La razza nemica

Foto di Gabriele Di Giacomo
Foto di Gabriele Di Giacomo

Martedì 2 febbraio, alcune classi quinte del Polo Liceale Mattioli di Vasto hanno partecipato alla mostra itinerante “La razza nemica”, allestita dall’ANPI presso Palazzo d’Avalos.

Nell’ala adiacente la Pinacoteca, cinque stanze ospitano 36 pannelli con articoli di giornale, foto e documenti relativi agli anni in cui cominciava ad affermarsi in tutta Europa l’antisemitismo come ideologia.

Il percorso espositivo ha un duplice sviluppo narrativo: da una parte mette in evidenza l’evoluzione dell’antisemitismo in Europa nel corso del Novecento, dall’altra racconta in che modo la propaganda è riuscita ad influenzare la società di massa fino alla sua attiva partecipazione, alla persecuzione e condanna degli ebrei.

Hitler, di certo, non è arrivato da solo a ricoprire il ruolo di guida, ma è stato aiutato da quelle masse che si sono lasciate trascinare dalla stampa antisemita.

È proprio su questo modello di stampa che la mostra realizza un’analisi dettagliata, ponendo a confronto la stampa tedesca, con la storica rivista “Der Stürmer” , e la stampa italiana, con la rivisita “La Difesa della Razza”.

 

In Italia, in particolar modo, il regime ha sfruttato la potenzialità del Futurismo e dell’Art déco, giustificando l’ambizione del Fascismo con i temi di potenza e dinamismo, tipici di quel periodo.  

Il mercato pubblicitario ha quindi iniziato ad avere clienti importanti in industrie di spicco, come Fiat e Campari, oltre ovviamente ad un altro importantissimo cliente: lo Stato. Quest’ultimo, chiudendo i contatti con altri Stati e rendendo l’economia sempre più nazionalista, ha costretto le aziende ad adottare uno stile esclusivamente italiano e di rispetto nei confronti del regime.

L’esempio più eclatante in cui il Governo ha manovrato la stampa, ci è dato però, dalla trasformazione di scelte politiche in slogan, come nel caso della guerra d’Africa.

È semplice quindi comprendere come le ideologie degli uomini al potere siano diventate in poco tempo condivise da tutto il popolo, grazie a strumenti di informazione così potenti che hanno portato centinaia di uomini a partecipare alla persecuzione degli ebrei, i quali venivano dipinti come dei nemici della patria, che complottavano per prendere il controllo ed eliminare chiunque si fosse opposto.

Un chiaro esempio di questo fenomeno è stata la divulgazione dei Protocolli dei Savi di Sion, documenti che attestavano di presunte riunioni segrete e cospirazioni ai danni del regime.

Infatti, è bastato diffondere qualche informazione sbagliata attraverso una oculata operazione di propaganda, sfruttando il già dilagante malcontento per ottenere l’appoggio del popolo e di artisti come Gino Boccasile che iniziarono a realizzare le immagini più incisive della propaganda del Ventennio.

Se da una parte il regime dominava le informazioni pubbliche, dall’altra stilava liste di libri da sequestrare, perché considerati offensivi del sentimento nazionale. Una repressione che prese forma progressivamente ed arrivò alla richiesta di vietare l’adozione di libri scolastici compilati da ebrei, al fine di cancellare dalla cultura nazionale la componente ebraica.

Una mostra davvero significativa.

Ester Del Borrello

Marina D’Aulerio

 

Foto di Gabriele Di Giacomo