Un geniale componimento: ὕπνος [sonno]

ὕπνος [sonno]

Mi sovvien la vostra voce allorché la pioggia cade

Mi sovvien la vostra voce allorché l’etra alba più non è

Mi sovvien la vostra voce allorché della Luna

Il verbo a ogne senno mena pace

Lo monarca de li simulacri son io

Per me si dipana lo filo adiaforico

E poi che Nyx avvolge lo mondo

Meco la strenna mea vi porgo

Lo gemino mio è sì mesto e gramo

Che fulgido trapasso adduce a lo che

Contra lui s’arde e s’affanna

Lo gemino mio a Vita reca raca

Mercé Atlante, figlio di Giapeto

Bensì allorquando di Zeus lo padre batte

‘l ciglio monto ‘n su pel Pegaso

E sovra voi v’accingo e v’immergo

Tra mezzo miraggi di perla e lapislazzuli uno mondo

L’adamitico gemello prisco ora inezie può solinghe

E seco decampa all’Orco sotto Plutone

E vaga in attesa d’un’alma pia da immolare a catarsi

Senza prede egli arde como el foco e vaga

Mercé Hermes, figlio de lo re olimpico

Et emungere li cori vostri a me

So ch’esso v’addolora

Ma sanza l’alma mea di Golgota

L’auletride angarierebbe lo kronos vostro.

Breve descrizione del componimento

Hypnos

L’io narrante coincide con il sonno. Nella prima strofa della poesia leggiamo “mi sovviene la vostra voce…” qui la voce rappresenta il russare di tutti coloro che dormono, infatti, Hypnos (dio greco del sonno) si rivolge agli esseri umani e, in generale, agli organismi viventi che hanno bisogno di lui per sopravvivere. Il “verbo” che troviamo nell’ultimo verso della prima strofa è allegoria dello splendore della Luna (verbo è un latinismo che significa letteralmente parola).

Nella seconda strofa Il sonno reca una breve descrizione di sé stesso: dice che è il re delle statue, dei monumenti, delle sculture. Qui ci si riferisce soprattutto a kouroi e korai dell’arte greca risalente al periodo arcaico, che erano caratterizzate da una potente staticità. Infatti, la prima parte della poesia è caratterizzata proprio da questo “ideale”, in quanto si fa riferimento alla fase non-REM del sonno, ovvero quella nella quale non vi è il battito veloce degli occhi, che caratterizza, invece, la fase REM del sonno. Quello dei simulacri, tuttavia, non è l’unico riferimento alla staticità, infatti l’adiaforia cui si fa riferimento quando si parla di “filo adiaforico” rappresenta l’indifferenza, quindi la condizione di staticità rispetto anche alle decisioni e al momento di stasi durante il sonno. Ultimo riferimento all’immobilità è al termine della terza strofa in cui si nomina il titano greco Atlante, figlio di Giapeto, che si è collegato a quest’idea di stazionarietà, poiché, secondo il mito, Atlante doveva sopportare il peso della volta celeste e per questo non poteva muoversi, o se anche faceva movimenti, erano molto molto scarsi.

                       Thanatos

Gli ultimi due versi della seconda strofa esprimono, invece, il fatto che il sonno consideri sé medesimo come un regalo in un’occasione speciale: quella della notte che avvolge il mondo. Nelle prime quattro righe della terza stanza hypnos descrive il suo fratello gemello thanatos, dio greco della morte, dicendo che insulta la vita, nel senso che uccide, e che porta meravigliosa morte (ossimoro) a chi fa di tutto per scampare a tal evento. Da questo punto inizia la seconda sezione del componimento in cui si passa dall’idea di staticità a quella di dinamicità, concetto che viene introdotto con il battito di ciglio, cioè con il passaggio di alcuni momenti, del padre di Zeus, ovverosia Crono che in greco significa tempo; questo evento è allegoria del passaggio dalla fase non-REM alla fase REM (Rapid Eye Movement), quella in cui sogniamo (in realtà, sogniamo anche durante la fase non-REM, ma si tratta dei sogni che rammentiamo, nonostante abbiano una rilevanza nettamente inferiore, per questa ragione si è deciso di trascurarli), caratterizzata, come detto in precedenza, dal repentino movimento delle palpebre.

                       Pegaso

Pegaso, il cavallo alato, è il primo simbolo del movimento, della dinamicità, e rappresenta il mezzo tramite il quale il sonno ci fa sognare: il mondo di perla e lapislazzuli è allegoria proprio del sogno. Si riprende nella stanza successiva il tema del gemello thanatos (prisco, perché già nominato precedentemente nel testo), dicendo che ora si ritira negli inferi, poiché non può nulla contro la potenza della Vita (in questo caso personificata) che si risveglia, errando senza meta alla ricerca di anime da purificare, cioè da uccidere, irandosi dal profondo se non le trova.

Hermes

All’ultima riga della quinta strofa, è presente un ultimo riferimento al dinamismo, ringraziando e, al tempo stesso, invocando Hermes, il messaggero degli dei, il dio più veloce per antonomasia. Nell’ultima stanza il sonno ribadisce quanto egli sia importante per la vita e che sa che per i viventi può essere noioso dover dormire ogni notte, ma specificando che senza di lui la suonatrice di flauto di Golgota (nel testo in esame personificato, come un’entità simbolo del cordoglio e del travaglio), il monte sul quale era stato crocifisso il messia del cristianesimo, avrebbe portato alla disperazione il loro tempo.

 

Michelangelo Grimaldi