La speranza di Nur

 

Finalmente era arrivato il mattino. Mi alzai dal letto e andai a svegliare mio fratello: doveva andare a scuola. E poteva andarci solo lui.

“Vorrei anche io essere un maschio e fare tante cose belle!” fantasticai tra me e me.

Iniziai a sognare ad occhi aperti: andare a scuola, giocare con le amiche…Un rumore improvviso però mi portò alla realtà; guardai l’orologio e mi accorsi che erano già le sette! In tutta fretta andai a cercare mio fratello, ma per fortuna era già andato via. Tirai un sospiro di sollievo, ma arrivò la mamma a sgridarmi.

– È mai possibile che devo fare tutto io?

Mi scusai promettendole che non sarebbe capitato mai più.

– Mi fido – disse la mamma – ma che non si ripeta, chiaro?

Annuii e andai a fare colazione sapendo che a causa di quell’incidente mi sarebbe toccato del lavoro extra.

Dopo aver finito di mangiare, mi precipitai al piano di sotto per pulire e riordinare la cantina. Mentre aprivo uno scatolone polveroso, trovai un vecchio libro; aveva una copertina nera e a caratteri d’oro vi era inciso il nome della mia mamma. Sembrava proprio un diario. Sfogliai qualche pagina che mi fece capire che lei da piccola aveva avuto la possibilità di andare a scuola.

Stupita mi sedetti per terra. Nello scatolone c’erano anche delle foto di lei che da giovane era stata in tanti posti diversi dal mio Paese.

In un’altra foto, invece, indossava la toga nera della laurea. Non potevo credere ai miei occhi. Avrei voluto chiederle tante cose, ma forse quei ricordi le avrebbero causato molto dolore. Nascosi il diario nel mio grembiule e tornai di sopra.

Nel frattempo erano tornati anche mio padre e mio fratello.

– Com’è andata a scuola Abdul? – chiese mia madre.

– Oggi è venuto il preside per dire alla professoressa che non avrebbe più potuto lavorare a scuola e quindi ci ha presentato il nuovo professore…sembra in gamba, ma la professoressa mi mancherà molto…

Tutti abbassammo la testa senza sapere cosa dire, dispiaciuti e rassegnati a ciò che stava accadendo al nostro Paese.

– Nur!- mi chiamò mio padre- Ho una sorpresa per te!

Mi porse un pacchetto che conteneva una penna e un taccuino. Ero felicissima.

Corsi in camera mia per scrivere i miei pensieri e i miei piccoli progetti per il futuro…

Ma quale futuro? Le cose sarebbero mai cambiate per la piccola Nur?

Ho immaginato di trovarmi io nei suoi panni e vedermi privata del diritto di andare a scuola, della possibilità di viaggiare, di uscire di casa da sola, perseguitata dalla noia.

La mia vita senza amicizie, senza poter vedere nessuno, mi renderebbe molto triste.

Non avere la possibilità di crearmi un futuro studiando e lavorando, non avere la possibilità di pensare con la mia testa e di scegliere cosa è meglio per me, mi riempirebbe di dolore.

Spero davvero che qualcosa cambi in quegli Stati, perché donne e uomini sono tutti uguali e devono avere gli stessi diritti.

Eliana Centritto 

Classe 5V A

I.C.  “Modugno-Moro”