Il Derviscio rotante: una danza verso il cielo

La mevlevi sema, detta anche “danza dell’estasi”, dal 2008 patrimonio immateriale dell’umanità UNESCO, è una danza sacra originatasi presso la confraternita sufi Mevleviyye, fondata dal teologo musulmano e poeta Jalāl al-Dīn Muḥammad Rūmī intorno alla prima metà del 1200. 

Altamente emblematica, altamente spirituale, questa danza è l’espressione stessa della realtà divina e della realtà fenomenica, in un mondo in cui tutto, per sussistere, deve ruotare come gli atomi, come i pianeti, come il pensiero. Il Semà simbolizza l’ascesa spirituale – viaggio mistico dall’essere a Dio – in cui l’essere si dissolve ritornando poi sulla terra.

La danza si compone di diverse fasi. Il rito inizia con un nait, inno di lode al Profeta, un elogio a tutti i Profeti e a Dio che li ha creati. Segue una introduzione con improvvisazione di flauto, ney. Un suono di tamburi, nella seconda fase, simboleggia la creazione del mondo, e poi nella terza fase, la dolce melodia di un flauto, col suo suono sensibile e delicato, rappresenta il soffio divino da cui tutte le creature traggono vita. Terminato questo concerto, comincia il semà vero e proprio con un inno mevlevi.

Entrano in fila il Maestro, il capo dei danzatori, e i danzatori, coperti da un mantello nero, simbolo dell’ignoranza e della materia, sotto il quale indossano un abito bianco che rappresenta, come lenzuolo mortuario, la luce e il distacco dall’ ego.  I dervisci hanno un alto cappello di feltro marrone, che simboleggia la loro pietra tombale. A passi lenti, i dervisci percorrono in senso antiorario tutto il perimetro per tre volte.  

Durante il Sema si distinguono quattro movimenti musicali (selam), ciascuno con un ritmo distinto. All’inizio, durante e alla fine di ogni selam, il semazen asserisce l’esistenza, l’unità, la maestà e la potenza di Dio. Il Primo selam rappresenta la nascita dell’essere umano; il secondo la magnificenza della creazione;  il terzo selam rappresenta l’estasi, è lo stato noto come nirvana presso il buddismo. Il rito si conchiude con la recitazione di alcune sure del corano, una preghiera per la pace delle anime di tutti i Profeti e dei credenti. Durante la danza, quando i dervisci allungano le braccia lasciano che l’“energia divina” entri dal palmo destro, attraversi il corpo ed esca dal palmo sinistro. 

I dervisci dopo aver allargato le braccia, roteando su se stessi iniziano a girare attorno alla sala, usando il piede destro per guidare i loro corpi attorno al piede sinistro, la mano destra volta al cielo per ricevere i doni di Dio, la mano sinistra volta alla terra per dispensare a tutti i presenti i doni ricevuti da Dio. Così girano tutti da destra a sinistra, in un’ampia vorticosa immagine dell’Essere, mentre il capo dei danzatori passa lentamente fra loro.

Dopo il completamento del Sema, tutti i dervisci si ritirano silenziosamente nelle loro stanze per la meditazione. Una caratteristica importante di questo rito antico di otto secoli è che unisce le tre componenti fondamentali della natura umana: la mente (come conoscenza e pensiero), lo spettro emozionale (attraverso l’espressione dei sentimenti, la poesia, l’arte e la musica) e il corpo (inteso come ente che determina il movimento, attivando la vita, girando). 

Mentre storicamente solo gli uomini erano autorizzati a prendere parte alla cerimonia, alcune comunità ora consentono alle donne di parteciparvi.

La pratica è diffusa soprattutto in Cappadocia, nel cuore della penisola anatolica. Sebbene nel 1925 il governo turco ordinò per decreto lo scioglimento di tutte le confraternite Mevleviyye, questi riuscirono a sopravvivere in piccoli villaggi in tutto il Medio Oriente. 

 

Michelangelo Grimaldi