A colloquio con Erica Manna per comprendere se sono giustificati i timori dovuti all’avvento dell’intelligenza artificiale.
Di Sabrina Pieralisi e Leonardo Crucioli, 3B
Erica Manna, giornalista di Repubblica, ha incontrato gli alunni del Liceo Classico Andrea Doria per parlare dell’Intelligenza Artificiale, dei suoi rischi, ma anche delle sue potenzialità.
Innovazione e allucinazione
L’Intelligenza Artificiale è una tra le più significative innovazioni tecnologiche del XXI secolo. Tramite algoritmi molto sofisticati e l’apprendimento automatico, le macchine riescono ad imparare dati, a adattarsi alle nuove informazioni e a eseguire dei compiti che richiedono un intelligenza umana. Questo fenomeno ha un forte impatto su numerosi settori tra cui la sanità, l’assistenza, l’industria e molti altri.
Basandosi su algoritmi progettati per simulare la mente umana, l’IA deve essere “addestrata”, ciò accade tramite una quantità immensa di dati che vengono utilizzati per rilevare i modelli e le tendenze e per consentire alle macchine di prendere decisioni informate. Infatti può capitare di ricevere risposte non completamente pertinenti alle domande poste e ciò potrebbe essere causato dal mancato aggiornamento della piattaforma con le nuove notizie o dalle cosiddette “allucinazioni“.
Complessità e problematiche legate all’IA
Ci sono numerosi pregiudizi e preoccupazioni riguardanti l’IA e lo stesso fondatore di ChatGPT Samuel Altman ha dichiarato che “in pochi anni l’AI sarà inarrestabile, serve un agenzia per controllarla, come per l’energia atomica”.
I timori più diffusi sono svariati, da quello di essere controllati da un’intelligenza non umana, a quello relativi ai pregiudizi (bias) che l’intelligenza artificiale può apprendere dai dati e poi replicare all’infinito, a quello di perdere il lavoro, di essere sostituiti dalla macchina.
Infatti, dato che le intelligenze artificiali apprendono tramite dati, si presentano svariate problematiche inerenti al copyright delle informazioni e alla privacy che spesso viene meno, infatti potrebbero essere divulgate risposte diffamatorie o comunque basate sul lavoro e la ricerca di altre persone, non consenzienti.
Anche la creazione di immagini e video grazie all’IA si sta perfezionando sempre di più e sta diventando sempre più difficile riuscire a distinguere un immagine reale da una creata artificialmente: in alcuni casi, chiamati Deep Fake, queste immagini vengono sovrapposte ad immagini reali e divulgate, diffondendo falsità, odio, confusione e danneggiando ad esempio personaggi famosi.
Nel 2023 Goldman Sachs ha pubblicato un report “The potentially large effects of artificial intelligence on economic growth” in cui viene spiegato che l’intelligenza artificiale aumenterà l’efficienza, la produzione e di conseguenza il PIL globale, che si pensa crescerà del 7% nei prossimi 10 anni.
Alcuni lavori potranno essere effettuati interamente dalle macchine e di conseguenza, non essendoci più bisogno dello sforzo dell’uomo, circa 300 milioni di posti di lavoro potranno essere perduti perduti nel settore amministrativo, legale, finanziario e bancario. Un rapporto del World economic forum pubblicato nel 2023 afferma che dopo 5 anni il 23% dei lavori muteranno, adattandosi alle diverse esigenze, data la presenza dell’ AI.
Non si parla dunque di una perdita di posti di lavoro ma di un mutamento che tenderà sempre di più verso la tecnologia, la scienza e l’informatica.
Con l’avvento dell’intelligenza artificiale, si crede anzi, che la richiesta di lavoro aumenterà molto (con tipologie di impieghi diverse rispetto a quelli che oggi conosciamo). Nell’Ottocento, con l’invenzione del telaio meccanico, la produttività del lavoro aumentò di circa 50 volte, riducendo negli Stati Uniti il fabbisogno di manodopera del 98%. Al contrario di quello che si sarebbe potuto immaginare, questa invenzione causò un’inaspettata esplosione della domanda, portando alla creazione di nuove attività lavorative. Spesso i timori si rivelano infondati.