Margaret Cavendish, la donna che sfidava gli scienziati

La storia abbonda di donne che hanno fatto della scienza la loro ragione di vita, molto spesso incontrando difficoltà e pregiudizi da parte di una società che non riconosceva loro il giusto peso e l’enorme contributo che hanno dato al settore scientifico. 

Margaret Cavendish fu una filosofa, scrittrice e drammaturga del ‘600, riscoperta intorno al 1970 grazie ai movimenti femministi. Nacque in Inghilterra nel 1623 e, nonostante avesse composto molti scritti di filosofia sulla natura, diventò famosa per la biografia di suo marito, William Cavendish, conosciuto in Francia durante la rivoluzione inglese.

Questione di genere, potere, usi e costumi dell’epoca, filosofia erano gli argomenti che amava affrontare nei suoi scritti, ma era soprattutto la scienza la disciplina che la affascinava di più.  Margaret Lucas nasce in una famiglia numerosa e ricca, ma per sua sfortuna perde il padre quando aveva soli due anni. Dalla madre apprende un grande spirito di indipendenza, anche se l’educazione che le viene impartita non è delle più raffinate: oltre a imparare a leggere e scrivere, le furono date lezioni di canto, danza e poco altro.

La futura duchessa di Newcastle era dotata di una grande curiosità che la porterà a studiare in maniera autonoma, esplorando le discipline più disparate, facendosi largo in un mondo di uomini. Diventa damigella di compagnia della regina Enrichetta Maria, una delle regnanti più impopolari di Inghilterra, che fu travolta dalla Guerra Civile e costretta a fuggire a Parigi. Margaret seguì in Francia la sua regina, e qui conobbe il suo futuro marito, William Cavendish, di oltre trent’anni più vecchio di lei, da cui prenderà il cognome e il titolo.

Margaret riteneva che la donna fosse limitata a causa dei pregiudizi della società, che la voleva sottomessa e passiva. Il suo pensiero femminista risalta soprattutto in uno dei suoi saggi (Observations upon Experimental Philosophy) dove vuole rivalutare il ruolo femminile, contrastando filosoficamente le considerazioni aristoteliche sull’inferiorità della donna.

Nonostante avesse ricevuto un’educazione mediocre, come quella di tutte le donne dell’epoca, decide di iniziare a studiare autonomamente diverse discipline, così da poter entrare in quel mondo dominato dagli uomini ed essere considerata loro pari.

Si appassionò particolarmente alla filosofia della natura, grazie a suo fratello John Lucas, uno dei padri fondatori della Royal Society, e incrementò questo suo interesse con il marito che la introdusse nel New Castle Circle, dove ebbe l’opportunità di conoscere e confrontarsi con molti intellettuali del tempo, come Hobbes e Cartesio.

Grazie al marito, la giovane Margaret scoprì un mondo per lei sconosciuto, fatto di esperimenti scientifici, dibattiti filosofici e studi approfonditi. Per lui, costretto all’esilio, Margaret cercò invano una conciliazione con Cromwell, leader della guerra civile, diventando proprio in quegli anni una personalità pubblica a Londra e cominciando a pubblicare tantissimo.
Margaret non fu una scienziata, ma attraverso i suoi scritti e il suo lavoro contribuì tantissimo ad aumentare l’interesse femminile nei confronti della scienza. 

Nei suoi scritti non solo esprimeva liberamente il suo pensiero ma, in più di un’occasione, accusò il celebre Robert Hooke – uno degli scienziati più importanti del Seicento – per l’eccessivo affidamento alle macchine. Furono ben sei i trattati di filosofia naturale che pubblicò, a cui si aggiunsero poemi, testi teatrali, orazioni, discorsi, e perfino un’opera di fantascienza. Pur diventando un personaggio di spicco all’interno dell’intellighenzia inglese dell’epoca, non venne mai ammessa alla Royal Society, la prestigiosa associazione scientifica britannica, ma le fu permesso una sola volta di partecipare a una riunione. Era il 1667 e il fatto suscitò un grande clamore: nessuna donna, prima di allora, aveva varcato la soglia del tempio della scienza. «Non desidero altro che la fama» scrisse in una delle sue prime opere, e questa sete di gloria in effetti la accompagnò per tutta la sua vita. Margaret si definiva una donna timidissima e, nonostante i suoi sforzi, non riusciva a non comportarsi in maniera poco disinvolta. Forse per questo adottò uno stile unico nell’abbigliamento, nel modo di pensare e di comportarsi. Insomma, si rifiutava di vestire come le altre donne, ma era soprattutto il suo modo di pensare a renderla diversa dai canoni femminili dell’epoca.

Sfidò le convenzioni di un mondo rigorosamente maschile e maschilista, collezionando spesso critiche e appellativi non sempre gentili. Il mondo non era pronto per una donna così, ma sicuramente Margaret morì realizzando il suo più grande sogno: varcare la soglia della Royal Society. Unica donna in un mondo ancora dominato da uomini.