Le radici del conflitto
La crisi tra Russia e Ucraina è iniziata nel febbraio 2014 in seguito a scontri politici, diplomatici e militari. In quel periodo fu rimosso il presidente ucraino Viktor Janukovyč e cominciarono proteste e manifestazioni filorusse nella penisola della Crimea. Nel marzo dello stesso anno, vi fu l’annessione della Crimea alla Federazione Russa nonostante il referendum fosse ritenuto irregolare dai paesi occidentali. Ad aprile, nella regione del Donbass, violente proteste sfociarono in una guerra tra governo ucraino e forze separatiste che si erano costituite e dichiarate indipendenti. Il 5 settembre 2014 viene siglato a Minsk un protocollo di cessate il fuoco tra i presidenti di Russia e ucraina. Nonostante la mediazione di Francia e Germania, il protocollo fu più volte violato. Nel novembre 2021, la Russia mobilita le sue forze armate su tutto il confine ucraino e il 24 febbraio 2022 invade l’Ucraina, riconoscendo le repubbliche popolari del Donbass.
“Operazione militare speciale” 2022
Il 24 febbraio 2022 inizia l’operazione militare speciale di Vladimir Putin. In quattro giorni la Russia avrebbe dovuto invadere la regione del Donbass e annetterla alla Federazione Russa ma dopo 67 giorni, migliaia di morti, città distrutte e bombardate non si vede la fine del conflitto. All’offensiva russa sul campo ucraino l’Occidente ha risposto con una guerra economica varando cinque pacchetti di sanzioni contro Mosca. Questo ha provocato la maggiore crisi di rifugiati in Europa da quando ci fu lo scoppio della seconda guerra mondiale. Nonostante materialmente non ci sia il conflitto negli altri paesi, la guerra sta coinvolgendo tutto il mondo occidentale e sta avendo un impatto globale. L’Occidente, l’Unione Europea, gli Stati Uniti e la Nato non sono intervenuti militarmente in Ucraina ma hanno rafforzato le loro difese militari ai confini dell’area Nato e hanno inviato armi e imposto durissime sanzioni alla Russia.
In risposta Putin ha firmato un decreto che impone il pagamento del gas russo in rubli e vietato l’ingresso nel suo paese ai leader europei emanando così delle contro sanzioni nei confronti dell’Occidente. La Turchia e l’Israele si sono posti come mediatori nel conflitto, mentre la Cina è sospettata di aiutare militarmente il Cremlino nell’offensiva.
Come resiste l’Ucraina
La resistenza degli ucraini è stata immensamente superiore e particolarmente efficace rispetto a quello che i russi si aspettavano da un paese che Putin considera:” artificiale e privo di senso della nazione”.
A sorprendere i russi è stato soprattutto il livello di resistenza morale degli ucraini uniti per difendere la propria patria. Barricate messe insieme con sacchi di sabbia, reti e copertoni, autobus di traverso a bloccare le strade, giovani con bottiglie molotov non fermano missili, carri armati o bombe, ma costringono i soldati di Mosca a una guerriglia di sangue casa per casa.
Kiev si è trasformata in un luogo fantasma. Prima è stata colpita la torre della televisione, poi obiettivi più vicini al centro, case di civili, supermercati e ospedali, non rimane più nulla della capitale; la città è completamente distrutta. Dopo una settimana di guerra il governo ucraino ha denunciato 2000 vittime a Kharkiv, la seconda città del paese. Dopo 60 giorni Mariupol, il porto strategico sul mare di Azov che bagna anche la Russia, è caduta nelle mani nemiche, resta però una forte resistenza nell’area delle acciaierie dove vi sono ancoro migliaia di persone nei rifugi.
Oltre 5 milioni di profughi
Sono migliaia le persone che prendono d’assalto i treni che partono verso l’ovest, pochi e sempre più pieni. È una valanga umana che continua a invadere la stazione centrale di Kiev per trovare un modo per fuggire dalla guerra. Sono scene strazianti, padri e mariti che si separano dalla famiglia, fratelli che si separano dalle sorelle.
Il numero di persone costrette a scappare dall’Ucraina per cercare rifugio sale sempre di più, si contano in circa 2 milioni le persone costrette a lasciare il paese per sfuggire alla guerra. Le cifre comunicate dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, parla di un incremento sempre maggiore. È circa il 5% di 44 milioni di abitanti che ha dovuto fuggire all’estero. Tra questi ci sono centinaia di migliaia di bambini molti dei quali separati dei genitori.
I profughi si sono diretti soprattutto in Polonia, in Romania, Ungheria e Moldavia. In Italia sono arrivati circa 100 mila rifugiati di cui il 60% donne e 30% minori.
La terza guerra mondiale è vicina?
Una svolta alla guerra si potrebbe aver il 9 maggio che è per la Russia una data simbolica molto importante. Nel 1945 l’armata russa sconfisse le forza militari tedesche costringendoli alla resa. In questa data Putin potrebbe abbandonare “l’operazione militare speciale” per dichiarare una “guerra totale” contro “i nazisti” di tutto il mondo. Per fare ciò potrebbe ricorrere alla mobilitazione di massa del popolo russo; a dirlo è stato il segretario della Difesa di Londra, Ben Wallace. Ovviamente queste ultime notizie cambiano completamente la visione del conflitto che sembra poter oltrepassare i confini ucraini e trasformarsi nel terzo conflitto mondiale.
Caterina Maria Somma, II Q