La ricerca della felicità

“Fu in quel momento che cominciai a pensare a Thomas Jefferson, quando nella Dichiarazione d’Indipendenza parla della ricerca della felicità. Perché la felicità è qualcosa che possiamo solo inseguire, e che forse non riusciremo mai a raggiungere, qualunque cosa facciamo, come faceva a saperlo?”.

Questa frase, tratta dall’omonimo film “La ricerca della felicità”, ci spiega come nel XVII secolo la felicità fosse concepita come qualcosa di assente nella nostra anima, e che quindi doveva essere ricercata. Il giovane avvocato Thomas Jefferson, infatti, aveva avuto un’ottima intuizione perché molti coloni, con la stesura della Dichiarazione d’Indipendenza nel 1776, poterono finalmente assaporare il gusto della vittoria nei confronti della loro ex Madrepatria Britannica.

La ricerca della felicità sembra inseguire l’uomo fin dalla notte dei tempi. Seppur le nostre condizioni di vita siano migliorate, grazie non solo al progresso tecnologico ma anche a quello morale e civile, le persone sono ancora ossessionate da questo stato d’animo. Più cerchiamo in tutti i modi di essere felici, meno ci godiamo quello che possediamo. La costante, ossessiva ed eterna ricerca ci rende schiavi anziché liberi, impedendoci di essere positivi e, di conseguenza, di essere felici. Molti studiosi affermano che la nostra infelicità è dovuta alla continua gestione del lavoro e dello stress, che ci porta a dedicare meno attenzione a noi stessi. Proprio per questo, le persone di età superiore ai 65 anni risultano essere le più felici. 

In altri casi, però, l’infelicità è una condizione di vita. Questo stato d’animo è tipico di tutti quei personaggi che sono diventati famosi senza mai raggiungere la felicità come: Elvis Presley, Kurt Kobain, Marilyn Monroe. Nonostante continuarono a inseguirla, tenendo a bada la sofferenza di vivere, bevendo, fumando, drogandosi, arrivarono a trovare l’oblio che cercavano. Molti di loro non riuscirono mai a scoprire la vera fonte del benessere. Lo stesso Tolstoj definì l’infelicità come una “storia”, molto spesso interpretata dai media come scelta di vita per aumentare i propri guadagni.

Ma qual è il segreto per raggiungere la felicità? Noi stessi. Un mito antico aveva già trovato una soluzione. Il mito narra che un giorno gli dei si radunarono nell’Olimpo per decidere dove fosse più sicuro nascondere il segreto della felicità.

Alcuni proposero di porlo sotto lo stesso Olimpo, ma si obbiettò che un giorno, a forza di scavare, gli uomini avrebbero potuto trovarlo. Altri proposero in fondo all’Oceano. Si pensò allora di nasconderlo nel cuore stesso degli uomini, qui nessun uomo l’avrebbe mai cercato. 

Il segreto della vita, che racchiude in sé ogni ricchezza, felicità e salute si trova, infatti, proprio nell’intimo di ogni persona. Ma gli uomini si affannano nel cercare dei beni futili, nel mondo esterno e materiale, imprigionandosi così a una perenne insoddisfazione.

Questo mito dimostra nella sua interezza ciò che si cela nella mente degli uomini, che hanno sempre cercato la felicità nelle cose materiali. Dedicare alcuni momenti a sé stessi, agli altri, intraprendere relazioni, fare attività fisica, accontentarsi di ciò che si è fatto, accontentarsi soprattutto del poco e necessario, rappresentano solo alcune delle ricette per raggiungere il benessere individuale, e anche collettivo.

                                                                                                                                               Gian Maria Ausanio