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Scuola e crescita personale: conversazione con la Dirigente Scolastica

foto di Francesca Prudenza

In occasione della conclusione della 23esima edizione del Festival della Scienza Ad/ ventura e dell’inaugurazione del Muro delle Eccellenze situato all’ingresso dell’Istituto, abbiamo avuto l’opportunità di rivolgere alcune domande alla nostra Dirigente Scolastica, prof.ssa Maria Grazia Angelini.

Quest’anno c’è stata una particolare valorizzazione del territorio vastese, con eventi ad esempio presso Palazzo d’Avalos. Quali sono state le difficoltà incontrate nell’organizzazione di un’edizione così unica?

Le difficoltà principali sono state sicuramente quelle logistiche, riguardo ad esempio il trasporto di materiale da scuola alle sale, non solo di Palazzo d’Avalos, ma anche di tutte le altre situazioni messe a disposizione dall’amministrazione comunale. Infatti, allestire il Festival non a scuola, ma in ambienti differenti e nuovi, è significato anche rapportarsi con il territorio, con la disponibilità di personale e orari. Ma ciò credo che abbia permesso ai ragazzi di comprendere dei meccanismi che vanno al di là della propria comfort zone, quale può essere la scuola.

Pensa che queste modalità di esposizione possano tornare anche nei prossimi anni?

Io mi auguro di sì. Questi anni particolari ci hanno obbligato a rivedere la configurazione del Festival. E come da tutte le esperienze, anche da questa, che inizialmente si è presentata negativa in quanto le restrizioni per il Covid ci hanno indotto a rivisitare l’organizzazione, ne abbiamo infine ricavato una ricchezza esperienziale. Secondo me, cercare di diffondere sempre più quest’evento nel territorio locale potrà essere una delle tante modalità delle prossime edizioni, che potrebbero portare con sé anche delle novità inaspettate. L’aspetto fondamentale è infatti quello di restare sempre flessibili nella pianificazione e di saper mantenere un assetto dinamico che ci permetta di superare con successo tutte le difficoltà.

PROBLEMI DELLA PANDEMIA

Quello che stiamo vivendo proprio in questo periodo è un momento di rinascita dopo due anni di pandemia. Qual è il ruolo della scuola in questa situazione delicata?

La scuola ha sempre avuto un ruolo importantissimo. Un ruolo che nel corso del tempo ha subito delle trasformazioni, come durante la pandemia, ma rimane allo stesso tempo pregnante per la formazione del cittadino di oggi e di domani. Potrebbe sembrare una frase retorica, ma la scuola è proprio il primo ambiente formativo per eccellenza, al pari della famiglia. E mi permetto di dire che la scuola è formazione per tutti, perché non bisogna mai sentirsi arrivati, bisogna sempre instillare nei ragazzi la curiosità. Soltanto così si può ottenere un apprendimento permanente, che non è assolutamente legato all’età, perché non si finisce mai di imparare.

foto di Francesca Prudenza

ORIENTAMENTO

Quest’anno, durante la settimana della scienza, ci sono stati tanti spunti di orientamento che hanno portato i ragazzi a riflettere sul proprio futuro. Come ci si sente a rivestire un ruolo così importante nella formazione dei giovani?

Emozionata, ogni giorno. Anche molto critica con me stessa, perché vorrei dare ai miei ragazzi sempre il massimo. Quest’anno ho provato ad offrire loro tutte le possibili aperture ed opportunità che il territorio circostante proponeva, senza trascurare nessuna occasione. In una scuola pubblica come la nostra le situazioni non sono facili da gestire, ma nonostante le difficoltà, c’è il bisogno che essa si trovi al passo con i tempi. Sento molto questa responsabilità, in quanto cerco continuamente di offrire agli studenti delle risorse, in termini di digitale, organizzazione e totale disponibilità degli ambienti scolastici per tutte le evenienze, affinché la scuola diventi un punto di riferimento fondamentale. Ciò rappresenta una realtà attuale, ma anche un sogno, dato che ci sono ancora molti aspetti da perfezionare. La nostra partecipazione a tanti PON ha infatti permesso l’arricchimento delle strutture tecnologiche, la costruzione di nuovi laboratori, e della biblioteca scolastica che fornisce ai ragazzi un luogo di studio e di crescita personale. Tuttavia, credo che ci sia ancora molto da fare.

Quale consiglio si sente di dare ad uno studente che da qui a qualche mese si troverà a vivere magari lontano da casa, immerso in una realtà colma di incertezze?

É difficile dare a questa domanda una risposta unitaria, perché alla base di tutto vi è un intreccio di emozioni. L’esperienza di stare lontani da casa può essere vissuta in tanti modi: può rappresentare innanzitutto un’occasione per guardarsi dentro, per scoprire la propria identità. Significa poi anche crescere, insieme a tanti altri che condividono la tua esperienza. Il consiglio che mi sento di dare è quello di prendersi tempo, soprattutto per riflettere, in modo da agire consapevoli di ciò che si sceglie. Le scelte possono essere giuste o sbagliate, ma soprattutto nel secondo caso, queste possono trasformarsi preziosissime risorse. E non dobbiamo assolutamente temere di arricchire la nostra vita di esperienze negative, perché sono quelle che ci invitano maggiormente a riflettere.

IL MURO DELLE ECCELLENZE

Dato che oggi si terrà l’inaugurazione del Muro delle Eccellenze, le volevamo chiedere come è nata quest’idea?

Si parla spesso di orientare i ragazzi verso il proprio futuro e della necessità di accrescere il senso di appartenenza alla scuola. Io credo che il Muro delle Eccellenze risponda perfettamente a queste due esigenze. Un’installazione del genere ha innanzitutto lo scopo di creare una storicità, una sorta di albero genealogico del Mattioli, in quanto ci sono ex studenti che hanno frequentato questa scuola tantissimi anni fa. E rappresenta anche un invito rivolto a voi ragazzi di inseguire i vostri sogni, perché questo è il segno tangibile che si possono realizzare. Vogliamo inoltre che voi siate orgogliosi di aver intrapreso in questa scuola un percorso, qualunque esso sia, che vi porterà a sentirvi realizzati in ciò che farete. Perché è proprio in questo luogo che avete trascorso forse gli anni più importanti della vostra formazione, studiando materie più o meno interessanti, ma che allo stesso modo vi hanno arricchito. E non è detto che gli argomenti che ora ritenete noiosi in futuro non diventino proprio quelli della vostra vita lavorativa. Non esiste il “non essere portati” per qualche disciplina: si ha semplicemente bisogno di più tempo per iniziare ad apprezzarla. Dunque, è importante comprendere anche i paradossi della vita e di come proprio le esperienze negative possano rappresentare un faro per il vostro cammino.

di Giuseppe Colameo