La mia parte intollerante: il dilemma dei sedici anni

Tutti abbiamo avuto, abbiamo o avremo sedici anni, ma cosa caratterizza davvero questa età, inizio di nuove esperienze e centro dell’adolescenza?

Non è un argomento leggero e, fra i tanti che ne hanno parlato e scritto, cito Caparezza, noto cantautore pugliese, e la sua canzone La mia parte intollerante dall’album Habemus Capa.

L’artista ha dato inizio a un ciclo di canzoni evidenziando la sua apparente morte. Ciò gli ha permesso di viaggiare e di reincarnarsi in personaggi diversi in ogni testo al fine di scoprire quelle realtà celate dietro un velo: ha aperto gli occhi su una società che ha perso e rivelato i suoi segreti più oscuri.

Dapprima  si ritrova nei panni di un giornalista (Ti giri), poi in quelli di un padano (Inno verdano) poi in quelli di chi proietta film (Il silenzio dei colpevoli) fino a tornare ad indossare i suoi abiti da sedicenne.

Ispirandosi alla sua adolescenza ha memorizzato e recitato il copione di un ragazzo emarginato, diverso.

Questa è l’età delle scelte: un vestito piuttosto che un altro, la musica pop al posto del rock and roll; insomma bisogna capire da che parte stare, se essere forti o deboli,  per questo il dilemma più grande è essere o non essere patetici, ma Caparezza non si omologa.

Infatti, decide di lasciare il ruolo di Bud Spencer e Terence Hill a quelli che amano la violenza preferendo essere mite e subire le risate e gli scherni alle sue spalle, come Totò.

 A 16 anni le opzioni sono due, visto che/ O diventi pugile o diventi come me/ Che sono debole, che non ho regole/ Che ho roba demodè, che detesto il cliché, è quello che canta poco dopo.

Caparezza è diverso, non è un pugile, ha uno stile vintage e degli occhiali spessi, inoltre si guarda bene dalla massa che si dedica al pallone, che indossa vesti buone, da quelli che con violenza imprimono le loro nocche sul mio profilo da Cyrano, dice.

A questo punto della storia e della canzone, se prima era bullizzato e preso di mira adesso smette di ammirare la sua parte intollerante verso quella società conforme ai suoi canoni e decide di tuffarsi nell’ebrezza di affermarsi ed ergersi davanti ad individui ormai resi tutti uguali, ai bulli che lo allontanano, perché insorge in lui la seconda faccia delle medaglia: Mister Hyde.

Caparezza fa si che il suo personaggio trovi la forza di non lasciarsi sopraffare da chi lo circonda, anche se non sempre nella nostra realtà ciò avviene poiché spesso si è disarmati, soli. L’artista non riesce a contenere il mare in tempesta che lo travolge e così lo accoglie, insomma si fa guidare dalla sua parte intollerante che prende il sopravvento.

Lui non sopporta il classico mondo che reagisce in silenzio, che è guidato dai pregiudizi, vorrebbe meno bulli e più Stratocaster in giro, più libertà di espressione che a volte manca.

Ma come il ragazzo della canzone, anche molti altri non sopportano l’omologazione tra musica e testo sia della realtà che si vive, sia della propria adolescenza.

Oggi questo divario si fa sentire, molti ragazzi non indossano più i loro panni ma quelli di qualcun altro che non calzano loro perfettamente, perdendo il proprio senso di identità.

La nostra età, la nostra adolescenza è dettata dalla società, tuttavia siamo persone plastiche, alla costante ricerca di noi stessi anche se non ce ne accorgiamo: prima o poi tutto diventa chiaro ai nostri occhi e, se continueremo ad essere sempre noi stessi, prima o poi scopriremo la via strada facendo.

 

Giulia Tiranno