Iran: tante vite per un’unica libertà

Di Alessia Garbugino, 4D

La situazione in Iran

Durante l’ultimo periodo l’Italia, come il resto del mondo, si sta rendendo conto che c’è aria di desiderio di un cambiamento in Iran, un cambiamento che torni ad assicurare il diritto della libertà di tutte le donne a cui è stata tolta la facoltà di vivere la vita che si meritano.

Il 15 agosto del 2022 il presidente Iraniano Ebrahim Raisi ha firmato un elenco di norme riguardanti l’abbigliamento delle donne in pubblico,  l’hijab e la loro castità, e il giorno 16 settembre 2022 è stato invece teatro della cosiddetta “goccia che fa traboccare i vaso”, un vaso già stracolmo; la morte di Masha Amini ha infatti provocato la definitiva rivolta di un popolo esausto di essere oppresso dalle leggi insensate e violente degli ayatollah.

Questa particolare rivolta ha suscitato un seguito mediatico notevole proprio per la presenza di donne e studenti alle manifestazioni.

Colpisce in modo particolare il coraggio di alcune donne che, consapevoli di immolare la loro vita per la speranza di una esistenza dignitosa per il prossimo, hanno deciso di togliersi l’hijab in pubblico in segno di protesta venendo in seguito arrestate dalla polizia Iraniana e uccise.

Provoca un certo sgomento rendersi conto che ci sono alcuni posti nel mondo in cui i semplici diritti di vivere in pace, andare a scuola o all’università ed essere indipendenti da una figura maschile, non sono rispettati ma vengono addirittura oltraggiati o pagati con la morte.

Sembra impossibile che all’alba del 2023 sia necessario doversi battere perché tutte le donne del mondo siano trattate come essere umani.

Le proteste arrivano in Italia

Le varie rivolte e proteste hanno raggiunto anche l’Italia, coinvolgendo numerose donne che in senso di vicinanza hanno eseguito il gesto simbolico di tagliarsi una ciocca di capelli.

Non sono mancati neanche i ragazzi in piazza, scesi a protestare per una causa da loro ritenuta di estrema priorità.

Purtroppo in Iran le repressioni alle rivolte non sono tardate, violente e ingiustificabili.

 

Secondo un’indagine pubblicata da Amnesty International, le vittime dal 19 al 25 settembre 2022 sarebbero state 52 tra cui 5 donne e 5 minorenni, e sarebbero state attuate anche torture ai danni dei manifestanti e dei passanti e aggressioni sessuali nei confronti delle donne in piazza.

Tutto questo avviene ed è reso lecito dalla norma che sancisce che le forze della sicurezza iraniana siano legittimate “alla forza letale e alle armi da fuoco con l’obiettivo di uccidere manifestanti e nella consapevolezza che il loro uso avrebbe potuto causarne la morte”.

Il coraggio delle donne

Purtroppo ognuno di noi in prima persona non può compiere atti concreti che aiutino le donne iraniane in questa battaglia.

E’ però importante   non adagiarsi su questo concetto e provare in ogni modo a combattere l’ideologia che le donne siano un oggetto destinato alle mani di un uomo.

Fa impressione riconoscere il coraggio di donne, ragazzine e bambine che hanno preferito lottare fino alla fine per riacquisire la vita di un tempo.

In particolare c’è stato un episodio in cui una bambina di soli 12 anni ha deciso di recarsi a scuola senza hijab ed è stata in seguito uccisa.

Era solo una bambina, una bambina che se fosse vissuta in Italia avrebbe giocato al parco con le compagne di scuola, avrebbe scelto con la mamma se indossare un abitino rosa o uno azzurro per il suo compleanno, e che invece ha avuto la forza di sostenere per un solo istante tutta la sua nazione sulle spalle, fino a quando anche l’ultima cosa che le era rimasta, la vita, le è stata atrocemente tolta.

Ci sono donne in Iran che da un giorno all’altro si sono trovate impossibilitate a studiare   e sono state in questo modo derubate del loro futuro.

Altre si sono ritrovate ad essere schiave di padri, fratelli o compagni; donne forti e indipendenti piegate alla volontà di un uomo che si è ritrovato ad averne pieno potere.

La battaglia più difficile da affrontare è spesso quella per cui non ci viene chiesto di combattere, ma per cui dobbiamo essere noi in prima persona ad alzarci e decidere che è il momento di metterci in gioco per qualcosa di importante, come in questo caso, per la libertà.