Il mondo sempre attuale di “Ovosodo”

Ovosodo, film del 1997, diretto da Paolo Virzì, è un cult generazionale che racconta un mondo sempre attuale. La commedia segue le vicende del giovane Piero Mansani ed è ambientata ad Ovosodo, quartiere popolare di Livorno.

Paolo Virzì attraverso questa commedia amara, malinconica e a tratti cinica, ci descrive il conflitto tra le classi sociali e l’educazione sentimentale di un ragazzo in un mondo provinciale e insensibile. Il regista è considerato l’erede della commedia italiana. È noto per il suo sguardo ironico e coscienzioso puntato sulle trasformazioni sociali, sull’universo giovanile e sulla perdita d’identità della classe operaia.

Piero Mansani, protagonista della commedia, ha a che fare già da bambino con una situazione familiare pessima: il padre entra ed esce dal carcere, la mamma è morta e lui cresce con un fratello disabile e una matrigna nervosa e intrattabile. Il suo unico punto di riferimento negli anni è Giovanna, la sua insegnante di lettere: Piero, nonostante la tragica situazione familiare ed economica, è un ragazzo molto talentuoso e sembra avere un futuro, questo fino al suo incontro con Tommaso avvenuto al quinto anno di liceo. Tommaso è un ragazzo ribelle e turbolento.

“Tommaso fu l’incontro centrale della mia adolescenza, come Brian Eno per gli U2 e Bearzot per la Nazionale. Gloria e infamia lo ebbero come centro propulsore. […] Con lui mi avventuravo in un mondo sconosciuto di persone e cose che non c’entravano nulla con le abitudini di quartiere, le amicizie del palazzo, i pomeriggi a studiare nell’alimentari della mamma di Mirko. Dei primi mesi della nostra amicizia mi ricordo un gran casino di pasti saltati, Tienanmen, il Comandante Marcos, Malcolm X, Mandela e il movimento della Pantera, Zhāng Yìmóu, Peter Jackson, Tondelli e Thomas Bernhard, sbronze, Kurt Cobain, baci dati e ricevuti, nuove Posse, puzzo di piedi, e rientri a casa all’alba con la testa rintronata.”

Queste sono le parole che usa il protagonista per descrivere la travagliata avventura che compie. Tommaso lo trascina in un mondo sconosciuto e affascinante di artisti e di filosofi. Piero conosce Lisa, cugina di Tommaso, e si innamora di lei. Per rivedere Lisa, fa un viaggio a Roma in autostop con il suo amico Mirko, la trova ed entra in una casa caratterizzata da spinelli. Notti in bianco, ideologia anarchiche e tanto sballo. Al ritorno nel suo quartiere si sente confuso, solo e percepisce la lontananza dei sogni della gioventù che vengono sostituiti dal duro scontro con la difficile realtà.

Piero inizia a lavorare nella fabbrica del padre di Tommaso e riprende i rapporti con Susy, la ragazza del suo condominio che fin da piccola lo guardava con interesse. Piero e Susy iniziano a frequentarsi. Lei rimane incinta e i due si sposano in un finto lieto fine che però cela in sé la speranza, o meglio l’illusione, di una generazione che credeva di poter superare le disparità sociali con l’ausilio della cultura ma che poi si ritroverà al punto di partenza.

Ovosodo è un film di formazione e tratta le varie esperienze sentimentali del giovane protagonista che è a contatto con una società caratterizzata da una mentalità chiusa, provinciale e con uno sfondo omofobo. “Vivevo in un mondo che non ammetteva sfumature: un congiuntivo in più, un dubbio esistenziale di troppo, ed eri bollato per sempre come un finocchio.”

L’argomento centrale del film è la disparità tra le classi sociali. Tommaso infatti è di famiglia ricca e ne consegue la leggerezza con la quale quest’ultimo compie le azioni; leggerezza dettata dalla consapevolezza di avere sempre un paracadute e di avere il vento a favore. Piero no. Lui cade in un vortice, si perde ed è costretto a pagare per le sue scelte. La sua non è una storia a lieto fine come sembrerebbe all’apparenza. Certo, sposa Susy, la ragazza che viveva nel suo condominio, ma il matrimonio non è una scelta imposta dall’amore, è più una scelta imposta dalla condizione socio-economica dei due e per non lasciare il figlio senza un padre. Piero, alla fine della storia, appare realizzato e felice ma ogni giorno sente “quella specie di ovosodo dentro, che non va né su né giù, ma che ormai mi fa compagnia come un vecchio amico…” . Rimpiange il passato e non riesce a salire lo scalino dell’ostile società che gli appartiene. È questo il destino di chi nasce povero: si torna al punto di partenza.

L’opera cinematografica è una rielaborazione della teoria dell’ostrica di Giovanni Verga: se un individuo si distacca dalla classe sociale di cui fa parte o se cerca di elevarsi, sarà destinato a soffrire, a fallire e persino a perdere ciò che già si possiede.

Lo sfondo del film è Livorno, simbolo di tutte le province italiane. Chiunque si può identificare in questo ritratto d’adolescenza, quel momento in cui si è in balia delle onde e basta poco per cambiare strada. Le scelte sono decisive, ma il più delle volte sono prese con incoscienza. Piero non è l’eroe della storia. Piero è un ragazzo come tutti. E’ un ragazzo che si fa trascinare dal carisma dell’amico ed è attratto da un nuovo mondo. Vuole cambiare ambiente, vuole vivere la sua vita senza regole. Sputa sulle limitazioni e sulle imposizioni sociali quando è con Tommaso. Ma poi? Poi si pente delle sue azioni, non riesce a diplomarsi e lavorerà come operaio, sposerà una donna che lo illuderà di vivere una vita appagante ma dentro di lui sarà vittima di un’uggiosità perenne e ripetitiva.

Tutti noi abbiamo un uovo sodo ingoiato col guscio che non va né su né giù.

 


Natalija Kimsevic