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Guerra in Ucraina, un passo indietro per conoscere la storia

Sembra surreale ma è così, siamo al 19esimo giorno di guerra in Ucraina.

Più di centomila soldati russi inviati in territorio ucraino. Diplomatici richiamati in patria dai vari paesi, manifestazioni pro alla pace prendono piede intorno al mondo, scontri che hanno provocato circa 13 mila morti e 30 mila feriti e hanno sottratto all’Ucraina il 10% della sua popolazione, il 25% delle sue esportazioni e il 20% del suo PIL, tutto ciò senza contare che il 40% del gas usato in Europa viene dalla Russia.
Kiev, Mariupol e, fra un lasso di tempo imprecisato, probabilmente anche Odessa, le città ucraine sotto assedio delle truppe russe. Ma da cosa può essere scaturito tutto questo orrore? 
Andiamo a scoprirlo insieme.
L’Ucraina e la sua capitale Kiev sono storicamente considerate come il principio del Popolo Russo e del successivo impero, facevano, inoltre, parte dell’Unione Sovietica sino al 1991.
L’Ucraina è da sempre considerata come un cuscinetto territoriale che dovrebbe distanziare la Russia dagli Stati Uniti, ciò però non accade perché dopo la caduta dell’URSS, gli americani hanno ottenuto sempre più influenza sui paesi più vicini alla Russia e anche sui suoi alleati più stretti.
Nel 1949 gli Stati Uniti diedero vita alla Nato che inizialmente comprendeva solo il blocco occidentale e americano, essa si contrapponeva alla “Cortina di ferro” dopo la caduta dell’Unione sovietica e gli Stati Uniti ne hanno approfittato per espandersi e dal 1997 invitare NATO quasi tutti gli stati del blocco sovietico, fra questi paesi contiamo anche L’Ucraina che sin dal 2019 si è posta l’obiettivo di entrare a far parte sia dell’Unione Europea sia della NATO.
L’Ucraina essendo poi un paese povero dipende da sempre dalla Russia per quanto riguarda il gas e, finché Ucraina e Russia erano alleate, quest’ultima le ha venduto il gas a un prezzo di favore andando anche a chiudere un occhio sui debiti del paese, la cosa è cambiata quando nei primi anni 2000 vinse le elezioni un partito filo-occidentale, si insediò in seguito un nuovo governo filorusso, quello del presidente Janukovyč che si è rifiutato di firmare un trattato di Maggiore integrazione economica con l’Unione Europea scatenando però un fiume di rivolte all’interno del paese dal quale è dovuto fuggire dando ad un nuovo governo filo accidentale di svilupparsi.
La Russia, che non voleva perdere il suo storico alleato ha dunque invaso l’Ucraina affermato di voler difendere i diritti della minoranza russa che ci viveva.
Dopo aver occupato militarmente la Crimea nel 2014, Putin ha imposto alla popolazione un referendum per annettere la regione alla Russia, poco dopo la stessa ha sostenuto la ribellione di truppe indipendentiste filorusse in due regioni dell’ Ucraina: il Donetsk e il Lugansk, sostenendo la necessità di riconoscere l’indipendenza delle regioni che vengono ancora viste dal vecchio continente come territori occupati.
L’Ucraina avrebbe voluto fare parte della Nato e trovandosi invasa ha chiesto all’Occidente armi  per difendersi.
Così siamo arrivati alla crisi attuale. 
 
Si può dire che un passo indietro non avrebbe fatto male sia da parte dell’Ucraina che da parte della Russia, i cui obbiettivi sono: appropriarsi dell’Ucraina per la sua importanza strategica, impedire che l’Ucraina entri mai a far parte della NATO per non dare occasione agli americani di piazzargli basi e missili fuori l’uscio di casa.
E in tutto questo, che fine fanno i paesi europei?
Beh, essi hanno poca voce in capitolo.
I paesi dell’Ovest temono eventuali sanzioni che potrebbero danneggiare non solo la Russia, ma anche le loro economie mentre quelli del Nord temono che la guerra si espanda fino a loro. 
Le sorti dell’Ucraina, e di un mondo che ancora una volta rasenta una possibile WWIII, ci sono ancora ignote. Nel frattempo centinaia di persone arrancano cercando di non lasciarci le penne, altre vengono aiutate dai corridoi umanitari, i giovani seguono corsi per imparare a sparare con i fucili più comuni e difendersi perché, citando un* di loro “Sono nat* qui, e voglio morire qui, ma non adesso, sono ancora troppo giovane”.
 
Maria Silvia Musto