Da Genova a Kakuma per dare un senso al proprio viaggio

La regista Laura Sicignano parla di sé e del suo ultimo lavoro, in prima nazionale il 24 gennaio a Genova.  

di Giovanni Catelani, Dario Donato, Federico Frau, 2d

Il giorno 17 Gennaio, l’ex studentessa del Liceo classico “Andrea D’Oria” e ora affermata regista Laura Sicignano è tornata sui “banchi di scuola” per raccontare due nuovi spettacoli con cui riprenderà ad esibirsi a Genova, dopo una lunga parentesi in Sicilia, da direttrice del “Teatro Stabile” di Catania. 

Ritrovando il suo vecchio liceo, Laura si è lasciata trasportare dalla memoria,  ricordando gli anni di grande crescita personale, trascorsi in questo luogo, e ripercorrendo il suo passato a partire dalla “nascita” della sua vocazione, iniziata come una semplice attrazione per l’arte e sviluppatasi poi in un vero e proprio lavoro, alimentato dalla passione.

La regista, infatti, negli anni ha collaborato con colleghi del calibro di Tonino Conte e Ivo Chiesa, per poi fondare, nel 1994, una propria compagnia teatrale, riconosciuta  dallo stesso Ministero della Cultura, chiamata “Il Teatro Cargo”  in onore dell’ex cantiere navale di Voltri in cui è stata direttrice, regista e autrice di numerose produzioni. Ha inoltre organizzato festival su tematiche di impegno civile e ha curato le stagioni nel Teatro del Ponente e nel suggestivo Teatro settecentesco di Villa Galliera, vinto in appalto e ristrutturato dalla  compagnia stessa. 

Dopo i ricordi, la regista ha presentato i suoi due nuovi lavori: uno di questi, scritto e da lei diretto, è “KAKUMA, fishing in the desert“, un connubio tra poesia e reportage, per dare voce a un non luogo e alla storia di eroi dimenticati. 

Kakuma è un enorme campo profughi nel Kenya centrale, che ospita più di 170 mila migranti provenienti da tutta l’Africa che fuggono dalla guerra o per ragioni climatiche. Questo centro accoglie ogni anno decine di migliaia di persone bisognose di una nuova casa e di una nuova vita.

E’ molto difficile visitare Kakuma dal vivo,” racconta la regista genovese “solitamente i giornalisti si limitano a parlare con la troupe del campo in videochiamata e, nella mia breve permanenza nel campo, non sono riuscita a visitarlo completamente, essendo sempre stata scortata da diverse guardie. Nonostante ciò sono riuscita a raccogliere diverse testimonianze di rifugiati. La cosa che ho apprezzato maggiormente del campo è lo scambio culturale che avveniva quotidianamente tra i diversi popoli: in ogni luogo di Kakuma traspariva una estrema multiculturalità, con diverse lingue, usanze e tradizioni. Penso che anche il nostro paese possa trarre insegnamento da ciò.”

Continua parlando di cosa vuole rappresentare con questo spettacolo e cosa rappresenta per lei il teatro.

Il nostro obbiettivo è che lo spettatore esca dal teatro maggiormente informato e formulando un pensiero, perché credo che oltre ad emozionare una opera debba trasmettere anche qualcosa. Allo stesso tempo abbiamo cercato di mantenere il lato artistico del teatro: raccontiamo della fragilità umana, della paura, della tristezza, del coraggio e della speranza, di ciò che ci rende umani.

Da giovane volevo fare questo lavoro per rappresentare il mondo in maniera alternativa, perché la realtà non mi piaceva. Questo è vero, ogni spettacolo fa parte di un mondo diverso, ma esso mantiene sempre difetti e problemi: perciò penso che ogni opera, anche in una minima parte, sia lo specchio del mondo reale.” 

 

Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Nazionale di Genova, debutta in prima nazionale dal 24 al 29 gennaio 2023 nella Sala Mercato, in piazza Gustavo Modena: un’ora di emozioni e colori, da non perdere.