Essere trasparenti

 

 

Chiesi al tassista di non ubriacarsi,

prima di accompagnarmi a casa.

Ma della mia voce l’uomo non ha mai udito;

son trasparente come l’albero sul quale sbattemmo

agli occhi dell’autista.

Ed ora tutti mi credono morto,

o forse che non sia mai esistito!

Ma del mio sangue blu,

nel mio corpo v’è ancora traccia.

Il bosco mi accoglie e un bianco lenzuolo mi copre,

forse sono un fantasma o forse lo ero prima.

Della luce del sole non voglio sapere niente,

ho già avuto tanti inconvenienti con la mia lampadina.

La notte è il teatro della mia mente curiosa,

e vago a squartare i ventri di quella dannata specie

per comprendere come ne ragionino i membri;

per la polizia tanto, son ancora trasparente.

Ma la mia morte mi ha reso felice,

qui nel bosco tutti mi vedono e mi rincorrono.

Finalmente la natura ha riconosciuto la mia esistenza,

forse era questo il paradiso di cui tanto blateravano.

Finalmente ho il mio corpo,

e dell’anima, non v’è più traccia.

Damiano Cassibba 4B Liceo Scientifico-Istituto “G. Carducci “-Comiso [RG]