Lunedì 24 Ottobre io, alcuni miei compagni di classe e altri ragazzi dell’IC Molassana e Prato, siamo andati ad assistere alla collocazione della pietra d’inciampo per Bruno De Benedetti.

All’evento erano presenti la vicepresidente del Centro Ebraico di Genova, il Presidente dell’ANPI e il Sindaco Bucci.

Le pietre d’inciampo sono delle pietre che, di solito, vengono messe davanti alle abitazioni delle vittime delle persecuzioni naziste, in loro ricordo.

L’incisione sulla parte superiore della pietra riporta il nome e il cognome della persona, la data di nascita, la data e il luogo di deportazione e la data di morte della vittima.

Prima che fosse collocata la pietra d’inciampo, abbiamo fatto un breve incontro con Filippo Biolé, il nipote di Bruno.

Filippo ci ha raccontato la sua storia e quella della sua famiglia.

La mamma di Bruno, Bice, fu una delle primedonne laureate in Italia e lavorava come insegnante. Ma nel 1938, con l’emanazione delle leggi razziali non poté più lavorare.

Bruno, che era il figlio maggiore, lavorava come pediatra. Quando entrarono in vigore le leggi razziali chiese per sé e per la sua famiglia la “discriminazione”. Per avere la “discriminazione”, Bruno si offrì volontario nella guerra di Spagna a fianco dei fascisti.

Ottenne così la “discriminazione” e poté continuare a lavorare come medico, questo però non lo salvò delle persecuzioni.

La famiglia di Bruno, ci ha raccontato Filippo, è scappata diverse volte per nascondersi dai fascisti prima, e poi dai tedeschi.

Bruno venne arrestato a Como il 2 Dicembre 1943, tradito da un suo ex compagno.

Venne portato a Fossoli e vi rimase fino al 2 Agosto 1944, quando il campo venne svuotato e i prigionieri inviati verso destinazione sconosciute.

Bruno fu portato ad Auschwitz dove arrivò il 6 agosto. Morì il 31 Dicembre 1944.

Per finire, Filippo ci ha letto una lettera che ha scritto Bruno a sua moglie, rimasta a Genova, promettendole di tornare.

La pietra d’inciampo di Bruno De Benedetti è stata messa davanti a casa sua, in Via Mameli.

Non è comune assistere alla collocazione della pietra d’inciampo ed è stato emozionante.

Come detto da Filippo, mettere questa pietra in ricordo di Bruno è stato un po’ come farlo tornare nella sua casa.

Le pietre d’inciampo rappresentano un modo per non dimenticare mai quello che è avvenuto durante la seconda guerra mondiale e le persecuzioni degli ebrei.

Alice Rebuffo