Carolina: una per tutti

La storia di Carolina, che ha permesso di cambiare le dinamiche del cyberbullismo  

Di Egle Gatto, Pietro Barosso, Elena Iannacchino e Serena Ferrari, classe 2B. 

Carolina Picchio, quattordicenne di Novara, era descritta da amici e familiari come estremamente intelligente, altruista e sognatrice, sempre sorridente e piena di energie.

 

Nel 2013 si tolse la vita dopo la diffusione di un video che la mostrava priva di sensi a causa di un eccessiva assunzione di alcolici insieme ai suoi compagni che mimavano atti sessuali con lei, riprendendo l’azione con un cellulare.

 

Le dinamiche dell’accaduto

Una sera di novembre Carolina Picchio va ad una festa accompagnata da amici, tuttavia, dopo aver bevuto un’eccessiva quantità di alcol, la ragazza perde i sensi in bagno.

Un gruppo di ragazzi, con cui si trovava quella sera, la filma e invia ad alcuni amici il video che diventerà poi virale in cui alcuni di loro fingevano di avere dei rapporti sessuali con la ragazza.

La notte tra il 4 e il 5 gennaio 2013, Carolina riceve migliaia di messaggi in cui viene derisa e insultata, non solo da conoscenti, ma da tutti coloro che hanno guardato la registrazione.

La ragazza decide di togliersi la vita: prima di farlo trova la forza di denunciare, di fare nomi e di raccontare la sua storia in una lettera.

 

La fondazione Carolina 

La fondazione Carolina, fondata dal padre della ragazza, Paolo Picchio, è nata per dare sostegno e supporto a tutti i giovani, vittime di cyberbullismo e altri disagi online.

La fondazione vuole assicurarsi che il web sia un posto sicuro, per quanto possibile, per bambini e adolescenti, per questo collabora con istituzioni specializzate nel prevenire i reati digitali.

L’associazione previene o offre riparazione a questi crimini con incontri nelle scuole e guide per adulti e bambini sui pericoli di internet.

 

Cosa è successo ai ragazzi del video?

Ai cinque ragazzi che hanno filmato e condiviso il video, tutti minorenni e alcuni sotto i 14 anni, durante il processo, è stato permessa la “messa alla prova”: uno strumento creato per gli imputati minorenni che prevede un percorso di recupero affiancato da una psicologa.

Al termine i ragazzi affermarono di aver capito i loro errori e la gravità del gesto commesso ai danni di Carolina.

 

Legge 71

Dopo l’accaduto è nata la legge italiana contro bullismo e cyberbullismo: “disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”.

L’obiettivo è espresso nell’articolo 1 della legge:

La presente legge si pone l’obiettivo di contrastare il fenomeno del cyberbullismo in tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti, assicurando l’attuazione degli interventi senza distinzione di età nell’ambito delle istituzioni scolastiche.

 

…Perché questo? Il Bullismo. Tutto qui. Le parole fanno più male delle botte. Cavolo se fanno male! Ma io mi chiedo, a voi non fanno male? Siete così insensibili? Spero che adesso sarete più responsabili con le parole”.

(Dalla lettera di Carolina Picchio)