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“Quello che sei si riflette nella musica che fai”: intervista a Nicola Oliva, dai banchi del Mattioli al fianco di Laura Pausini

In occcasione dell’ apertura del Festival della Scienza Ad/ventura, abbiamo avuto come ospite il musicista Nicola Oliva al quale abbiamo potuto rivolgere qualche domanda.

 

Come ti senti ad essere tornato nella scuola che anche tu hai frequentato e a vederla così cambiata?

Mi sento emozionato perché questa è stata la scuola che ho frequentato durante l’adolescenza, inoltre questo è anche il posto dove abbiamo fatto moltissimi spettacoli, quindi è una sensazione bellissima. Per quanto riguarda la scuola non l’ho trovata cambiata a livello di istituto, perché entrando mi ha dato la stessa sensazione di quando avevo lo zaino ed andavo nella mia classe; mi ha sorpreso, invece, il cambiamento inerente al discorso musicale. È bello sentire la musica nei corridoi, è un po’ come la immaginavo quando ero qui.

Foto di Greta Di Segni

Hai suonato al fianco di grandi artisti esibendoti dinanzi a moltissime persone, come ci si sente a vivere queste forti emozioni?

All’inizio ci si deve arrivare preparati, anche se poi preparati non si è mai, quantomeno però preparati al fatto che si sta lavorando con un grande artista, a seconda di chicchessia. Ovviamente il pubblico più numeroso c’è stato con Laura Pausini, infatti in qualsiasi luogo non c’erano mai meno di 20.000 persone. Quindi l’emozione è tantissima e quando sali lì sopra sai che c’è un compito da ricoprire. È come fosse una squadra, ognuno ha il suo ruolo e tu, facendone parte, hai il tuo. Ci sono cose che all’inizio non si riescono ad interiorizzare, poiché non si ha il tempo per capire tutto subito, solo man mano, riflettendoci, si comprendono i tanti tasselli che si vanno ad unire. Per quanto riguarda invece gli spettacoli più piccoli, come ad esempio quelli nei teatri, ci si accorge di un altro lato e aspetto della musica, totalmente diverso. Quindi la percezione sul palco cambia da artista ad artista e soprattutto da situazione a situazione. Nonostante questo, la tensione è però sempre presente ed è un sentimento comune che anche gli altri provano. Insomma l’emozione è davvero d’impatto.

Quale consideri essere l’apice della tua carriera, il momento che ti ha regalato più sensazioni e gratificazioni?

Probabilmente deve ancora venire, tuttavia si possono considerare alcuni periodi favorevoli. Questi per me sono arrivati non molto tempo fa poiché, nell’arco di un anno, ho collaborato con tre importanti produzioni. Però tutto quello che deve venire non lo si sa ancora; so che ci sono stati dei momenti pieni di musica ed emozioni, tuttavia è possibile che ciò che deve venire possa rivelarsi una bella sorpresa.

Cosa vorresti trasmettere con la tua musica?

Con la musica non voglio trasmettere qualcosa in particolare, vorrei che come concetto la musica in generale trasmettesse il filo diretto con la realtà, la semplicità. Infatti quello che si è, si riflette nella musica che si fa. Capita di conoscere tantissime persone che trasmettono poco a livello umano e spesso anche a livello musicale perché costruiscono un muro che in qualche modo influenza anche la loro musica; invece tutti i più grandi artisti che mi è capitato di conoscere erano persone con le quali passavo molto tempo a parlare e spesso non di musica. È qualcosa che mi fa sempre emozionare ed è proprio questo quello che voglio trasmettere: la semplicità.

 

Giulia Tiranno