Scienza e Futuro: intervista al Professore Gino Naclerio

In occasione della visita alla sede dell’Università del Molise di Pesche, in provincia di Isernia, abbiamo avuto la possibilità di porre alcune domande al Professore Ordinario Gino Naclerio, che da qualche anno si occupa della gestione di queste attività.

Quali sono i lati positivi e negativi del suo lavoro?

Uno dei lati positivi è lavorare con persone giovani e questo, secondo me, con l’andare degli anni, è sempre una cosa piacevole che fa ringiovanire perché l’interazione con i ragazzi ci dà energia. Mi piace molto il mio lavoro perché da sempre la mia passione è stata fare il ricercatore. Io nasco come ricercatore perché quella è la strada che ho seguito e poi mi piace molto insegnare. Devo dire fortunatamente che, da molti anni, ho sempre studenti molto attivi e molto interessati. Inoltre, posso anche seguirli nel post-laurea perché ho contatti con i nostri laureati e in molti oramai sono dei professionisti che si sono realizzati in altre realtà, italiane ed estere. Di aspetti negativi in verità ne trovo pochi perché è una cosa che ho scelto da quando avevo circa la vostra età. Quest’ultimo periodo è stato difficile per tutti perché a me è mancata molto l’interazione diretta, il contatto con le persone. A volte si hanno difficoltà ad avere finanziamenti per far attivare le ricerche però questa è una cosa che riguarda tutti e quindi in realtà non la metterei come nota negativa. Non è che voglio essere troppo buono o generoso, però sono molto contento del lavoro che faccio quindi ho veramente difficoltà a trovare degli aspetti negativi.

Qual è il ruolo di noi giovani nel mondo delle scienze?

Il vostro ruolo è essenziale, non solo perché rappresentate il futuro ovviamente, ma in più dovete essere già adesso, durante la formazione, veicolo di conoscenza perché mai come oggi c’è un’ignoranza scientifica molto diffusa. Si sentono dire tante cose ingiustificate dal punto di vista scientifico e voi dovete essere un po’ i portavoce della verità. Non dicendolo semplicemente, ma motivando il perché. C’è bisogno di persone giovani che si prendano anche la responsabilità “di insegnare ad altre persone” e dire, da un punto di scientifico, ciò che non vale. Dopo due anni di pandemia, molti ancora credono ad informazioni infondate trovate su Internet e voi giovani dovete avere la capacità di essere convincenti, affinché non assistiamo più a questi spettacoli di disinformazione. Se uno volesse si potrebbe documentare. Non vi è il bisogno di essere uno scienziato o un professore per scernere dai pregiudizi, le informazioni e la verità si trovano, ma non risiedono in un post su Twitter.

Invece, qual è il ruolo che ha la scuola nella formazione di nuovi studenti?

La scuola a tutti i livelli ha un ruolo fondamentale, perché è la strada che deve portare alla conoscenza e alla maturazione prima come persone e anche poi come scienziati. Ti posso dire che dopo tanti anni che faccio questo lavoro mi accorgo subito della provenienza di studenti ottimamente preparati. Quando invece arrivano studenti con lacune legate a un percorso scolastico non all’altezza diventa un problema, soprattutto per loro, perché è chiaro che si può rimediare a qualcosa solo se si hanno le fondamenta; quindi, la scuola rimane fondamentale per l’educazione scientifica ma anche per l’educazione nel senso stretto del termine perché prima di essere scienziati, professori, studenti siamo delle persone. La prima cosa su non si può transigere e non si può andare oltre è la buona educazione. L’educazione con un’ottima formazione culturale vi apre tutti gli orizzonti, perché non c’è migliore biglietto da visita di quando una persona giovane si presenta bene in maniera disinvolta e educata. Ma il ruolo della scuola rimarrà fondamentale. Lo è stato in passato, lo è oggi, lo sarà maggiormente in futuro.

Proprio perché ha parlato del futuro,  in un mondo sempre più tecnologico come pensa che effettivamente si trasformerà  l’università?

Questa è un’ottima domanda. Sicuramente ci sarà sempre più possibilità di interazione a distanza, l’abbiamo scoperto purtroppo in questi due anni e abbiamo fatto di necessità virtù. Tuttavia, per alcune discipline, soprattutto quelle scientifiche, non si può prescindere da un approccio diretto. L’approccio al banco di lavoro, parlo nello specifico di biologia, è comunque un passaggio a cui non si può ovviare; quindi, sarà un misto di tecnologia ma anche di vecchie prassi che rimangono fondamentali. Un ricercatore oggi può anche lavorare online usando il computer, come bioinformatico, però le scoperte quelle vere sulla biologia vengono sempre ottenute da un lavoro in laboratorio. Immagino che ci sarà un giusto equilibrio fra le due cose. Ovviamente questo significa che lo studente del futuro deve essere un biologo, ma anche esperto di informatica. Sarà come sempre un futuro in evoluzione. Però voi che siete dei nati digitali non avrete problemi in tal senso, quindi, è il vostro futuro.

Il professore ci ha infine congedati con un caloroso ringraziamento e delle accorte dritte sul nostro avvenire, che tutti noi studenti abbiamo apprezzato infinitamente e porteremo con noi.

di Giuseppe Colameo e Stefania Capuano