Libertà morale: il pensiero di Dante

Dante e Catone, due esempi di libertà morale. Gli insegnamenti che hanno lasciato il segno nel corso dei secoli.

 

La libertà è uno stato dell’animo, una condizione superiore. Lo abbiamo imparato in questi mesi di “reclusione”, dove le nostre abitudini sono state stravolte e dove le rinunce fatte nella quotidianità sono state moltissime. Quando dentro di noi sappiamo coltivare grandi spazi, passioni, e quando sappiamo elevarci ad impegni e progetti superiori, ci rendiamo conto che avere una mente ed un’anima libere, è il tesoro più grande. In Dante la libertà viene intesa in senso morale, come libertà dal peccato, dal peso della carne. Catone, infatti, incarna pienamente l’ideale del filosofo stoico: fedele ai propri valori morali al punto da sacrificare la propria vita per essi. Catone ha avuto il coraggio di perseguire la libertà morale fino al sacrificio estremo. “Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”, sono le parole che Virgilio rivolge a Dante a proposito di Catone, posto a guardia del Purgatorio, benché fosse ateo e per di più morto suicida, che per il cristianissimo fiorentino non era concepibile. Tuttavia il Censore si era tolto la vita per una ragione particolare: aveva preferito uccidersi piuttosto che rinunciare alla libertà politica abolita da Cesare per chi -come lui- era pompeiano. Per i suoi valori morali, dunque, Catone viene salvato da Dante e ricordato come figura positiva, un simbolo della libertà di parola, di azione e pensiero. La libertà, dunque, vale quanto la vita: è questa la considerazione del grande poeta. La sua perdita è infatti talmente grave da giustificare perfino la scelta della morte in un ateo, privo di prospettive di rinascita.

La libertà, in tutte le sue innumerevoli sfaccettature, risulta, per gran parte del genere umano, oggigiorno, assolutamente scontata, ribadita oramai in ogni costituzione e carta fondamentale dei diritti.

Ma fino a che punto siamo veramente liberi?

Ai giorni nostri, nella maggior parte dei casi (o almeno negli Stati democratici), siamo liberi politicamente di fare ciò che vogliamo (nei limiti della legge e del rispetto altrui), ma, dal punto di vista sociale, abbiamo realmente la facoltà di essere pienamente noi stessi? Siamo sempre abituati a sentir parlare di internet come un luogo di discriminazione e giudizio, ma in realtà, dagli occhi di due adolescenti, abbiamo notato che molto spesso, i continui stimoli che riceviamo dal web ci aiutano a conoscere un mondo sempre più aperto alla diversità, rendendo la nostra mente capace di comprendere il modo di esprimersi delle altre persone, liberandoci dai pregiudizi. Ciò non vuol dire che la nostra generazione sia completamente libera da stigmi sociali, ma ci piace pensare che, seguendo questa direzione, un giorno lo potrà diventare. Crediamo che l’uomo non si sentirà mai interamente libero di fare ed essere ciò che vuole, perché fa parte della nostra essenza ricercare continuamente approvazioni dall’esterno, che sia da famiglia, amici o società, ciò non limita però il nostro diritto inviolabile di essere fedeli a noi stessi e ai nostri ideali (come ci ricorda Catone) e non ci esonera dalla responsabilità di fare il nostro meglio per garantire una società libera.

Serena Gionfriddo e Gallo Rosamaria classe 4B