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“Affidandosi troppo alla tecnologia si rischia di perdere la bellezza del gioco”.

Chiacchierando di calcio e innovazioni con Edoardo Gorini, allenatore del Cittadella. 

 

Di Francesco Giovanni Repetto 1B

La tecnologia negli ultimi anni sta diventando sempre più importante e sta assumendo un ruolo da protagonista nel mondo del lavoro. I nuovi strumenti non solo aiutano nel lavoro manuale, ma permettono anche di studiare e realizzare al meglio progetti complessi. Avviene anche nel mondo dello sport e naturalmente nel mondo del calcio.

Abbiamo raggiunto Edoardo Gorini, allenatore del Cittadella, squadra che milita in serie B, a Terni, la squadra era appena arrivata in albergo pronta per la partita del giorno dopo, contro la Ternana. Gli abbiamo chiesto di spiegare come la tecnologia ha radicalmente cambiato il modo di giocare.

Buonasera Mister, intanto grazie per avere accettato questa intervista.

Buonasera, grazie a te.

Direi di incominciare subito con la prima domanda: le nuove tecnologie hanno cambiato i metodi di allenamento?

Sì, sicuramente le nuove tecnologie hanno influito molto su metodi e modalità: per esempio noi facciamo uso del GPS per  cercare di monitorare i movimenti e l’intensità dell’allenamento. Usiamo la tecnologia anche per l’analisi di una partita sia relativamente al gioco della propria squadra che a quello degli avversari; abbiamo sicuramente un grande numero di dati per gestire l’allenamento e le condizioni fisiche dei nostri calciatori.

Riuscite anche a prevenire parte degli infortuni con la tecnologia?

Si, è esatto.

Prima ha detto che le nuove tecnologie vi aiutano sul piano tattico dell’allenamento, invece sul piano fisico? Sono arrivati nuovi macchinari?

Per quanto ci riguarda, noi utilizziamo solo il GPS,  per monitorare le distanze e la quantità di allenamento per ogni singolo giocatore. I dispositivi servono anche a prevenire gli infortuni, poi è chiaro, non è che si possa prevedere tutto. Un altro strumento che usiamo per esempio è il drone, per quanto riguarda la parte tattica. Perciò si tratta di tutta una serie di strumenti che aiutano a fare al meglio gli allenamenti riducendo i rischi, certo non fanno miracoli, ma danno un grosso aiuto. Poi c’è la valutazione della persona e dell’occhio umano che fanno la loro parte.

Voi tracciate i rendimenti dei vostri giocatori, lo fate anche con quelli a cui il club è interessato per il mercato?

Per il mercato un po’ meno, nel senso che c’è un’infinità di dati che possono aiutare nel capire le caratteristiche di un giocatore, ma nessuno è determinante; vale soprattutto il fattore umano, almeno per quanto ci riguarda. Sappiamo però che altre società, in particolare quelle americane, fanno grande uso di dati, ma per noi conta molto di più il giudizio finale sul valore complessivo di una persona che deriva dall’occhio degli osservatori.

La stagione scorsa ha debuttato in Serie B il VAR. Cosa ne pensa e com’è stata la sua esperienza diretta?

[VAR è l’acronimo di Video Assistant Referee, un assistente che collabora con l’arbitro in campo per chiarire situazioni dubbie (quelle specificatamente previste dal regolamento), avvalendosi dell’ausilio di filmati e di tecnologie che consentono di rivedere più volte l’azione, a velocità variabile, da diverse angolazioni].

Secondo me è molto utile, forse deve ancora essere perfezionato, però lo ritengo uno strumento necessario. Magari crea un po’ di suspense in più durante la partita per noi e i tifosi, ma alla fine parlandone anche con lo staff abbiamo constatato che ha diminuito gli errori arbitrali e forse ha addirittura aggiunto un po’ di spettacolo alla partita.

 

Quando è scoppiata la pandemia lei e lo staff come avete gestito i giocatori a distanza con l’aiuto della tecnologia?

Durante la quarantena non siamo riusciti a realizzare tanto, gli allenamenti erano individuali e noi non li abbiamo seguiti in “DAD” perché era  troppo complicato: abbiamo semplicemente comunicato ad ogni atleta un programma personalizzato da seguire e poi ci siamo affidati alla loro professionalità. Abbiamo a che fare con professionisti: non rispettare gli allenamenti si sarebbe tradotto in un danno per loro stessi.

Pensa che il nostro campionato di Serie B debba essere finanziato di più dalla FIGC, anche per permettere l’arrivo di nuove tecnologie, come magari succede in Inghilterra con la Championship, dove vediamo trasferimenti con importanti somme di denaro?

Penso che ci sia già stato un miglioramento anche grazie all’arrivo, nell’anno calcistico in corso, di piazze importanti che hanno attirato molti tifosi.  Dopo il COVID, vedo molta voglia di venire allo stadio, rispetto agli anni scorsi noto un’affluenza molto maggiore. Penso che la Serie B sia già un campionato molto importante, ma il dislivello economico con l’Inghilterra è dovuto ai numerosi sponsor e ai diritti TV che per loro sono presenti in misura maggiore.

Da esperto, come pensa che cambierà il mondo del calcio in funzione delle nuove tecnologie?

La tecnologia porta sempre nuovi spunti che possono aiutare molto il calcio, io la concepisco  come un aiuto a velocizzare i tempi e a risparmiarli per potersi occupare di cose più importanti e più specifiche.

Nel calcio del futuro arriveranno altre innovazioni (già quella del fuorigioco semiautomatico è una novità positiva), che aiuteranno a sbagliare di meno. Tuttavia non si può essere, uso un termine esagerato, “schiavi della tecnologia”, perché altrimenti si rischia di perdere la bellezza del calcio, dove l’errore umano può far arrabbiare quando lo si subisce, ma è pur sempre parte del gioco.

Grazie ancora per il suo tempo, e buona fortuna per la partita di domani!

Grazie! Buon lavoro.

 

P.S. Il Cittadella ha vinto il giorno dopo 1-2 contro la Ternana.