Un mostro chiamato anoressia.

Gloria Oppedisano, 1B

“Non sei abbastanza (bella, magra, brava …)“. Quante volte quelle maledette voci nella tua testa hanno ripetuto questa frase? Ogni singola volta che hai visto l’immagine di una persona che sembra migliore, più bella, più sicura, quest’eco, fastidiosa e dolorosa, ti è rimbombata nella mente.

Il mondo dei social network mette in vetrina a ciclo continuo l’esibizione di fisici, impeccabili per gli stereotipi odierni. E passiamo la vita rincorrendo la perfezione, senza renderci conto che i canoni di bellezza condivisi da una società cambiano costantemente. Tenere il passo con la moda è per noi un’esigenza, ma non è un ritmo sano quello che scandisce le nostre vite, spesso anzi è paragonabile ad un lento scivolo verso i DCA, i disturbi del comportamento alimentare. La pressione mediatica è solo una delle tante situazioni che ha come decorso malsano un disturbo alimentare.

Ma il detonatore, per la nostra generazione, è stato il lockdown. Con la prima quarantena, nel 2020, i casi di disordini nelle diete dei ragazzi sono cresciuti notevolmente.

Stare tutto il giorno a casa da soli, probabilmente su Tiktok o Instagram , ha portato ad un costante confronto con influencer apparentemente senza difetti. Per la paura di iniziare a trascurare il proprio fisico, rovinandosi la linea, molti adolescenti, oltre all’allenamento eccessivo, hanno anche drasticamente diminuito l’apporto calorico. Il fatto di non avere niente da fare tutto il giorno permetteva ai giovani di aver più tempo per osservarsi e , naturalmente, più ci si scruta più si trovano difetti. In quei giorni infernali, in cui un virus sconosciuto e spaventoso invadeva il paese, i ragazzi non avevano supporto morale e fisico, non potevano abbracciare gli amici o confidarsi e hanno accumulato frustrazioni e fragilità. In un’emergenza globale così tragica come la pandemia del covid19, i complessi di un adolescente venivano molto sottovalutati e passavano necessariamente in secondo piano. E’ così che molti teenager, senza contatti reali con i loro pari e difficoltà comunicative con i genitori, si sono ritrovati soli, faccia a faccia con un mostro vorace, capace di divorare ogni sicurezza.

I disturbi alimentari più conosciuti sono anoressia e bulimia, ma spesso si presentano assieme alternando episodi  tra l’una e l’altra.

Cos’è l’anoressia?                                 

Il luogo comune più diffuso associato all’anoressia è pensare che sia anoressica una persone che non vuole mangiare. Spesso le persone si rifugiano inconsapevolmente in questa malattia perché è basata sul controllo in generale, solo in maniera più specifica sul controllo del cibo.

Illudendosi di gestire la  situazione, si pensa di governare anche i problemi non legati all’alimentazione. Ma l’ingranaggio si rivela una macchina mortale. Meno si mangia più ci si sente euforici, ma si diventa più fragili emotivamente. Più si dimagrisce, più ci si vede sbagliati e in sovrappeso.

Una persona anoressica non ammette di esserlo, segue le voci dei demoni che ha dentro. Quei mostri interni sono ,in realtà, la suppurazione di sofferenze, traumi e vecchie cicatrici emotive che  l’animo sensibile non è riuscito ad affrontare e superare da solo.

Una persona anoressica pesa il cibo, conosce perfettamente a memoria le calorie degli elementi che ingerito, perché sa anche come smaltirlo. I modi principali per bruciare il cibo assunto sono tre: il rigetto autoindotto, l’assunzione di lassativi e l’esercizio fisico ossessivo. Quando queste persone pensano di non essere riuscite a bruciare tutte le calorie desiderate, si puniscono, spesso infliggendosi tagli e ferite, ma anche con morsi o rinunciando ai pasti seguenti.

Cosa è invece la bulimia?

Anoressia - Cooperativa ONLUS Ippogrifo | Psicologo MonzaLa bulimia è una conseguenza della fame portata dall’anoressia: dopo giorni senza mangiare il necessario, la fame raggiunge livelli altissimi e sovrasta il controllo. La persona, così affamata, mangia tutto quello che si trova davanti, per poi finire ad essere divorato dai sensi di colpa e quindi vomitare tutto.

Se la vita di chi soffre di un disturbo dell’alimentazione è complessa, altrettanto lo è quella di chi lo circonda. I primi ad essere in difficoltà sono sicuramente i genitori, che non sanno come reagire e come aiutare i propri figli. Con l’avanzamento del disturbo, il soggetto si chiude in se stesso, tagliando completamente i rapporti sociali con chi ha intorno. Il dialogo si riduce fino a diventare inesistente, anche con la famiglia.

I  disturbi alimentari rovinano i soggetti che ne soffrono, è un’esperienza che segna a vita,  inoltre il fisico subisce  conseguenze a lungo termine, che si aggiungono a quelle momentanee come la perdita di capelli, la scomparsa del ciclo mestruale e  delle unghie delle mani.

Uscire da questo inferno è possibile: il primo passo è rendersi conto dell’esistenza di un problema reale, il secondo passo è chiedere aiuto. Ma le persone a cui viene confessato il disagio devono impegnarsi a capire la situazione e  a non sminuirla.

Esistono professionisti a cui ci si deve rivolgere, soprattutto se non si sa come reagire. Anche se durante la quarantena è sembrato così, non si è mai soli.

Se siete in difficoltà chiedete aiuto.