AMORE E DOLORE

Sensibile e profonda l’alunna della IV BL del Liceo Scientifico delle Scienze Applicate “A. Ruiz” di Augusta, Clara Patania, che riflette su quanto i classici abbiano ancora da insegnarci, oggi come nel passato, ad esempio, sulla natura dei sentimenti.

Fa uno strano effetto leggere nelle opere del passato segni riconducibili al presente. Quando si parla di passato non si fa riferimento solo a cento, duecento anni fa, ma si parla anche di epoche come il Medioevo o il Rinascimento.

Si ha la sensazione che il tempo non sia mai passato. Tutto ciò ha una semplice ma complessa spiegazione: tutto può cambiare, tutto si evolve, ma c’è sempre una costante,  qualcosa che ancora non è cambiato e mai cambierà, i sentimenti, gli stati d’animo, le reazioni degli esseri umani. Molte persone, soprattutto i ragazzi, ma non solo, non sempre riescono a immedesimarsi nelle opere del passato, probabilmente perché offuscati, magari anche annoiati dal passato, da costumi, usanze, da tutto ciò che sembra apparentemente così lontano e diverso dall’attualità.

Basterebbe solamente isolare ogni singolo personaggio ed entrare in sintonia con la sua mente, cercare di cogliere quello che l’autore sta cercando di dire. Si potrebbero fare molti esempi prendendo in considerazione autori come Dante, Petrarca, che, pur parlando in modo diverso da noi, non fanno altro che mostrare l’uomo, l’umanità in ogni suo difetto o virtù. Tra tutti i sentimenti, quello che non viene mai trascurato è l’amore, mostrato, sì, sotto diversi aspetti, ma pur sempre narrato. Diversi tipi di amore, diverse intensità, ma quasi sempre associato ad un altro tipo di sentimento, forte tanto quanto il primo, ovvero il dolore. Amore e dolore, dolore e amore, due facce della stessa medaglia, uno può nascere a causa dell’altro. Entrambi probabilmente, tra i sentimenti, sono i più forti perché arrivano facilmente, ma lasciano in chi li prova un segno che difficilmente se ne andrà o verrà dimenticato. Prendendo in considerazione il grandissimo personaggio del rinomato poema di Ariosto, Orlando, abbiamo la possibilità di attualizzare molto facilmente il tipo di amore e le vicende narrati nel poema. Questo personaggio, sicuramente a causa del periodo storico dell’autore, il Rinascimento, viene rappresentato come un guerriero, ma non più come un eroe intoccabile. Ci appare come un comunissimo uomo, con tutte le caratteristiche e le emozioni più terrene. Con lui si può parlare di un amore non fra i più nobili, ma  fra quelli più pericolosi, quello passionale. Orlando è innamorato di una bellissima donna, Angelica. Bisogna però sottolineare cosa ama di questa donna. Ama il suo carattere, il modo in cui lo fa sentire? No di certo. Ama averla per sé, ama il suo aspetto fisico, ama il fatto che lei sia solo sua e di nessun altro. Non prende neanche in considerazione la possibilità che questa donna possa non ricambiarlo, forse è troppo sicuro di sé. In quest’opera, quindi, possiamo definire l’amore provato dal protagonista, come diremmo oggi, tossico, eppure più comune di quello che si pensi. Un amore provato spesso da quelle persone che non riescono a sopportare un rifiuto, un no come risposta e che farebbero di tutto per cercare di cambiare la situazione. Spesso tutto ciò porta negli uomini, ma anche nelle donne, una sofferenza tale da farli arrivare alla follia, come nel caso di Orlando,  che appunto diventa famoso per essere impazzito nel momento in cui capisce di non essere lui l’uomo scelto e amato da Angelica. Ovviamente, come spesso succede, la prima reazione è la negazione, la mente impreparata al dolore cerca di trovare delle scuse, ma alla fine l’inevitabile non può essere rimandato per sempre. Ci potremmo chiedere cosa sarebbe successo se Orlando, nel momento di massima follia, avesse avuto davanti a sé Angelica, cosa le avrebbe fatto. Immaginarlo non è poi neanche tanto difficile, abbiamo molte vicende simili narrate ogni giorno dai telegiornali, nei quali il termine “femminicidio” è ormai una presenza costante. Un atto provocato da un uomo che non riesce a trattenere l’istinto, che non riesce a pensare in maniera razionale e che probabilmente non ama nemmeno se stesso. Queste persone ci sono state e sempre ci saranno, cosa le porti ad essere così non è facile capirlo, ma quello che risulta evidente è quanto sia difficile cambiarle, farle ragionare. Ai giorni d’oggi la cosa più importante da fare è proteggere le vittime, la polizia ha un ruolo fondamentale, ma spesso arriva troppo tardi, devono essere migliorate le tempistiche, bisogna intervenire prima, quando ancora c’è speranza. Negli ultimi anni, sono state adottate diverse iniziative dalla polizia e dai carabinieri per affrontare questa problematica. Alcune sono state per lo più simboliche: campagne di sensibilizzazione, pagine informative sul tema. Altre sono state più pratiche, legate alla prevenzione della violenza e a tutto ciò che permette agli agenti di intervenire più prontamente, ma, nonostante tutto ciò, la strada da percorrere sembra ancora lunga e tortuosa.

Tutti noi dovremmo provare a metterci nei panni della vittima, riuscire a comprendere quanto sia difficile chiedere aiuto, avere il coraggio di raccontare la propria situazione. Le persone che vivono a stretto contatto con la vittima dovrebbero intuire se c’è qualcosa che non va e dovrebbero cercare di essere sostegno e protezione per quest’ultima. Bisogna ricordare che la violenza non è solo fisica, la violenza può anche essere psicologica, ripetuta più e più volte, al punto da portare la donna a cambiare la percezione di sé e incominciare a credere alle parole dell’uomo.                   

  

       CLARA PATANIA 4BL