Il senso delle cose, storia di un’amicizia

 

“Noi vediamo veramente soltanto ciò a cui  accordiamo la dovuta attenzione, e l’attenzione è la  presenza nel presente, altrimenti il presente ci  sfugge di continuo. E così la vita diventa insapore,  noiosa, ripetitiva. Invece se prestiamo attenzione,  tutta quella che possiamo, allora la vita si apre,  come se rispondesse all’amore del nostro sguardo  o del nostro ascolto o del nostro tocco: più sensi  usiamo e meglio è. E da questa vicinanza nasce  sempre lo stupore, sia di fronte a qualcosa di bello  e compiuto, sia di fronte a qualcosa di strano, di  brutto, di ferito, di incompiuto. Dallo stupore, che è  la risposta a ciò che le cose ci hanno detto grazie  alla nostra attenzione, nascono poi le domande per  comprendere. E quando si è compreso si può  raccontare ciò che si è scoperto, perché altri  sappiano, vedano, vivano” (Alessandro D’Avenia,  “L’Appello”; a proposito, vi consiglio di leggerlo, è  davvero molto bello, piacerebbe anche a voi, ne  sono sicura). 

Viviamo ormai da 10 mesi chiusi nelle nostre case,  spesso in preda alla noia e all’abulia. Eppure la  realtà continua a bussare alla nostra porta e a  chiederci di porgerle attenzione e di rimetterci in  movimento. Spetta però a noi poi fare il primo  passo. C’è stato qualcosa o qualcuno che in questi  mesi sospesi vi ha aiutato a non sprofondare nella  disperazione?

Secondo voi quando finisce ‘sta cosa”? Questa era la domanda più frequente quando  all’inizio di questa situazione si cercava subito di  andare a guardare oltre il blocco totale che è stato  il primo lockdown, le risposte più gettonate a  questa domanda erano date all’epoca lontanissime,  si parlava di giugno, luglio, e devo ammettere che  in quei giorni tra Luglio e Agosto mi ero quasi  convinto che quella storia fosse ormai conclusa,  poi, di botto, tutto è iniziato a precipitare, sono  convinto di quello che dico quando dico che, dal 18  Agosto 2020 la mia vita è cambiata  radicalmente,non saprei definire se in meglio o in  peggio, ma sono sicuro che sia cambiata:  purtroppo la mia famiglia ed io abbiamo affrontato  un grave lutto, perdendo la madre di mia madre,  mia nonna, alla quale io ero particolarmente legato.  Questa perdita mi ha rafforzato molto e ha  cambiato il mio modo di vedere le cose, dando  importanza a cose come la famiglia, gli affetti  stabili, cose che fino a quel momento, avevo  sempre dato per scontato, ma non voglio  dilungarmi, rispondendo alla domanda della traccia,  si c’è una persona che mi ha aiutato nei momenti di  sconforto totale, quando non volevo parlare con  nessuno e mi chiudevo nella mia testa, arrivava  sempre lui ad aiutarmi a ragionare e cercare di  riportarmi alla calma, il suo nome è Antonio, uno dei miei più cari amici, ci conosciamo più o meno  dalla seconda media, che pensandoci, non sono  pochi anni, ma la nostra amicizia ha iniziato a  svilupparsi durante il periodo della terza media,  quando iniziavano le prime delusioni in amore, io  c’ero per lui e lui c’era per me, insomma, eravamo  amici; la situazione cambiò radicalmente quando  durante il primo anno di liceo, ci rendemmo conto di  voler stare sempre insieme, veniva a vedere i miei  allenamenti, mi accompagnava, stavamo a casa  l’uno dell’altro, poi per un periodo prendemmo le  distanze, all’improvviso senza nemmeno  rendercene conto, poi di nuovo, abbiamo iniziato a  cercarci sempre di più, in tutto questo il tempo  passava e passava, fino ad arrivare alla chiusura  totale di palestre, scuole e attività sociali di ritrovo,  ci trovammo tutti costretti a convivere con la nostra  famiglia 24 ore su 24, e l’unico sfogo che io avevo  era la playstation, attraverso la quale, appunto mi  relazionavo con gli altri, Antonio soprattutto, gli  parlavo dei miei problemi, quello che non andava, e  viceversa, insomma, lui c’è sempre stato per me, e  io ci sarò sempre per lui.

Valerio Vitagliano, III C