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Il criminologo Vincenzo Musacchio racconta il suo incontro con Antonino Caponnetto.

“Ho avuto la fortuna di poterlo conoscere e frequentare. Era una persona speciale, di quelle che ti cambiano la vita”.

Da una persona speciale come lui mi aspettavo una severità legata al suo ruolo e invece era sì autorevole e intransigente ma nella sua umiltà e nella sua semplicità. A parte l’emozione iniziale di incontrarlo come giovane laureando, ricordo lui si dimostrò molto disponibile e affettuoso. Mi sembrò di essere di fronte ad un mio familiare. Facemmo una breve chiacchierata, con sfondo il mare di Termoli, poi mi disse come ci saremmo dovuti orientare sul tema dell’incontro e infine venne a casa mia assieme all’inseparabile moglie Betta e mia madre cucinò per loro le orecchiette fatte in case con le cime di rapa. Mi raccontò tanti fatti realmente accaduti e molti aneddoti ai più sconosciuti sulla sua esperienza palermitana. Lui esponeva con la sua voce flebile, non stava su un piedistallo, per cui tutta la mia famiglia lo ascoltò con la massima attenzione possibile. Il mio affetto e la nostra frequentazione continuarono fino alla sua malattia e poi alla sua morte. Conservo di lui il ricordo di una persona umile e disponibile nel privato e di un gigante, di un magistrato autorevole e competente, quando vestiva la toga. Grazie a lui cominciò il mio percorso nella lotta contro le mafie che dura ormai da trent’anni. Andando avanti nel tempo ho messo in pratica tutti i suoi insegnamenti utili a farmi crescere moralmente e culturalmente. Ho scelto di seguire la strada già da lui battuta: portare nelle scuole la cultura dell’antimafia. Mi sono sempre sentito una persona normale anche quando lui mi diceva che ero un’eccezione. Ho cominciato a conoscere e ad amare le vittime di mafia a una a una grazie anche ai suoi aneddoti e ai suoi racconti profondi e complessi. Dopo quel convegno del 1992 mi chiamò tante volte. Abbiamo così cominciato a frequentarci e sentirci assiduamente, fino a quando nel 2002 mi lasciò solo non prima di raccomandarmi di ricordare la memoria dei suoi due “figli” prediletti: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Vincenzo Musacchio, criminologo forense, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80.