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Genova, Teatro Duse: dal 415 a.C. tutto è cambiato ma nulla è diverso da allora.

La disperazione delle donne di Troia rivela la totale insensatezza di ogni guerra

di Vittoria Cappeddu, 2^B

Angoscia e disperazione sono state messe in scena da Andrea Chiodi che, affidandosi al talento di attori straordinari come Elisabetta Pozzi, Graziano Piazza, Federica Fracassi, Francesca Porrini e Alessia Spinelli, ha dato vita ad uno spettacolo che ha riportato alla luce le tematiche della distruzione di Troia rendendole profondamente attuali. troiane, teatro duse, spettacolo

Il regista si è dimostrato fedele alla tragedia originale di  Euripide, “Troiane”, messa in scena al teatro Eleonora Duse di Genova da mercoledì 23 febbraio a domenica 27; la fine della guerra viene vista dal punto di vista delle donne di Troia, che devono essere assegnate come schiave ai Greci.

Le protagoniste, Ecuba, Cassandra e Andromaca, vengono destinate rispettivamente a Odisseo, Agamennone e Pirro.

A questo si aggiungono le previsioni di Cassandra e l’uccisione di Astianatte, che contribuiscono a impregnare la vicenda di dolore. Ecuba ed Elena, nella parte finale, discutono per stabilire chi sia stata la causa scatenante della guerra. 

Gli occhi degli spettatori rimangono incollati sul palco per tutta la durata dello spettacolo: gli attori creano una buona chimica e catturano l’interesse del pubblico con le loro voci cariche di emozione. 

L’attrezzatura scenica suscita molto stupore: sul palco sono presenti pezzi di arredamento e oggetti di età moderna (persino un computer!) che rendono evidente l’intenzione del regista di attualizzare la tragedia. troiane, teatro duse, spettacolo

In ogni spettacolo teatrale il cambio di scena ha certamente una grande importanza perché aiuta a tenere alto l’interesse dello spettatore. La sceneggiatura in questo caso si dimostrata statica e minimalista, il che tuttavia contribuisce a elevare le figure femminili sofferenti. Una sceneggiatura troppo ricca e complessa si sarebbe dimostrata infatti fuori luogo e avrebbe rubato la scena alle profonde emozioni provate dai personaggi. 

Lo stesso si può dire dei costumi, molto semplici e per nulla appariscenti. In questo senso il regista Andrea Chiodi e la costumista Ilaria Ariemme hanno preso una decisione ardita, affidandosi completamente alla capacità degli attori di padroneggiare il palcoscenico.  

Il testo rimane fedele a quello di Euripide ma le attrezzature sceniche sono attuali: il coro è formato dalle voci di alcune donne, presenti solo tramite un video che compare sullo sfondo (accompagnati dal testo greco che scorre nella parte bassa)  mentre la musica e il gioco di luci contribuiscono a creare un’atmosfera inquietante e angosciante. 

Il personaggio più discusso è quello di Elena: chi è rimasto disorientato, chi  stupito. Ciò che è certo è che sicuramente la sua comparsa genera molto scalpore, creando un bel colpo di scena. 

La scelta di modernizzare la tragedia è stata sicuramente ardua: rendere attuale un testo antico non è mai un’iniziativa semplice e spesso si rischia di rovinare il dramma, deludendo le aspettative. Nonostante ciò le conversazioni animate e piacevolmente sorprese degli spettatori all’uscita da teatro hanno reso evidente che l’impresa è andata a buon fine. 

Questa buona riproposizione ha toccatole tematiche fondamentali del dramma (dolore ma anche speranza, specie nelle parole di Ecuba: “Su poveraccia! Alza la testa, tieni dritto il collo!”) offrendo agli spettatori uno spunto di riflessione per interrogarsi su tematiche più che mai attuali.