La necessità di un corretto uso della tecnologia

È da poco uscita la circolare ministeriale sul divieto dell’utilizzo dei cellulari nelle scuole.

Si sta approdando sempre più alla consapevolezza che, dietro i mille aspetti positivi della tecnologia, la quale ha permesso di portare sbalorditivi miglioramenti nelle nostre vite, vi siano anche aspetti alquanto negativi.

La tecnologia, oltre a regalarci la possibilità di uno smodato benessere, ci sta progressivamente togliendo la parte forse più importante di noi, quella che ci rende umani, la nostra emotività.

Nella società opera ormai una massificazione instancabilmente orientata al progresso tecnologico che ha come fine quello di portare l’uomo al benessere.

Ma siamo sicuri che il bene della nostra specie corrisponda alla comodità più assoluta? Ai piaceri facili? Questi, si sa, dopo un po’ annoiano e infatti dilagano atti di violenza ingiustificata, inspiegabilmente misantropi, soprattutto nelle fasce più giovani della società: avendo tutto, gli adolescenti si annoiano, vivono una vita piatta, vuota di emozioni, finendo così per andare alla ricerca di qualcosa di estremo che faccia loro provare alcunché.

Questa massificazione tende a indurci all’uso quotidiano e ossessivo delle maschere sociali, così facendo ognuno sopprime il proprio io, ostacolandone la crescita, a favore del consenso della massa, indossando un abito comune che non faccia sentire strani, diversi.

Effettivamente, nonostante gli innumerevoli progressi in campo scientifico, tecnologico e psicologico, la nostra società rimane una società mentalmente chiusa: il “diverso” è ancora guardato con disprezzo, mai come fonte di crescita e confronto, la maggior parte di noi fa ancora fatica a cambiare il proprio punto di vista e l’integrazione pare restare una semplice parola scritta qua e la su qualche decreto legislativo.

L’uomo è da sempre un animale sociale, è sopravvissuto nei secoli grazie alla collaborazione coi suoi simili e alla formazione delle società; dunque, gran parte della nostra esistenza si basa sulle relazioni con l’altro, sullo scambio di idee e sull’apprendimento reciproco di comportamenti e ideali.

Così ognuno di noi crea dei legami, fondamentali per qualunque individuo, dalla sua infanzia alla sua vecchiaia.

Oggi, grazie alla diffusione di applicazioni come Instagram e Whatsapp, bambini, adolescenti e adulti hanno trovato un vetro dietro il quale nascondere le proprie insicurezze, un mondo dentro il quale rifugiarsi quando la realtà si fa troppo dura o sgradevole.

Si preferisce rimanere nella propria zona di comfort dove nulla può scuotere il nostro animo, dove siamo i padroni del nostro piatto equilibrio, ma la vita stessa è il contrario dell’equilibrio, è tensione, in ogni suo attimo e si manifesta in ognuno di noi tramite la tensione fra mente e cuore eternamente antitetici ma complementari. Il rischio di ritrovarsi a nudo, senza maschera, dinnanzi ad un’altra persona, ci fa preferire instaurare rapporti sociali o amorosi tramite i social.

Ho visto nascere tante storie d’amore con un messaggio e tante finire sempre nel medesimo modo, distaccato, come se ci si volesse proteggere dalle emozioni “negative” che un rifiuto o una delusione farebbero nascere in noi.

Di relazioni durature se ne vedono ben poche, la maggioranza di noi ha paura di impegnarsi, ha paura di amare; l’amore, per secoli cantato come il più nobile fra i sentimenti, è schivato, in quanto visto come fonte di fragilità e le fragilità, in una massa forte e compatta, non sono ammesse.

Incapaci di amare e accettare il prossimo abbiamo perso anche la capacità di amare noi stessi e di accettarci per come siamo, tendiamo all’isolamento, al distacco da ogni relazione sociale e il telefono ci aiuta dalla solitudine della nostra camera ad avere la parvenza di un contatto col mondo esterno.

Negli adolescenti dilagano la depressione e i suicidi; in questa fascia d’età crescono esponenzialmente, sembra quasi che le nuove generazioni siano nate già stanche della vita, ma come possono imparare ad apprezzarla alienati sullo schermo del cellulare?

Non voglio mettere in dubbio l’utilità della tecnologia come aiuto alle attività umane, ma credo sia necessario iniziare ad interfacciarsi seriamente con le nuove problematiche sociali che questa sta portando alla luce.

Potrebbe essere necessario educare ad un uso corretto e quindi parsimonioso della tecnologia, così che questa rimanga un aiuto per l’uomo senza diventare un ostacolo.

 

Noemi Udassi