Sono illegittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente soltanto il cognome del padre con riferimento ai figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi. Lo ha deciso mercoledì 27 aprile 2022 la Corte Costituzionale con una sentenza che ha definito discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre, e ha precisato che la regola diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dei medesimi, salvo che essi decidano di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due.
Il caso è stato sollevato da una giovane famiglia lucana per una storia di tre fratelli, i primi registrati col cognome della madre e il terzo registrato automaticamente con il cognome del padre perché nato dopo il matrimonio tra i due genitori.
Nonostante i due genitori avrebbero voluto registrare con il cognome della madre anche il terzo figlio, per renderli tutti uguali, gli uffici comunali si sono opposti e i magistrati in primo grado hanno dato ragione al Comune.
Dal 2017 in Italia era già possibile affiancare al cognome del padre quello della madre, per i figli, ma solo come secondo.
In Italia è da oltre quarant’anni che si discute dell’automatismo del cognome paterno: ci sono state sentenze, richiami e raccomandazioni delle istituzioni europee, disegni di legge presentati e mai discussi e altri mai approvati in via definitiva.
E non è la prima volta che la Corte Costituzionale si esprime al riguardo: lo aveva già fatto nel 2016 con la sentenza 286,, con cui aveva dichiarato incostituzionale la norma che non permetteva ai genitori di dare ai figli anche il cognome materno, cosa che venne permessa con una circolare del ministero dell’Interno, senza comunque arrivare a legge, come anche allora richiesto dalla Corte. Ci sono, comunque, alcuni aspetti e dettagli che l’intervento legislativo del Parlamento dovrà chiarire: tra questi, l’eventuale moltiplicazione dei cognomi mano mano che le persone con il doppio cognome avranno figli.
In questo caso, la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, che una delle possibilità è che quando si arriva alla generazione successiva si debba far decadere un cognome con l’accordo di tutti e due i genitori, mantenendo la stessa scelta per gli eventuali altri figli. Lo stesso vale per i figli delle persone che già attualmente hanno due cognomi. Un altro aspetto da chiarire è se il cognome debba restare lo stesso per fratelli e sorelle figli degli stessi genitori. Infine, un ultimo importante aspetto ancora da chiarire è se sarà possibile cambiare i cognomi assegnati in passato adeguandosi alle nuove leggi.
Di tutti questi aspetti dovrà occuparsi l’intervento legislativo richiesto al Parlamento italiano dalla Corte Costituzionale: al momento ci sono cinque proposte di legge in discussione alla Commissione Giustizia, presentate da diversi partiti e gruppi politici. La discussione in commissione dovrebbe portare all’adozione di un testo unico, che dovrà poi essere approvato dal Senato e dalla Camera. La senatrice di Italia Vica Donatella Conzatti ha così commentato: «Peccato che il Parlamento sia stato bruciato sul tempo dalla Corte Costituzionale. Ora procediamo rapidamente. Attraverso il nome delle madri passano le biografie e le storie delle donne».
Michela Vitone II Q