Come giocarsi le carte giuste

DECK, insieme per il recupero dei giovani “difficili”

di Rebecca Fineschi,1D

Sara Carboni, psicologa del CEIS, ci spiega come funziona il progetto Deck, un percorso di cura e  recupero per giovani “difficili” che manifestano comportamenti antisociali e sono autori di reato, un fenomeno che crea un crescente allarme sociale e che richiede un approccio di contrasto innovativo ed efficace. Il DECK ha avuto una fase di preparazione sin dal 2019. Le attività sono partite ad ottobre 2021 ed ha una durata totale di 40 mesi. Ad oggi siamo ad un terzo dell’attuazione del progetto 

Di che cosa si occupa la vostra associazione?

E’ una cooperativa sociale che ha anche una fondazione chiamata “Centro di solidarietà Bianca Costa Bozzo Onlus”, ed è la fondazione che partecipa al DECK e che si occupa di vari rami in particolare si rivolge ai problemi di dipendenze, soprattutto tossicodipendenze, ma anche di altre attività dalla prevenzione al trattamento di stranieri e dei minori non accompagnati.

Com’è nata l’idea di questo progetto e come è stato realizzato?

Una delle aree di cui ci occupiamo è quella penale minorile, in questo caso esistono tanti progetti a cui partecipano sempre più cooperative o enti che si mettono insieme e creano un unico progetto. L’obiettivo è quello di riuscire a uniformare tutti questi progetti che ci sono nella regione e cercare di creare un metodo che sia uguale per tutti, di presa in carico dei ragazzi che hanno dei procedimenti penali.

Per attuare questo progetto è stato istituito un bando nazionale dall’ impresa sociale con i bambini, attraverso dei fondi. Hanno partecipato tanti enti che hanno proposto vari progetti e ne sono stati approvati solo una parte tra cui anche il nostro. Questo è un progetto che coinvolge tutte le province della Regione, da La Spezia fino ad Imperia, Ventimiglia.

Da chi è formato il gruppo?

Abbiamo organizzato quattro equipe: una che opera su Genova, una sul Tigullio, una su La Spezia e una sul Ponente. Si lavora tutti insieme e a seconda della residenza del ragazzo ricade la presa in carico dall’equipe del territorio. Esse sono formate da molti professionisti, ci sono: educatori, psicologi, criminologi, operatori del Ministero della Giustizia (in quanto il progetto fa parte dell’area penale), l’ufficio del servizio sociale minorile, la procura, e i servizi sociali territoriali. Questi ultimi, invece, si occupano di segnalarci il ragazzo perché i ragazzi possono essere presi in carico se hanno una misura o penale o amministrativa oppure se sono ancora in attesa di giudizio.

I nostri partners sono: Agora, ALPIM, Cooperarci, il Biscione, Il sentiero di Arianna, IS.FOR.COOP, Gulliver, Jobel, Progetto Città, Veneranda Compagnia di Misericordia 

Partner istituzionali: Regione Liguria, Ufficio Scolastico Regionale per la Liguria, Ufficio Servizio Sociale per minorenni, Comune di Genova, Comune di Ventimiglia, Comune de La Spezia 

Che attività vengono svolte per i ragazzi?

Una volta che i servizi ci hanno segnalato il ragazzo da prendere in carico, si fa una prima valutazione del caso quindi si conosce il ragazzo, la famiglia e si cerca di capire quale piano sia possibile attivare per lui a seconda dei suoi bisogni. Ognuno ha un proprio piano riabilitativo. La fase di osservazione, quindi, è quella di orientamento e definiamo un piano da seguire, poi si sceglie un educatore che lo affiancherà per tutto il percorso e che lo accompagnerà nelle sue attività. Possiamo valutare a seconda della persona che abbiamo davanti che attività fargli fare, potrebbe essere un sostegno alla ripresa degli studi, se c’è un abbandono scolastico, lavorando insieme alla scuola per riuscire a reinserirlo. Oppure un ragazzo che non va a scuola e non ha intenzione di riprendere gli studi, lo si aiuta per avvicinarlo al mondo del lavoro; si fanno delle esperienze. Inoltre facciamo delle attività all’aperto come: pratiche di tutela e di valorizzazione dell’ambiente, pulizia dei sentieri o degli spazi urbani oppure gite. 

A volte il Ministero chiede che vengano svolte attività socialmente utili per coloro che hanno commesso reati penali, come il volontariato in modo da rimediare in qualche modo rendendosi utili alla società.

Una delle attività più importanti è il sostegno alla famiglia che è un aspetto su cui gli altri progetti non hanno spesso molte risorse e molti fondi; perciò, noi ci stiamo lavorando tanto perché vediamo che sostenere la famiglia ha una ricaduta positiva anche sul ragazzo. Un’altra azione interessante è quella del lavoro tra pari, uno dei nostri obbiettivi è anche quello di utilizzare dei ragazzi che hanno avuto a loro volta dei procedimenti penali in passato, in modo che aiutino ragazzi che adesso hanno dei procedimenti penali.

Il filo conduttore del DECK sono le carte poiché è come se fosse un gioco di ruoli: we care per il piano riabilitativo, io studio, io lavoro, la nostra terra per attività all’aperto, lavoro coi pari, gruppi di parola…Abbiamo scelto la metafora del gioco di carte per dare una nota accattivante ed è come se tante volte i ragazzi avessero una sola carta, quella della devianza. Tutto ciò per far capire loro che ci sono strade alternative e ciò è possibile lavorando insieme un passo alla volta.

Che storia l’ha maggiormente colpita?

Adesso stiamo lavorando su un ragazzo di 15 anni che aveva un reato di lesioni e percosse nei confronti della mamma, che ha avuto un procedimento e una messa alla prova ed è stato collocato fuori dalla famiglia in una comunità fuori Genova. Abbiamo attivato un operatore che gli potesse dare una mano; ha ripreso la scuola su quel territorio dove è in comunità, svolge delle attività socialmente utili, farà attività all’aperto come gite e camminate. Noi su Genova sosteniamo i genitori, dato che il reato è avvenuto all’interno della famiglia. Chiaramente c’erano dei sensi di colpa per aver denunciato un figlio perché l’iniziativa è partita da loro, in quanto spaventati dalla reazione. Stiamo programmando il suo rientro e intanto stiamo fornendo un aiuto per i genitori che non sanno dove “mettere il limite”, cosa si può fare e cosa no, insomma tutte regole che prima non aveva. Questo è un esempio del nostro lavoro di equipe e coordinamento svolto per queste problematiche su tutto il territorio.