Nessun ragazzo è solo

La realtà della cooperativa sociale Agorà

di Francesca Custo, 1d

Come fanno le grandi comunità d’aiuto per ragazzi ad aiutarli tutti, uno per uno?

Norma Scacchetti, la coordinatrice del CET, un ramo dell’Agorà, lo ha spiegato in un’intervista.

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Il CET è stato fondato da più di vent’anni e da allora sono molte le segnalazioni di ragazzi in difficoltà che riceve; queste provengono dalle loro famiglie, se ammettono i propri problemi interni, o dalle scuole, per la maggior parte dei casi. Durante il lockdown, infatti, le segnalazioni hanno avuto un grande calo, dovuto alle lezioni a distanza che non permettevano ai professori di capire gli stati d’animo degli studenti.

La comunità può essere diurna se frequentata nel pomeriggio quando c’è scuola, o anche durante il pranzo nel periodo estivo; può essere “di alloggio”, invece, quando ci si ferma anche la notte di tutti i giorni della settimana, con la possibilità di tornare a casa i weekend.

I ragazzi che vengono accolti sono divisi i gruppi in base all’età: il primo va dai 12 ai 18 anni (la fascia più consistente è quella dai 14 ai 17 anni), ma nei casi peggiori è composto anche da bambini di età inferiore. Il secondo gruppo va dai 18 ai 21 anni, ed infine il terzo, quello degli “alloggi dell’autonomia”, va dai 21 ai 25 anni. Poche persone frequentano tutte e tre le fasce, molti vanno a convivere con amici o compagni, o semplicemente terminano il loro percorso. La durata di quest’ultimo è varia, si può decidere se rimanere a farne parte qualche anno o solo alcuni mesi, in base alle difficoltà da superareQuesta immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è download-2-1.jpg.                                            

Non sempre i ragazzi sono contenti di dover entrare in queste associazioni, molti infatti sono spaventati di iniziare un cammino di crescita insieme ad altre persone. Tuttavia, interagiscono molto tra di loro formando un buon gruppo casa e aiutandosi nel raggiungimento di obbiettivi. La giornata si svolge in questo modo: i ragazzi vanno a scuola, tornano e pranzano assieme, occupano il loro tempo studiando e facendo attività pomeridiane.

I motivi per i quali si decide di intraprendere un percorso nelle comunità sono molteplici: possono essere economici, di conflittualità con o tra i genitori, di violenza assistita o diretta oppure di dipendenza da alcol o droga. Per risolverli si lavora con un assistente sociale, che si occupa del contesto sociale o familiare, e con educatori professionisti e progetti individuali per ogni ragazzo.

I finanziamenti per le comunità, i lavoratori e gli alloggi, sono dati dal comune che eroga denaro alle associazioni private e riconosce una retta.

“E’ un onere e un onore occuparsi di questi ragazzi”, 

conclude Norma Scacchetti, raccontando di come questo percorso aiuti i giovani anche nel mondo scolastico, permettendo loro di conseguire sia la maturità sia la laurea, proprio come una ragazza che ha trascorso alcuni anni nella comunità ed  è riuscita ad arrivare al traguardo della Laurea in Ingegneria.