“Il telaio della memoria” – parte prima

La memoria rimanda immediatamente agli archivi di sensazioni, immagini e nozioni che ci accompagnano, si accumulano, ma che in parte inevitabilmente si perdono nel corso della nostra esistenza. Contribuisce alla costruzione della nostra identità tanto sul piano individuale, quanto su quello sociale, è fattore di identificazione ma anche di appartenenza ad una collettività. C’è dunque una memoria individuale, uno spazio libero da condizionamenti, dove esprimere la propria personalità, dove le scelte personali assumono valore e significato, ed una memoria collettiva, espressione dell’identità di un gruppo che seleziona e riorganizza incessantemente le immagini del passato, in relazione agli interessi e ai progetti che predominano nel presente.

Le singole memorie aiutano a costruire quella  memoria collettiva che indirizza verso la riflessione e la valorizzazione di ciò che ci circonda: luoghi, oggetti, opere artistiche, monumenti, affetti.

Nella nostra città c’è un monumento che ho molto a cuore sia per il significato che per il ricordo che celebra. E’ un monumento dedicato ai caduti del mare e si trova lungo via Adriatica a pochi passi dai resti della chiesa di San Pietro. Il cippo commemorativo, inaugurato il 3 settembre del 1967, rappresenta un orgoglio dell’ANMI (Associazione Nazionale Marinai D’Italia). E’ situato su di una piccola area verde, con una struttura piramidale in pietra dove è apposta una targa in bronzo sulla quale è riportata una preghiera per coloro che hanno combattuto in mare e che lì hanno lasciato la propria vita onorando la patria.
Su di un blocco di pietra, sul quale si erge un’ancora di metallo, campeggia la scritta “ai caduti del mare”. Ho un particolare ricordo legato a questo monumento. Spesso, da bambina, mi capitava di passarci davanti ed esserne assai incuriosita, essendo piccola non ero in grado di comprendere ciò che rappresentava, per questo ero solita chiedere ai miei genitori. Crescendo ho cominciato a documentarmi, a trovare spiegazioni che mi hanno consentito di capire il vero significato di quel monumento che tanto mi aveva incuriosito. La sua vista, ancora oggi, mi suscita emozioni. Capita spesso di passarci davanti quando esco con i miei amici, e ogni volta il mio pensiero va a chi è morto in mare, specie quando giro lo sguardo e mi trovo davanti la veduta del golfo di Vasto.

Giuliana Petta

 

Io vivo nella città di Vasto, dove sono nato 15 anni fa, così come i miei genitori e mio nonno materno, nonno Angelo, che in famiglia chiamiamo nonno Lino.

Nel centro della mia città c’è una piccola piazza, Piazza Caprioli, con ai lati vari locali come pizzerie e bar ed al centro un monumento che i miei genitori mi hanno indicato essere il Monumento ai Caduti della Grande Guerra, ossia la guerra che l’Italia ha combattuto tra il 1915 e il 1918, su cui sono incisi i nomi di tutti coloro che sono morti durante questo terribile conflitto.

Nella Grande Guerra morirono tanti giovani della mia città e tra questi giovani vi era un mio parente che si chiamava Giuseppe Di Foglio, morto all’età di vent’anni. Mio nonno Angelo mi ha raccontato che Giuseppe era il fratello di suo padre, quindi il fratello del mio bisnonno materno, che io però non ho mai conosciuto.

Questo giovane, Giuseppe Di Foglio, morì in una trincea al confine con l’Austria durante un conflitto.

Il monumento di Piazza Caprioli è lì a ricordare il sacrificio di tanti giovani vastesi che morirono in questa guerra, e quando io vado a mangiare la pizza nei locali che sono sui lati della piazza, guardo sempre il monumento che spesso è accerchiato da tanti ragazzi e penso, anzi spero, che, come me, tanti altri vastesi vi leggano i cognomi dei propri avi e si rendano conto di quanto siano ingiuste e disumane tutte le guerre.

Luca Del Borrello

 

La Villa comunale di Vasto è un luogo del cuore per molti vastesi. Magnifico il suo Viale delle Rimembranze, dove ogni albero ricorda un caduto della Grande Guerra. Una piccola torre, donata alla città nel 1932, vivacizza il laghetto, in origine molto più grande, animato da tartarughe, anatre e papere. Un luogo di svago per bambini, luogo romantico per giovani e passatempo per anziani. Il polmone verde della città per alcuni, semplicemente un luogo del cuore e dell’infanzia per altri. Ognuno di noi ha passato del tempo nella Villa, a passeggiare, giocare, divertirsi. Ogni volta che mi capita di tornarci riaffiorano nella mente bellissimi ricordi condivisi con i miei cugini, i miei nonni e i miei zii.

Francesca Mazzeo