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Intervista a Fabio Falcone e Massimo Giuliani de “La differenza”, la band vastese che ha conquistato Sanremo

Nella mattinata del 16 Gennaio, si è tenuto l’incontro inaugurale del Festival della Scienza Ad/ventura, “Tra Musicali Accordi”, a cui hanno partecipato alcuni degli artisti abruzzesi più influenti.

Fabio Falcone e Massimo Giuliani, membri della band italiana “La differenza”, ci hanno gentilmente concesso un’intervista.

Com’è nato il vostro singolo di maggiore successo “Che farò”, brano che avete portato anche sul palco dell’Ariston?

Era l’autunno del 2004, avevamo già firmato un contratto con la nostra casa discografica e ci proposero di provare il Festival di Sanremo. In realtà, le band, all’epoca, non guardavano Sanremo come qualcosa di conveniente, a noi sembrava quasi di andarci a snaturare. Iniziammo a lavorare su alcuni pezzi, ma senza troppa convinzione. Poi, però, ci incontrammo in studio di registrazione con il nostro produttore e ci convinse del fatto che quello potesse essere il brano giusto. All’inizio la canzone si chiamava “Dylan Dog” ed era ad argomento fumettistico. Il nostro discografico, però, ci disse che avremmo dovuto cambiare il testo; così in una notte dovemmo modificarlo completamente, in quanto la mattina successiva sarebbe scaduto il termine per presentare in Rai il brano. Dunque dalle 2 di notte fino alle 8 del mattino “Dylan Dog” divenne “Che farò”, poi la presentammo in radio e venne presa.

Foto di Chiara Antenucci

Com’è cambiato secondo voi il modo di vivere la musica, sia dei musicisti che del pubblico stesso?

E’ cambiato tutto, completamente. Fare musica oggi è uno sport totalmente diverso. Noi facciamo parte dell’ultima generazione che ha vissuto la vecchia discografia. Subito dopo, infatti,  viene creato YouTube, nel 2005, poi i Talent Show iniziano a sfornare artisti e infine arriva Spotify. Noi, quindi, abbiamo vissuto un’epoca dirompente, un terremoto discografico. Questo, di conseguenza, ha cambiato il nostro modo di approcciarci alla musica. Prima scrivevi una canzone e, tramite la casa discografica, sapevi sarebbe arrivata ad un determinato target. Oggi non è più così, la casa discografica non ha più alcun potere ed è come se si fosse eliminato un filtro. Oggi è tutto molto più veloce, ma, allo stesso tempo, questa velocità estrema porta una minore attenzione nei confronti della musica. Ad esempio, se oggi Lucio Dalla o De Andrè cercassero di diventare famosi, non ce la farebbero. Sono tutti artisti esplosi al 6°/5° disco, oggi non hai la possibilità di fare questo: se non funzionano i primi singoli, sei fuori dai giochi. Per voi ascoltatori, invece, è un po’ diverso: da un lato avete la possibilità di ascoltare tantissima musica diversa, ma dall’altro ascoltare tutto equivale a non ascoltare niente. Ad esempio, noi che abbiamo vissuto sia prima che dopo, ci siamo resi conto di quanto i dischi di prima ci siano rimasti impressi sottopelle, mentre tutto ciò che ascoltiamo adesso non ci lascia niente.

Cosa vi piace trasmettere al vostro pubblico?

Noi siamo una band molto rock ed empatica, non siamo da ascoltare durante un aperitivo, ma da vivere la sera in un locale o a saltare sotto il palco. Siamo sempre stati così e se voi foste venuti ad un nostro concerto ve ne sareste resi conto. Veniamo dalla matrice rock, questo è il nostro modo di fare musica e credo che così moriremo, anche perché, quando poi suoniamo in cinque, si ricrea sempre quest’emozione. Ad esempio, quest’estate un ragazzo ci ha contattato e abbiamo fatto un concerto sulla spiaggia, è stato come un ritorno al passato, con il pubblico di allora, ma stavolta con qualche figlio in braccio.

E infine, chi erano i vostri artisti preferiti quando eravate giovani?

Alla fine sono gli stessi di adesso. Le band di riferimento internazionali erano, ad esempio, i Queen, i Beatles, i Clash, mentre come cantanti solisti italiani abbiamo sicuramente Battisti, Vasco Rossi e Lucio Dalla. Qui stiamo parlando di giganti e per com’è andata la musica negli ultimi anni, quando citi questi nomi, la loro importanza diventa ancor più esasperata. Come per tutte le cose, stiamo andando verso una precarietà e una velocità estrema, ma questi artisti hanno scritto canzoni che i vostri figli continueranno ad ascoltare. Sono dei classici, come Manzoni, Leopardi e Ugo Foscolo. Noi abbiamo avuto la fortuna di vivere la musica quando loro erano in vita, un po’ come essere scrittori al tempo di Leopardi.

 

Alessandra Masciantonio