La pianta aromatica dell’ Alloro

L’Alloro (Laurus nobilis) o Lauro è una pianta aromatica appartenente alla famiglia delle lauracee.

Si presenta come un arbusto con rami sottili. Il legno è aromatico ed emana lo stesso odore delle foglie, il suo colore varia dal verde al nerastro. L’impollinazione avviene soprattutto attraverso gli insetti.

L’alloro ha radici lontane, è una pianta famosa per le sue proprietà benefiche ed è una tra le erbe aromatiche più utilizzate, grazie alla sua versatilità. In cucina viene usato nei primi piatti, in salse e sughi, in zuppe e minestre, nei secondi di carne e pesce e anche nei contorni, per dargli un tocco più deciso. Viene spesso utilizzato per insaporire i fagioli o le lenticchie. È poi indicato con le castagne bollite, i carciofini sott’olio e con le patate al forno.

Con l’alloro si possono fare dei decotti rinfrescanti ed è anche un rimedio casalingo per allontanare le tarme dagli armadi; se trattato con l’alcool, si può ricavare un gustoso e profumato liquore. E’ utilizzato sin dall’antichità per le sue innumerevoli proprietà terapeutiche, Le sue foglie contengono un olio essenziale utile per alleviare i disturbi dello stomaco e per ridurre il fastidio di tosse e catarro. L’alloro è anche un ottimo antinfiammatorio contro l’artrite e i reumatismi. 

A questo arbusto è legata la leggenda di Apollo e Dafne. Si narra che Apollo, fiero di aver ucciso il serpente Pitone con le sue frecce, se ne vantò con Cupido, il dio dell’amore. Nel farlo, lo derise, chiedendogli quali imprese gloriose lui potesse vantare. Cupido, irato, giurò vendetta al dio e preparò le sue frecce.

Le frecce che Cupido portò con sé per avere la sua rivincita su Apollo erano due: una d’oro, con il potere di far innamorare chi l’avesse ricevuta; l’altra di piombo, con il potere di respingere l’amore. Con la prima freccia Cupido colpì Apollo. La seconda, invece, la scoccò verso Dafne, figlia del fiume Peneo e della madre terra Gea.

Il risultato fu che mentre Apollo cadde perdutamente innamorato della ragazza, quest’ultima iniziò a respingerlo, fuggendo da lui. Apollo cercò la ninfa ovunque, fino a trovarla. A nulla valsero i suoi tentativi di convincerla dei suoi sentimenti o blandirla con le sue parole: Dafne continuò a fuggire nel bosco.

Quando Apollo finalmente la raggiunse, la ragazza chiese aiuto a Peneo e Gea perché la aiutassero. I due allora arrestarono la sua corsa: le sue gambe si fecero pesanti, il corpo si protese verso l’alto e dalle sue mani iniziarono a nascere foglie di alloro. Dafne si trasformò in albero di fronte ad Apollo, che abbracciò il suo tronco giurando che da quel momento il lauro sarebbe stata la sua pianta sacra.

 

Battista Dino

Piccirilli Emmanuele