Vivere nell’era delle fake news

Quante volte abbiamo sentito parlare di asteroidi prossimi a colpire la Terra, di radiazioni  letali trasmesse da telefoni 5G, oppure, per citare un argomento recente, di vaccini che  causano malattie genetiche?  

Quando ci si trova davanti a notizie del genere, si parla di fake news e ci si riferisce  a tutte quelle notizie che in qualche modo sono false, quindi, ingannano il lettore. Le fake news si dividono in tre macro categorie: disinformazione, mala-informazione e  misinformazione. Per disinformazione si intendono tutte quelle notizie pubblicate con  l’intento di diffondere il falso. Capita spesso che si faccia disinformazione in ambito  politico, ambientale, medico e nella cronaca rosa. Si trova esempio lampante di ciò nella  diceria diffusa nel periodo della guerra fredda dagli americani: “I comunisti mangiano i  bambini”. Tale affermazione nasce a causa della fame e della povertà presenti nei territori  dell’ex Unione Sovietica nei tempi delle guerre mondiali ed è volta al puro scopo di  screditare i propri oppositori politici. La mala-informazione, invece, è un tipo di notizia  parzialmente vera. In tali notizie vengono trattati fatti realmente accaduti, ma estrapolati  dal proprio contesto. Basti pensare ad alcuni esponenti politici che sfruttano a proprio  favore dati e numeri, tralasciando dettagli importanti, pur di accalappiare il sostegno delle  masse. Per fare un esempio, è ovvio che in Italia sbarchino più immigrati rispetto alla  Svizzera: innanzitutto, in Svizzera, il mare non c’è, poi, si tratta di un Paese molto più  piccolo rispetto alla penisola italiana, che è uno dei luoghi più vicini alle coste africane, da  cui provengono la maggior parte dei flussi migratori via mare. Però, che in Italia sbarchino  più immigrati può diventare molto facilmente uno slogan anti-europeista per seminare un  po’ d’odio tra le folle, distraendo le persone dai problemi del proprio Paese, con la scusa  di un “nemico comune” verso cui concentrare le proprie frustrazioni.  Infine, la misiformazione, la più “innocente” tra le notizie false, è un tipo di informazione  non volutamente fraudolenta, in cui il giornalista, o colui che diffonde il fatto, crede in  maniera genuina che si tratti della verità. Un esempio di misinformazione si può trovare  nei terrapiattisti, i quali credono davvero che la Terra non sia sferica, e cercano di  spargere la propria tesi. 

Ma come si fa a salvaguardarsi dalle fake-news? 

Di certo, internet e i social media non aiutano. Se da un lato il web rende accessibile  l’informazione ad una larghissima parte della popolazione, dall’altro permette anche a  chiunque di diffonderla, favorendo così molti malintenzionati.  

Internet è un buco nero in cui tutto è nelle mani dell’utente: dai consigli sul bricolage ai  metodi più veloci per acquistare un carro armato.  Sono infinite le pagine dei giornali online nelle diverse piattaforme digitali, il che non è  sempre negativo: i giornalini scolastici hanno più visibilità, così come le testate dei giovani  che sognano di fare i giornalisti.  È argomento molto dibattuto fra gli adulti il fatto che i giovani usino troppo il cellulare, ma  nel momento in cui questo viene utilizzato per scopi educativi, come la diffusione e  l’apprendimento di cultura ed informazione, la situazione non è da demonizzare. Capita spesso che i ragazzi preferiscano i loro coetanei per apprendere, rispetto a figure  austere che incutono timore.  Questo, però, non esclude il fatto che non sempre tali apprendimenti siano corretti, ragion  per cui è sempre meglio verificare ed informarsi da diverse fonti. 

Il modo per difendersi dalle fake news sarebbe chiudersi nella propria stanza e non  fidarsi più di nessuno? Decisamente no. Per quanto possa sembrare la soluzione più  semplice, non è quella giusta. Nella società odierna, in cui “like” e “click” contano più dell’effettiva informazione,  bisogna sviluppare un forte pensiero critico, capace di differenziarsi e giudicare  imparzialmente cosa è giusto e cosa non lo è.  

È necessario farsi furbi, verificare e rendersi conto autonomamente. Inoltre, si possono  seguire indizi chiari: se su una testata nazionale si legge che i medici dichiarano sia  necessario l’uso della mascherina protettiva, ma su “ilcaffedellapeppina.com” la posizione  presa è quella contraria, una persona dotata di buon senso sarà più portata a credere alla  prima delle due fonti. L’uso della filosofia, attualmente, non essendo più quello di scoprire l’origine del mondo,  come succedeva nell’antichità, lo si trova proprio in situazioni del genere.  Nel momento in cui serve il pensiero critico, entra in gioco la filosofia.  Per conoscere la verità, c’è bisogno di saggezza, di una mente malleabile, capace di  adattarsi al cambiamento, anche repentino.  

E’ troppa la superficialità nei confronti delle cose del mondo: tutto è già visto,  tutto è dato per scontato, si cerca sempre il nuovo scandalo, la notizia bomba che lasci  tutti con il fiato sospeso e possa scaturire nell’animo umano uno o due minuti di  emozione, per poi tornare alla tipica monotonia della routine quotidiana.  Ciò si vede nei fatti: ci si limita a leggere soltanto i titoli, sempre più altisonanti, che  talvolta non hanno niente a che vedere con la notizia stessa, ma portano a visualizzazioni,  che non fanno mai male… non importa se, intanto, qualcuno si è illuso, perché ciò che  conta, ormai, è il mero rendiconto personale.  

Per evitare tutto questo bisogna andare a fondo, bisogna avere la capacità di guardare la  stessa cosa con occhi sempre nuovi, senza paura di toccare luoghi diversi e angoli  nascosti dell’esistenza, al di fuori della propria “comfort zone”. Solo così si può arrivare  all’essenza, alla tanto ambita verità, sviluppando la capacità di discernere il giusto dallo  sbagliato, il reale dal falso, la fake news dalla notizia.

Mariavittoria Grieco, III C