Caso Emanuela Orlandi, il lato oscuro del Vaticano

La scomparsa di Emanuela Orlandi, 15 anni, figlia di un commesso della prefettura della Casa Pontificia, è avvenuta nello Stato Vaticano il 22 giugno 1983.
Quello che all’inizio poteva sembrare un semplice allontanamento da casa di un’adolescente qualsiasi, divenne presto uno dei casi più oscuri della storia italiana e vaticana, che coinvolse lo stesso Stato Vaticano, l’Italia, la banda della Magliana e i servizi segreti di alcuni paesi.

La scomparsa
Alle 18:45 , Emanuela, lascia la classe della scuola di musica che frequentava 10 minuti in anticipo per chiamare la sorella Federica da una cabina telefonica e dirle che sarebbe tornata a casa più tardi perché l’autobus non passava. Inoltre, le racconta di un’offerta di lavoro ricevuta da uno sconosciuto che le aveva promesso 370 mila lire per la promozione di prodotti cosmetici. Verso le 19:30, Emanuela è stata vista per l’ultima volta alla fermata in Corso Rinascimento insieme a due sue amiche. Loro salgono sull’autobus mentre Emanuela aspetta il prossimo, sostenendo che quello fosse troppo affollato. Tuttavia, Emanuela non è mai tornata a casa. La famiglia inizia a cercarla per tutte le strade nei paraggi della scuola di musica, invano. Suo padre si reca al commissariato per denunciare la sua scomparsa,
ma i poliziotti decidono di attendere prima di avviare le indagini. Anche dopo aver aspettato il ritorno della ragazza, mai avvenuto, il 24 giugno Roma è tappezzata di volantini con una sua foto, nella speranza di ritrovarla.
La prima pista seguita sulla sparizione di Emanuela è quella dell’allontanamento volontario, anche se viene subito scartata, poiché ingiustificata. Si usseguono diverse segnalazioni e il telefono a casa Orlandi squilla senza sosta.

Le indagini
Dopo aver aperto e chiuso diverse piste, durante una puntata di “Chi l’ha visto?” nel 2005, arriva una telefonata anonima dove, qualcuno suggerisce di controllare l’identità di un defunto, sepolto nella basilica di Sant’Apollinare, per risolvere il caso Orlandi. La verifica dell’attendibilità della fonte però, avviene solo 7 anni dopo. Nella cripta di Sant’Apollinare, infatti, sono ritrovati dei resti umani. Ma quei resti non appartengono ad Emanuela, ma ad Enrico De Pedis, boss mafioso e capo della banda della Magliana. Enrico era stato seppellito nella basilica romana tramite richiesta della moglie. Continuando gli scavi, viene fatta un’altra scoperta: 409 cassette di ossa di persone diverse. Inutile dire che nessuna custodivano i resti di Emanuela.

Dopo 38 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, l’ex procuratore capo Giancarlo Capaldo ha rivelato, in un’intervista, una trattativa segreta relativa alla sepoltura di De Pedis e alla scomparsa della ragazza, sostenendo che alcune figure del Vaticano richiesero l’apertura della tomba di De Pedis con lo scopo di eliminare ogni collegamento tra la sua sepoltura e il caso Orlandi. In cambio, l’ex procuratore chiese informazioni importanti sulla scomparsa di Emanuela. Alla fine, la trattativa fu bloccata con la nomina di un altro capo della procura, il dottor Giuseppe Pignatone.
Tutt’oggi il caso rimane irrisolto, ogni pista aperta ha portato ad un vicolo cieco. Emanuela è scomparsa nel nulla. Lo Stato Vaticano è coinvolto? Cos’è successo realmente? Si spera che un giorno a tutte queste si trovino le risposte e che la verità venga a galla, una volta per tutte.

Paola Pia Castello
Grazia Lucia De Falco
Marta Angela Luisa Di Bello
Francesco Cristian Mazzarella