La sera della Vigilia di Natale, Elizabeth cantava e ballava alla luce vibrante del fuoco, la tavola imbandita, le palle con la neve perfettamente allineate sul caminetto come ogni anno. Adorava guardarci dentro con i suoi cugini ascoltando le storie del nonno, storie di Natale da tutto il mondo e di ogni tempo.
Quell’anno lì, da sotto i bianchi baffi del nonno, fece capolino la storia di un bambino che nelle gelide sere d’Avvento canticchiava per le strade motivetti natalizi, camminando con le mani in tasca e tirando calci a un sassolino.
La gente si radunava intorno a lui, con naturalezza e curiosità.
In quelle sere le stelle, disposte in quella che sembrava una lattiginosa scia di una cometa, seguirono quegli omini ricamando il cielo della città. Un cielo intriso di gemme che a Natale si fa meno cupo, più accogliente, caldo e avvolgente come una coperta. Un morbido cielo e un pungente inverno.
Gli omini si stringevano sotto i cappotti, infilavano i guanti e si tenevano per mano per proteggersi dal freddo. Giunsero alla battuta finale del canto vicino al grande albero, si salutarono e ripresero la via di casa tutti, compreso il bambino.
Trascorsero la serata allegramente, giocarono, fecero doni ad amici e familiari e ringraziarono il Signore. Elizabeth, però, non trovava la solita nota entusiasmante nel racconto, non capiva quale fosse la conclusione o lo scopo di quelle parole.
Il nonno spiegò che così come le stelle erano cucite dai candidi fili delle costellazioni e dal blu della notte, anche gli omini erano uniti e per questo avevano trascorso un sereno Natale.
“Puoi rinunciare a pacchetti e pietanze ma mai alla compagnia a Natale: per esempio, se tu non avessi passato tanto tempo con i tuoi compagni per preparare la recita natalizia e non ti fossi impegnata al massimo delle tue capacità, adesso non saresti così tanto felice… il Natale è anche questo: è impegno, veglia, attesa, speranza e solidarietà. Promettetemi, nipotini miei, che ogni qualvolta vedrete qualcuno triste a Natale farete qualcosa, anche un piccolo gesto, per rendere più lievi per lui i giorni festivi. Perché, se dimenticate di riempire il vostro Natale di amore, i prossimi a passare le feste in solitudine potreste essere voi. Il mio consiglio è: vivete senza rimpianti e con cuore aperto”.
Elizabeth pensò per un attimo a quella strana tristezza a Natale…ma era ancora piccola e il suo cuore ignaro del dolore chiudeva ancora gli occhi di fronte a quei tentativi. Niente poteva rovinare le feste, l’ombra non doveva passare di lì per il momento…
L’orologio scoccò la mezzanotte, era davvero Natale.
Gaia De Benedetto, IIID no