La poesia: sesto senso.

Parlando di Wislawa Szymborska e di poesia                                                                      con la “piccola maestra” Maria Grazia Calandrone 

 

di Pietro Barosso, Martina Cao, Egle Gatto, classe 2B

“Ci dobbiamo stupire di ogni cosa che vediamo”

Wislawa Szymborska

Sono le parole di Maria Grazia Calandrone, scrittrice e poetessa italiana contemporanea, a commento della lirica Disattenzione della poetessa polacca Wislawa Szymborska, vincitrice del premio Nobel per la letteratura nel 1996.

Maria Grazia, nell’ambito dell’iniziativa “I Piccoli Maestri”, ha incontrato nella giornata dell’8 marzo, le classi 2B e 2D del Liceo D’Oria per commentarla e per riflettere insieme sul significato di scrivere e leggere poesia oggi.

La poesia presentata dalla Calandrone, infatti, mostra come lunicità di ogni singolo momento che si vive all’interno della giornata sia assolutamente particolare e caratterizzata da una miriade di sfaccettature differenti e da aspetti del tutto singolari che necessitano di essere colti.

I dettagli sono fondamentali per la stesura di una poesia o di una prosa, ma lo sono altrettanto nella vita quotidiana in cui ogni attimo, seppur simile a quello precedente, va osservato attentamente, senza tralasciare alcuna riflessione che  la visione di questo attimo porta a compiere.

Per la poetessa polacca quindi non esiste l’ordinario, né l’ovvio o il normale, ed è proprio per questo che bisogna lottare con ciò che lo sembra in apparenza. Infatti il tema centrale della sua poesia è la quotidianità del mondo reale, che viene sempre affrontata e descritta come una quotidianità dilatata, indagata, ribaltata nei suoi luoghi comuni, che rinnova il nostro stupore nato dalla contemplazione dei gesti che paiono piccoli e insignificanti.

I suoi componimenti sono permeati da un radicato e assoluto senso di meraviglia che, attraverso l’incontro con la vita comune, offre intuizioni geniali portando la sua poetica al più alto livello lirico. Una vera e propria ricerca filosofica del senso del vivere, attraverso gli oggetti, i gesti, le cose semplici e comuni.

A sottolineare l’importanza dell’attenzione al dettaglio è sicuramente un secondo aspetto che è fondamentale nel componimento di una poesia: la concretezza.

L’essere concreti, e quindi vicini a ciò che si vive nella propria esperienza, è la fonte di ispirazione principale per uno scrittore, ma soprattutto per un poeta che ha l’ulteriore compito di rendere il più chiaro possibile il proprio testo al lettore che deve essere in grado di interpretare il pensiero dell’autore, spesso anche con “adattamenti” alla propria vita personale, ritrovando alcune riflessioni dell’io lirico come proprie.

La poesia è una musica di parole, trasmette sensazioni, è necessario farla suonare con un ritmo come fosse una vera e propria danza”-

Maria Grazia Calandrone

Maria Grazia Calandrone riporta, con questa frase, al sentimento spoglio e travolgente che la poesia con la sua struttura stessa è in grado di infondere nel lettore, la rabbiosa impetuosità di Eugenio Montale, la vigorosa brevità di Giuseppe Ungaretti e il persistente stupore di Wislawa Szymborska.

Le poesie della Szymborska affrontano questioni esistenziali e si sforzano di fare luce sulle domande più antiche e radicate dell’esistenza umana.
Una poesia minimalista, priva di artifici retorici, che -partendo da episodi e sentimenti comuni – porta il lettore ad assimilarli e affrontarli con uno sguardo più consapevole e profondo.

La sua scrittura è leggera, semplice solo in apparenza, diviene il frutto di una padronanza assoluta della lingua e della metrica, del suono e della musicalità delle parole. I suoi termini sono infatti materia viva e palpitante,  sono l’espressione diretta della voce stessa della poetessa, al fine di dare maggiore importanza al vero protagonista della sua opera, ossia il lettore e la sua intima e personale esperienza umana.

Sensazioni, trasmesse unicamente da parole, spazi bianchi, inseriti e accuratamente posizionati per far sprigionare, nella nostra mente, un’infinita varietà di riflessioni, per  cercare di capire cosa abbia spinto il poeta a scegliere fra migliaia proprio quell’argomento che, curiosamente, troviamo tanto vicino, la sensazione totalmente personale che ogni singola parola fa scaturire in noi e, non da ultimo, il tentativo labirintico di carpire il vero significato della parola, incastonata come una gemma nei versi della poesia.

Di fatto, come ricorda la scrittrice, “La poesia non deve necessariamente essere compresa, né tantomeno va cercato il suo “vero” significato: la poesia è la parola del mistero, non si riesce mai, o quasi, ad esprimere completamente ciò che si intende dire”-

La Calandrone ha voluto concludere riportando una citazione del poeta svedese Tomas Tranströmer, a cui quando veniva chiesto cosa pensasse delle traduzioni delle sue poesie rispondeva –“La traduzione delle mie poesie va bene, la poesia è già di per sé la traduzione di una lingua invisibile”.