Spettacolo dell’Opera dei Pupi antimafia

Nella giornata del 27 maggio, dopo pochi giorni dal trentennale della Strage di Capaci, alcune classi del nostro istituto scolastico hanno avuto l’onore di assistere ad un particolare momento di ricordo, in una modalità del tutto inaspettata.

Il palermitano Angelo Sicilia, maestro puparo da più di venti anni, ha voluto infatti commemorare il duo di magistrati uccisi dalla mafia nel ’92, in chiave moderna, ma restando strettamente legato alla tradizione: nasce così l’opera dei pupi antimafia “Storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”.

Lo spettacolo ha da subito stregato alunni e insegnanti, che sono stati affascinati dall’opera dei pupi in sé quanto dalla tribolata storia dei due magistrati, uniti dalla stessa volontà di fare il bene dello Stato e dallo stesso amaro destino.

Nel corso del 1992, il 23 maggio a Capaci e il 16 luglio in Via D’Amelio, i due uomini di legge trovarono la morte, macchinata senza pietà dagli esponenti mafiosi della loro bella Sicilia. La coppia di amici era da anni la spina nel fianco della mafia locale, in quanto creatrice del pool antimafia prima e fautrice del Maxiprocesso poi, che aveva segnato la condanna al carcere per moltissimi membri delle famiglie dell’“élite” siciliana.

Noi avevamo tante cose da raccontare” spiega il signor Sicilia, commosso nel rivivere quei momenti a cui da giovane aveva già dovuto assistere, e ci racconta come è nata quest’idea. Fu Felicia Impastato, madre di Peppino Impastato, una delle tante vittime di mafia, a convincere Angelo Sicilia a trasformare in realtà la volontà di raccontare quanto era accaduto e ancora accadeva nella sua terra: non restava altro che mettersi all’opera.

Da allora Sicilia e la sua troupe girano l’Italia e raccontano la storia dei due uomini, simbolo della lotta alla mafia. L’incontro, patrocinato dalla Dirigente Scolastica e dal comune di Vasto, si è concluso con le parole di congedo dell’assessore alla scuola Anna Bosco, la quale ha ribadito come, nonostante il passare del tempo, il ricordo dei due magistrati, di tutte le vittime di mafia e il loro operato debba essere sempre coltivato e custodito gelosamente. “Li avete uccisi, ma non vi eravate accorti che erano semi”, e col passare del tempo stanno germogliando un’Italia migliore in cui vivere.

Raffaella Pelliccia