Platone e il celebre mito sulle anime gemelle

 

Nella nostra società sono radicati innumerevoli miti dell’età antica, soprattutto dei più grandi filosofi e letterari greci e latini. Un esempio è il mito degli Androgini di Platone.

Platone, nel Simposio, parla dell’amore e lo fa narrando un banchetto (significato del titolo) tra vari personaggi illustri. Era prassi, nei convivi, scegliere un tema che ogni ospite poi avrebbe affrontato argomentandolo. 

Il primo a parlare è Fedro, il quale elogia Eros  come il più antico degli dèi, che dona agli uomini il maggiore tra i doni; Pausania distingue, invece, un eros volgare, che si rivolge ai corpi, da un eros celeste, che si rivolge alle anime;  Erissimaco vede nell’amore una forza cosmica e generatrice che  determina tutti i fenomeni sia umani sia naturali.

 Aristofane narra il mito degli Androgini, un antico racconto mitico secondo cui in origine la figura dell’essere umano era tonda e doppia, cioè composta da due esseri uniti in maniera inscindibile. I generi umani erano dunque tre: maschio, femmina, androgino. Temendo la loro forza e irritato per la loro sfrontatezza, Zeus decise di dividere gli esseri umani in due, per dimezzarne la potenza. 

A quel punto gli uomini iniziarono a cercare la loro metà in modo talmente tanto disperato che Zeus dovette mandare sulla terra Eros affinché questi potessero ritrovarsi e unirsi anche solamente con l’atto fisico dell’amore.

Mediante il racconto di Aristofane, Platone sottolinea come uno dei caratteri umani fondamentali, rivelati dall’amore, sia l’insufficienza, o l’incompletezza.  Da qui la ricerca dell’ anima gemella.

Ogni essere vivente cerca la propria parte mancante per sentirsi finalmente completo.