Una vita spesa per la cura dei bambini

Intervista al dottor Piero Buffa

Di Chiara Torazza, 1B


Il dottor Piero Buffa ,  ex primario dell’ospedale pediatrico Giannina Gaslini, è stato nominato di recente Cavaliere della Repubblica Italiana. E’ stato più volte invitato presso la scuola media che ho frequentato. In quelle occasioni ha raccontato della sua professione e del suo impegno in Africa. Ho deciso di intervistarlo per far conoscere la sua esperienza, che potrebbe essere di stimolo ai giovani ad orientarsi alla professione medica e a impegnarsi nel volontariato.

“Qual è stato il motivo che l’ha portata a scegliere la facoltà di medicina?”

“Il motivo risale alla mia infanzia, poichè nella mia famiglia ci sono state persone malate e fin da bambino ho avuto sempre forte la volontà di curare i pazienti.”

“Ci può descrivere il suo percorso professionale? Ha incontrato delle difficoltà? Se si, quali?”

“Dopo aver preso la laurea in medicina, mi sono specializzato in Pediatria  e dopo poco sono stato assunto al Gaslini. Ho lavorato lì per ben quarant’anni e negli ultimi anni sono diventato primario. All’ospedale Gaslini  ho avuto difficoltà tecniche, legate alla complessità degli interventi di chirurgia pediatrica, soprattutto nell’ambito della chirurgia ricostruttiva. Negli ultimi 10 anni in cui  mi sono dedicato alla chirurgia dei tumori maligni dei bambini, le difficoltà maggiori sono state di tipo emotivo e relazionale: non è facile comunicare ai genitori dei piccoli pazienti la criticità di una situazione o i rischi di un intervento ed è importante riuscire ad essere chiari senza allarmare o togliere le speranze”.

Quando ha deciso di partire per l’Africa?

“Dopo i primi 5 anni al Gaslini, grazie anche ad un amico medico  che mi suggerì di fare esperienza in Africa,  andai  in Bénin. L’inizio del percorso  é stato piuttosto critico: la situazione in cui mi trovavo a lavorare era ben diversa da quella italiana, ma superare i molti ostacoli ha temprato il mio carattere. E valeva la pena lottare per curare e salvare la vita a molte persone. In Africa ho guidato giovani chirurghi  nella specializzazione e li ho seguiti in molti interventi. Ho  aiutato e curato sia adulti (90% in Bénin) sia bambini ed operato in situazioni davvero estreme.”

 “Ai giovani professionisti consiglia l’esperienza in Africa?”

“Non bisogna andare in Africa se non si ha una motivazione vera, certamente non si tratta di una vacanza o di un’avventura. Prima di partire bisogna analizzare tutti gli aspetti e  riflettere profondamente su ciò che porta a questa decisione;  si deve essere consapevoli che si dovranno affrontare situazioni molto complesse”.

Ha collaborato con qualche associazione in particolare?”

”Si, sono membro del Comitato Scientifico di Flying Angels Foundation che mi ha sostenuto negli ultimi anni.”

Chi siamo

“Che consigli si sente di dare a coloro che vogliono intraprendere la professione di medico?”

“Consiglio  di essere pronti a uno studio molto approfondito e serio per acquisire una preparazione completa e di non dimenticare mai che le persone mettono la loro vita nelle mani dei medici. In secondo luogo esorto ad affrontare le delusioni e a non demordere quando non si ottengono  i risultati sperati: occorre continuare a studiare  per trovare sempre nuove possibilità di terapie”.