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Lotta alle mafie. Musacchio: Verità e giustizia sono valori che si raggiungono facendo il proprio dovere.

 

Roma-. Vincenzo Musacchio, criminologo e studioso di mafie, ha fatto della sua vita dedicata ai giovani una missione. È stato amico di Antonino Caponnetto, porta avanti da oltre trent’anni nelle scuole italiane ed estere la cultura della legalità. Il professore, originario del Molise, si è collegato su piattaforma meet con l’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani di Roma per portare la sua testimonianza a circa duecento ragazzi, terminando così un cammino nel corso del quale si è parlato di tanti testimoni della memoria e dell’impegno civile sui temi della legalità e dell’antimafia sociale. Vincenzo Musacchio è un affermato criminologo, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80.  È oggi uno dei più accreditati ricercatori delle nuove mafie transnazionali, un autorevole studioso a livello internazionale di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative a livello europeo. Con Antonino Caponnetto nel 1993 ha scelto di iniziare un percorso finalizzato a portare in giro per l’Italia, soprattutto ai giovani, la cultura della legalità e i valori della lotta alle mafie. “Il mio è un impegno che dura da più di trent’anni. Quando sono invitato, parlo con i giovani, vado nelle scuole di ogni ordine e grado (dalle scuole elementari all’Università) perché credo che parlare di questi temi sia un dovere morale che sento come genitore e come insegnante”. “L’antimafia si pratica ogni giorno, è come un fiore che senza acqua appassisce e muore. Va coltivata sempre, in famiglia e nella scuola. Credo che occorra, oggi più che mai, diffondere il patrimonio morale di chi ha combattuto le mafie e l’illegalità anche a costo della propria vita”. “Fare memoria significa investire principalmente sulle nuove generazioni”. Come ben diceva il Generale Dalla Chiesa “certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli”. La lotta alla mafia non può essere solo repressione, ma – come affermava Paolo Borsellino – deve essere anche un movimento culturale e morale che deve coinvolgere le nuove generazioni perché nessuno meglio dei giovani può contrastare il fenomeno e diffondere quel fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso. “Come dico sempre ai miei ragazzi: se non vi occuperete delle mafie loro, si occuperanno di voi perché le mafie, da sempre, si nutrono anche del consenso dei giovani”. “Io credo fortemente nello Stato, quello sano e non ancora corrotto. So che la stragrande maggioranza della magistratura cerca verità e giustizia, purtroppo, spesso sono le leggi ingiuste e opportunistiche che disonorano le morti delle tantissime vittime di mafia. Ai giovani cerco di far comprendere che la ricerca della verità e della giustizia sono valori che si possono raggiungere semplicemente facendo il proprio dovere con rettitudine e onestà”.