, Lorenzo Buontempo, Gino Pio Luciani e Jacopo Raspa