Precariato cosmologico: la delicata danza delle particelle

foto di Giulia Di Paolo

A concludere il programma ricco di eventi della giornata di giovedì 31 marzo è “Precariato cosmologico: la delicata danza delle forze“, un incontro online che si riaggancia al filone dedicato all’orientamento e non solo, a cura di Alessio Marini. Il docente di filosofia e responsabile dell’osservatorio astronomico “Colle Leone”, ubicato a Mosciano Sant’Angelo, ha esordito spiegando il titolo che ha voluto affidare alla riunione: la “danza” delle forze è in realtà creata dall’instabilità dei corpi presi come oggetto di studio, in questo caso i macro oggetti cosmici. “Se uno di questi corpi, ad esempio una stella, perde il proprio equilibrio, potrebbe causare conseguenze devastanti sfociando un cataclisma, collassando verso una fine violenta e rumorosa diventando una supernova: se il collasso sarà simmetrico esso si protrarrà nel tempo diventando un buco nero“, ha affermato Marini.

Da qui, grazie all’intervento di alcuni ragazzi presenti, la conversazione si è incentrata sui buchi neri e su quanto poco conosciamo di essi: possiamo crearli sperimentalmente in scala microscopica, concentrando una enorme energia in uno spazio incredibilmente piccolo, e sappiamo che essi sono risultato reale di un’equazione, concetti limite con risultato zero o infinito in un’equazione fisica. Tanto ancora c’è da scoprire, e a questo punto è necessario differenziare il campo di studi dell’astronomia e dell’astrofisica: la prima si occupa dello studio dell’universo prendendo in considerazione la forza di gravità, forza fondamentale e assolutamente non trascurabile per questa materia, mentre la seconda è una sottocategoria della prima che prende in esame le metodologie fisiche nell’Universo.

CAMPO MATEMATICO E FISICO

foto di Giulia Di Paolo

A questo proposito il discorso è diventato più ampio e il professore ha lanciato spunti di campo matematico e fisico, rispondendo al contempo anche alla curiosità dimostrata dagli studenti: “Come è possibile che un docente di filosofia sia anche responsabile di un osservatorio astronomico? Quale rapporto esiste tra le due settori di studio?” sono state le domande più accreditate. “L’Astronomia è una sottocategoria della fisica che è a sua volta una sottocategoria della filosofia: oggi sono discipline distinte, ma fino a poco tempo fa gli astronomi erano filosofi naturali. I filosofi si preoccupano di rispondere alle domande e trovare il modo giusto per porsele. Le discipline scientifiche di oggi al tempo antico non erano scienze, ma fondano la loro materia sull’esperienza, che è instabile: solo traducendo il tutto in linguaggio matematico le teorie possono diventare reali e dimostrabili. La filosofia è la visione d’insieme: l’approfondimento di ogni dettaglio del mondo e del suo funzionamento ha portato alla formazione di queste discipline, in cui ognuna si focalizza su un aspetto”. “La disciplina che consente all’uomo di potersi preparare ad interpretare i cambiamenti o anche solo l’idea che ci possano essere degli stravolgimenti nell’ordine apparente delle cose che avvengono attorno a noi è la filosofia. Essa è fondamentale e offre una preparazione propedeutica all’evoluzione. Per essere un buon scienziato bisogna avere una cultura filosofica.”

Oltre ai numerosi spunti di riflessione regalati durante questo discorso, particolarmente interessanti sono state le digressioni e gli esempi pratici da lui riportati, che non hanno fatto altro che incentivare la curiosità dei presenti. Uno di questi esempi si è incentrato sui neutrini e la loro importanza: essi sono facilmente monitorabili e mostrano istantaneamente lo stato in cui versa la stella dalla quale provengono (altrimenti si dovrebbero aspettare migliaia di anni). Forse ancora più illuminante è stato il riferimento al telescopio James Webb, lanciato in orbita il 25 dicembre 2021: grazie alla sua tecnologia innovativa è in grado di fotografare pianeti extrasolari, con tanto di analisi spettrometrica della luce proveniente da essi. E’ possibile dunque che, nell’arco di tre mesi e mezzo (quando entrerà pienamente in funzione, una volta completate tutte le varie misurazioni e tarature), la nostra intera conoscenza dell’universo, oltre il nostro sistema, possa essere radicalmente stravolta, entrando in possesso di prove fotografiche e giungendo a conclusioni del tutto inedite. L’incontro si è chiuso così, con l’invito da parte del professor Marini a visitare l’osservatorio.

Francesca Casimiro