Secondo appuntamento con le Olimpiadi della Lettura

Il secondo incontro delle Olimpiadi di lettura, progetto realizzato dalla prof.ssa Alessandra Del Borrello, ha visto sfidarsi le classi 1C e 1D guidate dalle docenti Marilena Pasquini e Rosa Ritucci.

Ricordiamo che i ragazzi in gara sono impegnati a rispondere a domande riguardanti i seguenti libri: “L’isola in via degli uccelli” di Uri Orlev; “Il barone rampante” di Italo Calvino e “Il mastino dei Baskerville” di Arthur Conan Doyle

La prima fase della gara ha visto la vittoria dei ragazzi di 1C, con un punteggio di 8 contro 4 degli avversari.

Nella fase scritta però i favoriti hanno faticato di più totalizzando un punteggio di 6 contro 7 della 1D. Il miglior punteggio della classe 1D nella fase scritta non è bastato a garantirne la vittoria, che è stata invece portata a casa dai ragazzi di 1C.

Nel prossimo appuntamento si scontreranno le classi 1A e il 1D (che si è aggiudicata la possibilità di gareggiare dopo il lancio della moneta) a

causa di parità di punteggio con il 1B nella competizione precedente.

Con una buona dose di sana competizione, i ragazzi si sono ancora una volta messi alla prova, rafforzando le loro capacità di lavoro di squadra, in un’occasione di divertimento e crescita personale. Il focus dunque, piuttosto che sulla vittoria (non si vince niente) è sui testi, sulla comprensione dei messaggi degli autori, e su una lettura significativa che arricchisca veramente I ragazzi.

Ma quali strumenti allora questa competizione può dare a questi ragazzi? Perché scegliere proprio questi titoli?

Parliamo innanzitutto della presenza di due grandi classici,  “Il Barone Rampante” di Italo calvino e “Il mastino dei Baskerville” di Arthur Conan Doyle, amati soprattutto dai giovani, e che seppur in modo diverso, riescono a d entrare nei cuori di essi. Il terzo titolo invece, “L’isola in via degli uccelli” di , affronta il tema dell’olocausto sotto il punto di vista di un bambino rifugiato di 11 anni.

  • Il Barone rampante

Italo Calvino, con il suo romanzo, ci presenta un’analisi della vita di un adolescente ribelle, Cosimo, raccontata con gli occhi di Biagio, suo fratello.

Il giovane Cosimo, rampollo di una famiglia nobile di Ombrosa, all’età di dodici anni, in seguito a un litigio con i genitori per un piatto di lumache preparato dalla sorella, si arrampica su un albero del giardino di casa dichiarando di non volere più discendere per il resto della vita. Cosimo dimostra ben presto che il suo non è solo un capriccio, spostandosi solo attraverso boschi e foreste e costruendosi a poco a poco una dimensione quotidiana anche sugli alberi.

Tutti ci siamo ribellati ai nostri genitori anche se, per fortuna, pochi hanno dovuto adottare comportamenti così estremi per riuscire ad affermare la propria individualità e autenticità. Cosimo invece non aveva molte alternative.

“La disobbedienza acquista un senso solo quando diventa una disciplina morale più rigorosa e ardua di quella a cui si ribella” (I. Calvino, presentazione del Barone Rampante nell’edizione annotata per le scuole medie, 1965)

Con la sua agilità narrativa, Calvino ci permette di percepire nitidamente le nostre stesse contraddizioni interne, attraverso l’empatia con i personaggi. Un’idea apparentemente folle e stravagante, riesce ad essere percepita come logica e normale, tanto da spingerci a chiederci perché non viviamo anche noi sugli alberi come il protagonista della vicenda. Cosi il coraggio di Cosimo diventa esempio e rappresentazione degli animi di quelle persone, e soprattutto degli adolescenti, che non hanno mai potuto assaporare la libertà.

Ci insegna inoltre che l’azione di un singolo riesce spesso a scatenare in molti altri gli stessi moti che prima giacevano in silenzio, come successo a tutti quei personaggi che seguono in qualche modo la via di Cosimo, diventando anche loro fondamentali alla narrazione.

  • Il mastino dei Baskerville

Sir Charles Baskerville muore nel giardino della sua villa. Si mormora che sia stato vittima di un animale demoniaco, un’antica maledizione che pende sulla casata. Ma l’acume di Sherlock Holmes non si ferma certo davanti alle superstizioni. La storia del cane mostruoso che si aggira per le brughiere, sospettato di essere l’autore di efferati delitti, rimane ancora oggi un gioiello della narrativa, non solo gialla.

Un classico che facilmente entra nei cuori dei ragazzi, per un coinvolgimento che solo Doyle è in grado di creare, miscelando una storia intrigante con un’ambientazione, la brughiera, che non è un semplice sfondo, ma che è essa stessa protagonista del racconto, lo completa, ne amplifica la forza narrativa. L’aiutante, il  dott. Watson, diventa anche lui il vero protagonista, con il suo coraggio e la sua generosità. Una narrazione, a tratti esilarante, a tratti agghiacciante, che riesce a mettere d’accordo anche i meno propensi alla lettura e che stimola i ragazzi al pensiero critico e all’osservazione.

  • L’isola in via degli uccelli

Il protagonista è un bambino di 11 anni, Alex, che si ritrova improvvisamente solo, in seguito alla scomparsa inaspettata della madre, e dopo che anche il padre viene portato via con tutti gli altri operai ebrei della fabbrica di corde in cui lavoravano.

Si rifugia, su consiglio di un caro amico del padre, in una casa abbandonata, in questa via degli Uccelli, di cui ormai restano solo rovine, e si ritaglia un angolo a cui dare una parvenza di casa e non poter essere trovato, dopo aver recuperato il suo topolino Neve, e viveri e alcuni oggetti per la sopravvivenza negli appartamenti lasciati vuoti.

«L’Olocausto è la mia infanzia e c’erano molte cose belle e
divertenti allora, che non si possono avere se si cresce
invece in tempo di pace. »

Un ragazzino che ha un solo ordine a cui obbedire: aspettare. Aspettare anche quando la speranza sembra vacillare, quando sembra che non sia rimasto nessuno dalla sua parte ed è costretto ad affrontare le difficoltà da solo, ma con la certezza che le parole fidate di un padre riescano a vincere l’orrore della guerra. Un libro che è opportunità di conoscere da vicino i conflitti e cosa essi comportino, sotto però lo sguardo, in fondo tenero, di un bambino la cui speranza mai si spegne.

Leggere di come un bambino di soli 11 si ritrovi costretto a vedersi portare via le persone di cui si fida, ma anche a ritagliarsi uno spazio di vita quasi normale, protetto dalla situazione terribile che sta vivendo, ci permette di rivolgere ancora una volta il pensiero a tutte quelle persone, soprattutto bambini, che si ritrovano tutt’oggi ad affrontare scene simili, ma molto più spesso con esiti più negativi, nonostante le false promesse di non far accadere mai più simili atrocità.

 

Chiara Pica

 




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