Monete digitali, nuove strategie commerciali

É fenomeno, ormai, noto nota il progredire delle innovative monete digitali, di cui la più famosa è il  Bitcoin, che hanno portato perfino grandi aziende a lanciare wallet digitali:  portafogli per gestire entrate ed uscite di questo tipo di moneta. 

Un’esplosione altamente rappresentata soprattutto dal loro valore sul mercato, passato  in poco meno di un anno da 700 a oltre 3.000 miliardi di dollari. E se fino al 2013 il bitcoin  era il coordinatore di questo mercato, essendo la prima criptovaluta mai creata (risalente al  2009) e certamente la più rinomata, rappresentandone l’80% del valore, ad oggi il suo  valore si è ridotto al 50%, data l’entrata in scena di nuove molteplici valute digitali: come  Ethereum, la seconda criptovaluta con il 20% del mercato, Binance Coin, Tether, Solana,  Cardano, XRP, Polkadot, Dogecoin e USD Coin, e ad oggi svariate continuano a nascere  quasi quotidianamente, difatti ne esistono oltre 1.000 disponibili online. 

 Ma cosa sono le criptovalute? Si tratta di monete digitali create attraverso un  sistema di codici. Funzionano in modo autonomo, al di fuori degli usuali sistemi bancari e  governativi, e utilizzano la crittografia per rendere sicure le transazioni e regolamentare la  creazione di unità supplementari. Sono state coniate con l’obbiettivo di ridurne lentamente la produzione e, di conseguenza, metterne in circolazione un numero limitato, un  po’ come avviene con i metalli preziosi. Pertanto, il mining (l’estrazione) diventa sempre  più difficile, poiché la ricompensa viene minimizzata a intervalli di periodi fino ad essere  nulla. Il mining è un’attività svolta per mezzo di un dispositivo elettronico, quale un  computer o un banale telefono, con l’obbiettivo di estrarre una criptovaluta che viene per  l’appunto minata. Questo è meditato per ottenere un aumento esponente del valore, con  cambiamenti che possono portare tanto guadagni quanto perdite per gli investitori.  Spiegato con concetti semplici, il mining consiste nel far eseguire al proprio processore e  scheda video un’attività mediante alcuni programmi. Si può interpretare come uno  scambio: da una parte si mette a disposizione la tecnologia, con la potenza di calcolo del  dispositivo, quindi il sistema ripaga tramite monete digitali. Quando il software risolve le  transazioni, il “minatore” viene ricompensato con un numero stabilito di monete. Più rapido  è l’hardware del minatore nel processare il problema matematico, più probabile è la riuscita  della transazione e la ricompensa. Chi svolge questo mestiere viene definito miner, anche  se non svolge un’attività paragonabile a quella degli antichi minatori, che si calavano in  grotte buie, ma comodamente da casa o in ufficio. Purtroppo però, come ben si sa, non è  tutto oro quel che luccica, infatti non è cosi semplice e remunerativo come potrebbe  apparire. 

L’idea originaria di Satoshi Nakamoto, inventore dei bitcoin, era proprio quella di creare un  sistema asserto alla democrazia e decentralizzato, dando potere monetario non ai governi e  alle comuni banche centrali, ma direttamente agli utenti. Una idea intrigante, ma con alcuni deficit, infatti con l’aumento dei miners, si sono verificati alcuni fenomeni negativi, come  l’aumento di tempo nel minare monete, data l’elevata affluenza di utenti, e soprattutto una  richiesta di una potenza di calcolo sempre più elevata, che ne aumenta i costi.

I nuovi minatori: gli estrattori di criptovalute.

Uno dei problemi che più affligge i commerci digitali è relativo alla sicurezza, difatti tutti conosciamo gli hackers, persone molto esperte in materia informatica che compiono  attacchi ai software, con l’obbiettivo di rubare dati e password, riuscendo così ad accedere  perfino ai conti bancari. Normalmente le cripto valute sono costruite utilizzando la  tecnologia blockchain. La blockchain descrive il modo in cui le transazioni sono registrate  in “blocchi” pubblici a tutti. Questo processo meramente tecnico è abbastanza complesso,  ma il risultato, in sostanza un libro mastro digitale delle transazioni in cripto valuta, è  altrettanto complesso per essere comodamente manipolato da parte di hacker. Inoltre, le  transazioni richiedono un processo di autenticazione a due fattori, il che ne aumenta  altamente la sicurezza. Anche se sono attivi vari strumenti di difesa, ciò non significa che le  cripto valute non possano essere attaccate dagli hacker. Difatti, molti assalti hacker sono  stati realizzati appropriandosi di ingenti somme di denaro e andando a danneggiare  fortemente le “start up” delle cripto. Alcuni esempi ne sono l’attacco a Coincheck nel 2018  per un ammontare di 534 milioni di dollari e BitGrail per 195 milioni di dollari.  

La più recente delle innovazioni del commercio digitale sono gli NFT, acronimo di non fungible token. Essi sono certificati di diritto “di proprietà” su opere digitali e questi  strumenti stanno avendo un riscontro molto positivo. Ogni NFT può avere solo un  possessore per volta, inoltre tutti questi token hanno un codice d’identificazione esclusivo, e  sono direttamente collegati ad un portafoglio digitale. Quindi, quando si compra un NFT,  non si ha niente di materiale spedito a casa, ma si ottiene semplicemente il possesso di esso,  attraverso il passaggio di proprietà, che avviene nella blockchain. Grazie a ciò è impossibile  fingere di possedere un token e magari vendere una copia non ufficiale di questo, dato che è  verificabile il possessore di ogni singolo NFT.  

Questo nuovissimo commercio digitale può essere un’ottima occasione  dal punto di vista remunerativo, tuttavia è cruciale essere ben informati prima di investire  ingenti somme di denaro. 

Leonardo Monarca, II Q