L’equilibrio della voce di un poeta: Pier Paolo Pasolini

Foto di Alessia Della Gatta

“Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo”. Così sentenziò Alberto Moravia al funerale di Pier Paolo Pasolini, suo amico di lunga data, “autore geniale e irripetibile”. Effettivamente tra i vari, in un certo senso anche distanti, campi in cui Pasolini si è distinto, è nella poesia che più è emersa la sua voce artistica, decisa, anticonformista, mai incoerente e a tratti sovversiva.

In occasione del centesimo anniversario della nascita dell’intellettuale, nel corso del Festival della Scienza gli studenti del progetto PON “Essere giuria”, coordinati e guidati dalle professoresse Anna Di Bussolo e Teresa Pardi, docenti di lettere del Polo Liceale Mattioli, hanno curato l’allestimento, in una suggestiva stanza di Palazzo d’Avalos, di “L’equilibrio della voce di un poeta: Pier Paolo Pasolini”, un percorso audiovisivo alla scoperta di una delle figure più influenti, più sfaccettate, ma anche più controverse del ventesimo secolo, osservata e analizzata proprio attraverso il filtro della sua poesia.

Foto di Alessia Della Gatta

Pasolini nelle sue poesie affronta la conflittualità tra generazioni, critica la società del suo tempo, privilegia la vita notturna con i suoi personaggi derisi e marginalizzati; sembrerebbe, quindi, in questo suo mondo così lontano dalla realtà intellettuale e nella sua vita così sregolata e spesso disapprovata, quasi un ossimoro parlare di equilibrio. Invece è proprio nell’autenticità della sua voce poetica che Pasolini sembra ristabilire un ordine e, appunto, un equilibrio in sé stesso, in un modo intimo e personale, grazie alla sua capacità di attento e acuto osservatore della realtà che lo circonda, che gli ha permesso di penetrare con una profondità unica non solo nella complessità del mondo, ma di riflesso anche in sé stesso. E nella sua poesia, declinando tra i versi le sue osservazioni, i suoi giudizi radicali e anche le sue critiche, è senz’altro riuscito a creare composizioni di perfetta armonia.

Foto di Alessia Della Gatta

I visitatori, durante il percorso, hanno modo di accostarsi alla figura di Pasolini e alla sua complessità e poliedricità, tracciandone i ragazzi del PON una biografia essenziale e illustrando, facendo anche riecheggiare le parole che Mattarella ha pronunciato lo scorso 5 marzo in occasione del centenario, il motivo per cui tutto ciò che Pasolini ha fatto, non solo scrivere poesie, è riconducibile alla potenza di un gesto poetico. E per fare in modo che questo, per molti studenti primo, approccio a Pasolini e alla sua poetica non rimanga solo teorico e astratto, si prosegue con la lettura espressiva di alcune tra le sue più significative e rappresentative poesie tratte dalle più famose raccolte poetiche, insieme a passi esemplari di opere come gli Scritti Corsari. Il tutto mentre i visitatori possono osservare le foto esposte nella stanza, ritraenti Pasolini in vari momenti cruciali della sua vita: nei suoi viaggi, sui set cinematografici, con i suoi altrettanto illustri amici.

Foto di Alessia Della Gatta

L’”incontro” con Pasolini diventa poi più intimo e filtrato dagli occhi e dalle parole di una stretta amica di Pasolini, Dacia Maraini, grazie alla lettura di alcuni passaggi tratti dalle lettere che l’autrice sogna di scrivere al suo compagno di avventure, raccolte nel volume “Caro Pier Paolo”, recentemente pubblicato. Attraverso sogni costituiti da vivide e toccanti immagini di incontri non più possibili tra i due amici, emerge un Pasolini sensibile, gentile, talvolta fragile, emblematicamente umano e di grande umanità.

Foto di Alessia Della Gatta

La conclusione è affidata alla voce di Pasolini stesso, in un montaggio di video estratti dalle numerose interviste che il poeta ha rilasciato tra gli anni ‘60 e ‘70, esponendo con convinzione e fermezza le sue idee spesso radicali e controcorrente sulla società edonistica e dei consumi del suo tempo, a cui solo la poesia, che per lui è non merce, non consumabile e inconsumata, si sottrae. Con le immagini di Pasolini tra le sue amate dune di Sabaudia, selvatiche come lo sono sempre state per millenni, nella natura poco controllata dall’uomo, indisciplinata e sregolata, termina il percorso alla scoperta della voce di un grande poeta, con la speranza di aver suscitato la curiosità nei confronti di uno scrittore costantemente attuale e moderno, le cui parole continuano a muovere e a scuotere le nostre anime per la loro eternità e suggestività, e che la conoscenza di Pasolini possa continuare autonomamente per entrare in contatto con un autore spesso bistrattato e incompreso nel corso della sua vita e che invece continua ancora a parlarci nel nostro incerto presente.

Simone Di Minni