Investigazioni e tecnologie vanno d’accordo?

Intervista a Luciano Ponzi, investigatore privato

di Chiara Bottino, 1B  

 

Luciano Ponzi, una figura di rilevanza internazionale, esponente di spicco della categoria degli investigatori privati italiani, presidente della associazione Federpol, (Federazione italiana degli istituti privati per le investigazioni-informazioni-sicurezza  ), nipote di Tom Ponzi, capostipite di quattro generazioni di investigatori, ci racconta parecchi aneddoti su come il suo lavoro, ma non solo, anche il suo stile di vita, sia completamente cambiato in questi ultimi anni a causa della tecnologia. 

La sua carriera ha inizio già prima della maggiore età, con lavori inerenti controlli sui minori per verificare l’eventuale uso di stupefacenti, sotto la supervisione del padre. A 14 anni viaggiava, quando ne aveva l’occasione, con suo padre Vittorio Ponzi, in giro per l’Italia. Oggi porta avanti l’azienda di famiglia, nata nel 1958. 

Ponzi ci confessa che la sua attività, negli ultimi anni, ha visto notevoli vantaggi e miglioramenti grazie alle nuove tecnologie, che in questo campo lavorativo sono fondamentali. Ma proprio lo sviluppo tecnologico e la conseguente  regolamentazione legata alla legge sulla privacy  ha messo alla prova il lavoro di molti investigatori. 

Andando più nello specifico, gli investigatori hanno bisogno di ben pochi oggetti per svolgere tutti gli incarichi a loro assegnati. Negli anni, grazie alla tecnologia,  se ne sono aggiunti di nuovi o sono stati migliorati quelli già esistenti. 

Un esempio? Il computer ha sostituito la macchina da scrivere,  la carta carbone e le veline: la stesura della relazione investigativa è stata notevolmente semplificata ed è diventata molto più veloce.   

Il navigatore satellitare ha sostituito la vecchia cartina geografica: prima dell’entrata in commercio di questa tecnologia, gli investigatori viaggiavano con le cartine di tutte le città nel baule della macchina, una cosa impensabile al giorno d’oggi.

Da questa tecnologia è stato poi sviluppato il localizzatore satellitare,  più noto come GPS, ovvero Global Positioning System, che potrebbe rappresentare una svolta definitiva nel settore investigativo.

Anche relativamente alle tecnologie telefoniche, vi sono pro e contro. I telefoni ormai fanno parte della nostra quotidianità e di conseguenza è per noi ormai impossibile allontanarsene; nella vita di un investigatore lo è ancora meno: il cliente può cercarci  in ogni momento e ovunque, perciò nella vita privata non si ha più la libertà di perdere di vista il telefono neanche per un attimo. Prima dell’invenzione dei cellulari, Ponzi ci racconta che si spostava ogni giorno con un sacchetto di gettoni, per riuscire a telefonare dalle cabine telefoniche… 

Grazie alle nuove tecnologie, la sicurezza e la video sorveglianza sono di gran lunga migliorate; in compenso purtroppo è anche aumentata la criminalità.

Ma esiste ancora qualcosa che sia ancora controllato esclusivamente dall’uomo? Secondo Ponzi la risposta è certamente affermativa:  la tecnologia da sola rischia di fallire e, per quanto sviluppata,  non è ancora arrivata a competere con l’intelligenza umana. Senz’altro l’animo umano è sempre sotto il nostro controllo: il fattore umano è indispensabile per scegliere tra bene e male, mentre una macchina potrebbe commettere un errore in ogni momento.

Insomma: droni, micro telecamere, macchine fotografiche,  GPS, internet,  telefoni … per questa categoria la ricerca di nuovi riscontri tecnologici non si arresta mai.

Ponzi che è un innovatore lo riconosce: per lui e per molti altri investigatori, la tecnologia è sempre più importante.  A volte però si rivela invadente e non mancano conseguenze negative.

Quello dell’investigatore è un mestiere in cui la conoscenza dell’animo umano continua a essere fondamentale:  le tecnologie sono utili e continueranno a esserlo, ma la coscienza umana non sarà mai posta in secondo piano.