“Le parole fanno più male delle botte.”

Di Elia Noris e Tommaso Agostini, 2B 

 

“Le parole fanno più male delle botte.” Questa è l’ultima frase della tredicenne Carolina Picchio, scritta su un biglietto lasciato sulla sua scrivania poco prima di suicidarsi.

La ragazza novarese è il primo caso, molto famoso, di cyberbullismo in Italia. E’ grazie a questo caso che molte persone hanno compreso la pericolosità di internet.

Con il termine cyberbullismo, si intende una forma di bullismo condotta attraverso strumenti multimediali. Ad esempio social media, forum, chat private e internet.

Negli ultimi anni il bullismo digitale è diventato sempre più diffuso tra i ragazzi. Tanto che l’Indagine nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza del 2011, ha rivelato che un ragazzo su cinque trova informazioni false sul proprio conto online.

Esistono però diverse forme di cyber bullismo:

Flaming: l’innalzare alla violenza o all’astio contro qualcuno attraverso una chat o un post sui social media.

Impersonation: esprimere commenti negativi su una determinata persona fingendosi qualcun altro con account falsi.

Trickery: avvicinarsi molto ad una persona, soprattutto in chat anonime, fingendosi amico per poi effettuare atti negativi verso la stessa.

Cyberstalking: ripetere continuamente molestie, assillare una persona con commenti negativi o minacciare molteplici volte una persona.

Doxing: diffondere su internet dati personali falsi con lo scopo di diffamare qualcuno.

Denigration: parlare apertamente male e con toni denigratori di qualcheduno.

Cyberbashing: la pubblicazione su internet di atti di bullismo per bullizzare il malcapitato.

 

Ma cosa succede a chi commette atti di cyberbullismo?

Non essendoci ancora una legge a tutela del cyberbullismo nel 2013, i ragazzi colpevoli di aver mimato atti sessuali sul corpo di Carolina filmando tutto, essendo giovani e  dunque essendo reputati  non completamente consapevoli, avendo riconosciuto i loro errori e non essendo gli unici colpevoli non sono stati messi in carcere minorile, ma “messi alla prova”.

Solo in seguito alle battaglie del padre di Carolina,  Paolo Picchio, è stata infine approvata nel 2017  una legge contro il cyberbullismo, la legge 71.

La legge 71 è un insieme di norme date alla prevenzione del cyberbullismo. “Si pone l’obiettivo di contrastare il fenomeno del cyberbullismo in tutte le sue manifestazioni.”