Una statua dedicata a Cristina Trivulzio Belgiojoso

A Cristina Trivulzio di Belgiojoso la città di Milano dedica la prima statua femminile in assoluto. Su 121 statue in città, nessuna finora era stata dedicata a una donna.

Perché proprio a lei  questa onorificenza?

I motivi  sono molteplici, ma  per fornire risposte esaustive bisogna analizzare la sua biografia.

Cristina, per completezza, Maria Cristina Beatrice Teresa Barbara Leopolda Clotilde Melchiora Camilla Giulia Margherita Laura  (vanta la bellezza di 12 nomi) patriota, giornalista ed autrice italiana, nacque a Milano nell’estate del 1808 da una nobile famiglia appartenente all’aristocrazia milanese. Della sua  infanzia non vi sono molte testimonianze, a parte brevi informazioni dedotte dalle lettere della sua  amica e maestra di disegno, Ernesta Bisi, la stessa che indusse la grande Cristina a favoreggiare e divenire un membro della cospirazioni carbonare contro il regime austriaco.

A soli sedici anni convenne a nozze con il principe Emilio Barbiano di Belgiojoso, il quale si dimostrò inadatto a gestire una vita coniugale, per cui la loro unione ebbe una durata effimera. 

A fine anni venti, Cristina iniziò a consolidare sempre più la sua posizione nei moti liberali. A cagione della propria condizione sociale non fu mai arrestata dagli austriaci che, nonostante il loro rancore, si rifiutavano di interferire con la nobile élite milanese.

Cristina portò la propria rappresentanza nei maggiori eventi dell’epoca,  come “le cinque giornate di Milano”, nel corso delle quali organizzò un battaglione nella città di Napoli, inoltre corrispose con Carlo Alberto e Napoleone III, partecipò ai  salotti nella Parigi Ottocentesca con artisti e letterati dell’epoca, esternò la sua versatilità ed ecletticità aiutando le vittime delle insurrezioni negli ospedali. 

Visse in diverse città  tra cui Roma, Napoli, Firenze e Lugano, sempre mantenendo il primo posto nelle  prese di posizione risorgimentali.

Quando il  capo della polizia austriaca, Torresani, le ordina di rientrare in città ella fugge avventurosamente  in Francia, mentre  gli austriaci confiscano tutto il suo immenso patrimonio.

E’ proprio in Francia che la Trivulzio accrebbe a livello sociale e culturale divenendo  amica di numerosi letterati, quali Honore de Balzac e Vincenzo Bellini.

Ritornata in possesso di parte del suo patrimonio tornò in Italia ove finanziò le spese per i moti carbonari ed ove la propria visita fu rifiutata da Manzoni, che la rimpiangerà con lacrime di coccodrillo dopo averla definita una donna “troppo lontana dagli ideali femminili e sociali “.

La principessa emancipò ancor più la sua completezza ed ecletticità con il proprio impegno anche a livello sociale e filantropico. Fondò infatti un asilo, tradusse varie opere dal francese, gettò le redini di una rivista concernete la posizione monarchica ed unitaria dello Stato.

Scrisse una “ Storia della Lombardia”, sotto pseudonimo, non  risparmiando critiche ai “grandi nomi”, facendo  così inviperire il patriziato milanese.

Delusa , si trasferì in Cappadocia dove accrebbe le sue conoscenze in campo agrario.

Alla sua morte, nel 1871, scrissero di lei: «Ingegno virile in un corpo femminile».

Ricordiamo Cristina come eccelsa e colta donna, eroina e protagonista dell’Unità d’Italia, anticonformista e pioniera dei diritti femminili.

Sara M.G. D’Annunzio